Allarme delle Banche Cooperative europee: “Rinviare Basilea IV”
L’Eacb scrive alla Commissione Ue: “Si rischiano settemila miliardi di crediti in meno”
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Dieci punti di intervento, a partire dalla sospensione o modifica del calendar provisioning delle banche, passando per la revisione di Solvency 2 per le assicurazioni, fino a una correzione alla nuova versione della direttiva Mifid che introduca la figura del cliente ‘esperto’. È quanto chiede a Bruxelles la Febaf, la Federazione banche assicurazioni e finanza con le sue tredici associate, che ha presentato nel corso del Rome Investment Forum un vero e proprio decalogo in cui sono indicate le priorità della comunità finanziaria italiana nell’agenda europea 2020-2021. Priorità che hanno soprattutto l’obiettivo di far ripartire la crescita economica annientata dal Covid-19.
“Mai come in questa lunga fase emergenziale è emerso il legame inscindibile tra settore finanziario ed economia reale – ha avvertito il presidente Febaf, Luigi Abete, presentando il decalogo -. Banche, assicurazioni, fondi, società che contribuiscono al funzionamento dei mercati sono una cinghia di trasmissione delle politiche economiche e monetarie che deve poter girare senza incertezze”. Insomma, la crisi prodotta dalla pandemia impone una revisione del quadro delle regole sulle banche le assicurazioni e il settore finanziario nel suo complesso: modifiche o sospensioni di norme che devono avvenire necessariamente a livello europeo e che non possono essere rimandate.
“Serve trovare un punto di equilibrio, perché le normative e le regole del mercato finanziario riducono le capacità di sviluppo delle imprese”, ha evidenziato Abete facendo riferimento ai lacci e lacciuoli che impediscono a imprese di assicurazione e ai fondi pensione di investire nell’economia reale e in particolare nelle imprese di medie dimensioni.
Si parte dalle richieste di modifiche alle norme bancarie, già avanzate da Abi e Federcasse: temporanea deroga nell’applicazione della definizione di default, introduzione di aggiustamenti temporanei all’impianto prudenziale relativo alle coperture obbligatorie sui crediti deteriorati (calendar provisioning), allungamento della scadenza attualmente prevista per il corretto calcolo degli impatti in caso di cessioni massive di NPLs (articolo 500 del regolamento CRR), utile per future dismissioni di deteriorati. Il documento Febaf riprende anche l’idea già esposta dal numero uno del Consiglio di Vigilianza Bce, Andrea Enria: ‘bad bank’ nazionali per la gestione dei deteriorati collegate tra loro da una rete sviluppata a livello europeo.
Tra le proposte, poi, la gestione delle crisi delle banche medio piccole (Lsi) e l’armonizzazione dei regimi di insolvenza bancaria. Altra richiesta riguarda il futuro recepimento delle regole su Basilea3 finale che vanno inserite nella normativa europea ‘cum grano salis’: le analisi di impatto elaborate prima della pandemia vanno nuovamente elaborate. C’e’ poi una proposta sulla finanza sostenibile.
“E’ importante – scrive infine Febaf – che le regole in corso di definizione incentivino gli operatori a rafforzare il contributo verso uno sviluppo economico e sociale sostenibile. A tal fine è fondamentale assicurare la coerenza tra le normative in fase di attuazione (Regolamento Trasparenza -SFDR- e Regolamento Tassonomia in primis) e le modifiche della normativa già in essere (MiFID e UCITS) in ottica di promozione della trasparenza e dell’ampliamento delle opportunità di investimento sostenibile per i risparmiatori”.
Sempre in tema ripresa post-Covid, nel corso del Rome Investment Forum della Febaf, una serie di indicazioni al governo italiano, e non solo, sono arrivate da Fabio Panetta, membro del board della Bce, che in particolare ha avvertito come per portare l’economia fuori dalla crisi “i governi dovranno avvalersi in modo lungimirante dei margini di spesa resi disponibili dalla nostra politica monetaria e dagli interventi decisi in ambito europeo, quale il ricorso diretto all’indebitamento da parte dell’Unione europea”.
Secondo l’economista, il solo pacchetto Next Generation Eu finanzierà interventi fiscali pari a circa il 5 per cento del Pil dell’area dell’euro, orientandoli soprattutto in favore delle economie più colpite dalla pandemia, come quella italiana. “Tutti i Paesi usciranno dalla crisi con debiti pubblici e privati significativamente più alti; per garantirne la sostenibilità è quindi cruciale, ha avvertito – conseguire tassi di sviluppo dell’economia superiori ai tassi di interesse. A tal fine, le politiche di bilancio devono concentrarsi su progetti d’investimento di alta qualità, in grado di innalzare la crescita potenziale”.
Negli ultimi decenni, invece, per Panetta “in molte economie europee la capacità di crescere si è affievolita. L’intensità di capitale ha ristagnato, contribuendo a comprimere la produttività e al fine di rafforzare la sostenibilità del debito questa tendenza va invertita”.
I fondi del Next Generation Eu “forniscono un’occasione unica per espandere gli investimenti nei settori in grado di alimentare maggiormente la produttività e l’occupazione e i guadagni massimi potranno essere ottenuti orientando la spesa per investimenti in favore delle tecnologie e dei settori destinati a trainare l’attività produttiva dopo la crisi – ha concluso Panetta -. Nell’area dell’euro gli investimenti in campo ambientale, volti a favorire la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio costituiranno un elemento fondamentale della fase di uscita dalla crisi. L’Italia non deve rimanere indietro in questo campo”.
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