Bce, un mese di Pepp risolleva i gestori HY
Il miglioramento delle condizioni di liquidità ha favorito il reingresso degli investitori sui prodotti obbligazionari, come conferma il dato settimanale Refinitiv Lipper
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Nonostante sia stato archiviato lo spauracchio S&P, e con tutta probabilità anche i due ancora da venire Moody’s e Fitch, grazie a una tempestiva mossa d’anticipo, il tema high yield resta fermamente sul tavolo di Christine Lagarde. La Banca centrale europea deve infatti decidere se seguire le orme della Fed ed estendere anche agli ex investment grade, i cosiddetti fallen angel, la platea dei titoli pubblici e privati acquistabili direttamente sul mercato. Insomma, dopo l’ennesimo rinvio della politica, Francoforte si riprende il centro della scena e catalizza l’attenzione dei mercati sulla riunione di giovedì prossimo.
Ma i titoli high yield non sono l’unico piatto del menù dell’Eurotower, che prevede anche un eventuale ampliamento del proprio programma di acquisti, fino a una rimozione di ogni limite.
“La Bce si ritrova in prima linea nel tentativo di smorzare le preoccupazioni dei mercati sull’aumento del livello del debito sovrano, in particolare nell’Europa meridionale – osserva Thomas Hempell, head of macro & market research di Generali Investments -. Gli spread sovrani hanno già in gran parte invertito la rotta dopo il restringimento che aveva seguito il programma Pepp, tenendo sotto controllo anche la moneta unica”.
Ora, secondo Hempell, nella riunione di questo giovedì, Francoforte si troverà nuovamente ad affrontare il compito di alleviare le pressioni sui titoli sovrani e sulle imprese, senza però togliere ai leader Ue la responsabilità di progredire nella costruzione del Recovery Fund. “Dopo aver la scorsa settimana esteso la collateral eligibility agli ‘angeli caduti’, potrebbe includere tali titoli high yield anche nel suo programma di acquisto di asset – sostiene -. Alla luce del grave peggioramento delle prospettive economiche, potrebbe persino intraprendere azioni più audaci, ad esempio estendendo il programma Pepp ben oltre le dimensioni attuali di 750 miliardi di euro”.
Parla di una svolta, Giacomo Calef, country manager di Notz Stucki, secondo cui se la Bce decidesse di comprare high yield come la Fed, si tratterebbe di un importante strappo alla regola, visto che Francoforte acquista solo titoli investment grade e che l’unica deroga, ad oggi, è stata concessa a favore dei bond greci nell’ambito del Pepp.
Certo, la mossa non sarebbe priva di insidie. “Alcuni economisti si attendono che Christine Lagarde possa annunciare fino a 500 miliardi di acquisti emergenziali in più per quest’anno, ma resterebbe comunque un dubbio sul fatto che possa essere ricompreso anche il segmento high yield – avverte Calef -. Il dubbio deriva dal fatto che la potenza di fuoco potrebbe dover aumentare a dismisura: molti fondi obbligazionari, che prevedono una politica di investimento limitata all’acquisto di titoli investment grade, con i downgrade potrebbero essere costretti, da regolamento, a vendere significative quantità di bond high yield. E questo vale anche per i nostri titoli di Stato: non è sufficiente il downgrade di una sola agenzia di rating affinché la Bce non possa più comprare il nostro debito, ma sicuramente un downgrade, forse azzardato in questo momento, potrebbe causare un allargamento dello spread ed un aumento della volatilità”.
Insomma, come evidenzia Hendrik Tuch, head of fixed income di Aegon Asset Management Netherlands, tutti gli occhi sono ora sul meeting della Bce. “Anche se l’istituto centrale ha già provveduto ad aumentare la capacità di acquisto di obbligazioni sovrane, gli spread sui titoli di stato periferici sono tornati ai livelli precedenti l’avvio del Pepp – precisa -. Considerato il deludente risultato del Consiglio Europeo e la conseguente volatilità dei mercati, la Bce si troverà probabilmente costretta presto ad annunciare un ulteriore aumento del Quantitative Easing. Proprio come è successo durante la crisi del debito nel 2010, l’Ue trova difficoltà a trovare un accordo e toccherà quindi alla Bce l’onere di salvare l’Europa, di nuovo”.