Il tapering Fed? Non prima del 2022
Secondo Pimco e Jp Morgan Am il balzo dell’inflazione è solo temporaneo e Powell continuerà ad avere pazienza
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Sui mercati esistono poche, solide certezze. E una di questa vuole che quando la situazione si fa complicata, gli investitori tornano nei porti sicuri. E così, tra il terrore inflazione, le montagne russe di bitcoin e criptocompagni e la scarsa visibilità sulla ripresa a causa della pandemia, l’oro ha ripreso quota dopo che dall’inizio del 2021, al crescere dell’ottimismo sulla ripartenza economica, aveva perso lustro subendo la maggiore flessione trimestrale dal 2016. Stamane il lingotto viaggia in lieve rialzo intorno a quota 1.875 dollari, dopo aver toccato in settimana il top da quasi quattro mesi. E la tendenza rialzista, per molti analisti, è destinata a proseguire.
“Crediamo che l’inflazione giocherà un ruolo di primo piano in molti Paesi – afferma Steve Land, research analyst e portfolio manager di Franklin Equity Group -, poiché i governi cercheranno di ridurre il valore reale del debito che hanno accumulato durante la crisi. Ciò potrebbe alimentare la domanda regionale di oro quale alternativa comprovata alla detenzione di carta moneta nei contesti inflazionistici”.
Secondo l’esperto, le turbolenze del 2020 hanno lasciato un’incertezza persistente sui mercati del metallo nobile, ma hanno anche generato diverse aree di crescita della domanda. “La domanda indiana nel 2020 si è attestata al suo livello minimo nella serie di dati del World Gold Council – sottolinea -, lasciando margini significativi per un’espansione in futuro, quando, si spera, l’economia tornerà alla normalità. Sempre nel 2020 sono diminuiti gli acquisti delle banche centrali globali, che hanno utilizzato il denaro contante per stabilizzare le economie e fornire stimoli economici, ma l’oro potrebbe ritrovare il favore degli istituti di emissione se i tassi d’interesse rimangono storicamente bassi e aumenta la volatilità sui mercati globali dei cambi”. A questo proposito Land cita la Germania, che lo scorso anno è diventato un mercato di spicco, visto il contesto di tassi d’interesse negativi che ha evidentemente accresciuto il fascino dell’oro quale riserva di valore.
“Anche gli investimenti in lingotti e monete sono saliti del 36% rispetto a un anno fa, spinti dal calo rispetto ai massimi del 2020 e dai timori per le crescenti pressioni inflazionistiche. Siamo dell’avviso che il metallo giallo potrebbe beneficiare di una stabilizzazione dell’interesse degli investitori in Etf sull’oro e della continua ripresa ed espansione di alcuni dei mercati più tradizionali”, conclude Land, aggiungendo che anche le miniere dovrebbero essere ben posizionate per beneficiare dei prezzi tuttora elevati e del fatto che nel corso dell’ultimo anno le quotazioni sono salite molto più velocemente dei costi, creando le condizioni per una significativa espansione dei margini.
Intanto, a favorire il bene rifugio per antonomasia ci sono soprattutto le bizze dell’inflazione che hanno spinto molti investitori ad utilizzare il metallo giallo come copertura contro la paura di un’impennata dei prezzi. La visibilità è infatti molto scarsa e volendo guardare ai prossimi mesi l’analisi delle componenti più o meno inflazionistiche si fa decisamente complessa. “Alcuni elementi fanno pensare a un trend di inflazione più sostenuto rispetto al periodo di bassa inflazione che è seguito alla CFG – analizza Maria Paola Toschi, market strategist di Jp Morgan -. In primo luogo le politiche fiscali oggi sono estremamente generose nonostante siamo in una fase espansiva del ciclo economico, al contrario delle misure di austerità che hanno seguito la crisi del 2008 e del debito europeo. Bassi tassi e forti acquisti delle banche centrali stanno dando ai Governi la sensazione che i debiti non siano più un problema e che l’emissione di bond sia senza limiti. Inoltre, l’ampia liquidità immessa nei sistemi finanziari dopo anni di allentamento quantitativo potrebbe essere un attivatore di inflazione soprattutto se la politica monetaria dovesse rimanere troppo accomodante troppo a lungo”.
Ma per l’esperta, ci sono anche altri fattori che rendono consfuso lo scenario dei prezzi, come i rimbalzi di materie prime ed energia, che potrebbero proseguire a causa della scarsità, dell’introduzione di politiche di carbon pricing e di altri cambiamenti strutturali effetto della pandemia. Inoltre, secondo la Toschi una minore globalizzazione potrebbe alimentare mercati meno efficienti e più frammentati con effetti inflativi, come nel caso dei semiconduttori. Senza contare che la Cina non è più la fabbrica di prodotti basso prezzo con cui in passato ha inondato i mercati alimentando una lunga fase di disinflazione e che un dollaro debole potrebbe far salire i prezzi negli Stati Uniti che sono un importatore netto di beni e input produttivi.
Di contro, per l’esperta Jp Morgan non vanno sottovalutati i forti trend strutturali che continuano ad alimentare invece scenari di bassa inflazione. Transizione digitale, vendite on-line, aumento della disuguaglianza sociale con schiacciamento della popolazione nelle fasce di reddito più basse e calo dell’occupazione femminile sono tutti fattori disinflazionistici.
Insomma, il tema è complesso e l’impossibilità di fare previsioni è il nemico numero uno per gli investitori. “Forse il rischio principale è che le politiche fiscali e monetarie restino troppo accomodanti troppo a lungo creando un contesto favorevole all’escalation delle aspettative di inflazione”, mette in guardia l’esperta, secondo cui per proteggersi dall’incertezza resta favorito l’azionario, mentre il rialzo dei tassi gioca a sfavore delle obbligazioni.
“Una riduzione della duration, l’inclusione di strumenti inflation linked, ma soprattutto la flessibilità e la ricerca di classi obbligazionarie più solide e di qualità, soprattutto nel mondo corporate, possono aiutare a costruire portafogli più solidi. L’esposizione a obbligazioni green migliora l’efficienza della componente obbligazionaria”, assicura.
“Infine – conclude la Toschi-, un’esposizione a materie prime e asset reali sia nel mondo immobiliare che delle infrastrutture potrebbe aiutare nella ricerca di rendimento riducendo volatilità e i rischi di drawdown”. Oro compreso, appunto.
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