L’industria italiana della finanza chiede all’Ue un cambio di regole
Febab stila il decalogo per la ripresa e parte da crediti deteriorati, Solvency 2 e Mifid. “Perché il legame tra settore finanziario ed economia reale è inscindibile”
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“In Europa c’è bisogno di un mercato dei capitali efficiente, che funzioni in generale, ma anche e soprattutto per le tematiche della sostenibilità”. Dal palco virtuale del ‘Rome Investment Forum 2020’ organizzato da Febaf, il ceo di Borsa Italiana, Raffaele Jerusalmi, torna su una argomento caldo per la comunità finanziaria e per le aziende del Vecchio Continente, sui cui anche la presidente della Bce, Christine Lagarde, si è pronunciata più volte.
“Credo che non esista una prospettiva legata al futuro – ha detto il manager – che non tenga conto degli aspetti legati alla sostenibilità del business. Quando si parla di sostenibilità dobbiamo ricordarci che sostenibilità e innovazione vanno a braccetto. Una delle componenti più importanti degli sforzi che le aziende devono fare, per migliorare i loro parametri legati alla sostenibilità, è proprio l’innovazione. Su tutti i fronti, non solo su quello tecnologico, ma anche nel modo di stare sul mercato, nel proprio business, di confrontarsi con i propri stakeholder e con il territorio di riferimento”.
L’Europa ha quindi bisogno di un mercato dei capitali “funzionante e a servizio delle imprese” nella cui costruzione Piazza Affari vuole “partecipare da protagonista” assieme ad Euronext, ha aggiunto l’ad di Borsa Italiana, sottolineando come serva “una visione della finanza che sia anche positiva e non solo negativa, che guardi al lato che fornisce alle imprese energia per la loro crescita.
Jerusalmi ha anche rassicurato su Piazza Affari, che per per il 2021 ha “una pipeline di quotazioni in arrivo solida”, pur rimarcando che il mercato italiano è passato da “circa 290 imprese quotate a fine 2009 alle 270 di oggi”. In vista del 2021, ha però assicurato, “le aziende se la sentono di quotarsi, perché devono raccogliere sul mercato i capitali per la loro crescita e per cogliere le opportunità di sviluppo”. Infine ha chiarito che Borsa spa è in attesa del pronunciamento dell’Antitrust “previsto a gennaio” per il passaggio sotto il gruppo Euronext dopo l’operazione annunciata ad ottobre con la quale Lse ha venduto per 4,32 miliardi il gestore del mercato italiano alla cordata Euronext con Cdp e Intesa Sanpaolo. “Siamo in una fase preliminare nella quale siamo tutti impegnati nel definire i criteri di separazione dal Lse group – ha sottolineato -. C’è tempo davanti per capire le prospettive di questo ambizioso progetto al quale speriamo di poter partecipare da protagonisti”.
Intanto, crescono in Italia i fondi Sri. A settembre 2020 il private banking ha gestito oltre 880 miliardi di euro di asset, che rappresentano circa il 30% del totale degli asset investibili italiani di proprietà di privati. I dati sono stati resi noti dalla segretaria generale di Aipb, l’Associazione italiana private banking, Antonella Massari, che per quanto riguarda la sostenibilità, dal punto di vista dell’offerta, ha evidenziato come il settore sia in rapida crescita. “In Italia il numero di fondi Sri distribuiti è cresciuto fino a 560, rappresentando a settembre 2020 173 miliardi di euro di masse gestite, 100 miliardi di euro in più rispetto al 2019”, ha spiegato.
Sul lato della domanda però la situazione è diversa. “È alta la percentuale di famiglie che non conoscono affatto i temi della sostenibilità, anche se la copertura mediatica è aumentata negli ultimi anni. Il sondaggio che abbiamo recentemente realizzato in partnership con Ipsos, mostra che i clienti retail che non hanno la più pallida idea dell’Sri rappresentano il 71% del totale, in Italia. D’altro canto – ha concluso la Massari – i clienti private che conoscono i prodotti di investimento Esg rappresentano il 54% rispetto al 29% degli altri investitori retail. Ma solo l’8% degli investitori private e il 2% degli altri investitori detengono effettivamente prodotti Esg”.
Ospite della seconda giornata del ‘Rome Investment Forum 2020′, anche la responsabile della finanza di Ania (Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici), Alessandra Pasquoni, che ha invece puntato l’attenzione sulla scarsa propensione degli italiani ad assicurarsi contro i rischi catastrofali. “C’è un problema di sottoassicurazione – ha avvertito -. L’Italia è un Paese molto fragile dal punto di vista di esposizione ai rischi ambientali. Oltre 2/3 della ricchezza viene indirizzata all’acquisto di immobili e, nonostante quasi il 90% della popolazione detenga una casa, soltanto il 4,5% e’ assicurato verso questo tipo di rischi”.
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