Bce più hawkish: frena il ritmo del Pepp
Gli acquisti saranno “moderatamente inferiori”. Al rialzo le stime di inflazione. Lagarde: “Ripresa sempre più forte, Pil a livello pre-Covid nel 2021. A dicembre le mosse del dopo Pepp”
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La fiammata dei prezzi è temporanea e l’inflazione è destinata a calare notevolmente nel 2022, ma i rischi non mancano, come i pericolosi colli di bottiglia dell’offerta e l’aumento dei salari, e la variante Delta non va sottovalutata. Dalla Bce arrivano nuove rassicurazioni ma senza, come al solito, tralasciare le raccomandazioni alla prudenza. Stavolta, a meno di una settimana dalla riunione del Consiglio direttivo che ha annunciato una “ricalibrazione” degli acquisti Pepp, a parlare è la tedesca Isabel Schnabel, che in quel board siede.
“Oggi, sullo sfondo dell’aumento dei tassi di inflazione, in particolare in Germania, mi preme alleviare la preoccupazione che l’inflazione possa rimanere costantemente troppo alta o addirittura aumentare in modo incontrollabile. Con ogni probabilità, l’inflazione diminuirà notevolmente già dal prossimo anno”, ha detto nel corso di un incontro con gli imprenditori tedeschi.
In ogni caso, ha assicurato, “la Bce continuerà a salvaguardare risolutamente la stabilità dei prezzi nell’area euro. Contrasteremo con veemenza le persistenti deviazioni al rialzo e al ribasso dal nostro obiettivo di inflazione. Agiremo con attenzione e cautela nell’attuale contesto per spianare finalmente la strada all’ambiente di bassi tassi di interesse dopo tanti anni”.
L’economista tedesca si è però anche soffermata sul problema dei tassi dei bassi tassi di interesse, sottolineando come sia urgente “rompere il circolo vizioso di spazio limitato per aumenti dei prezzi, crescita lenta e aspettative di inflazione in calo”. “Ci sono segnali crescenti che l’attuale combinazione di politiche fiscali e monetarie possa raggiungere questo obiettivo”, ha evidenziato, aggiungendo che tre fattori possono consentire di uscire da questo contesto di tassi bassi. Innanzitutto i colli di bottiglia dell’offerta, che favoriscono una maggiore pressione sui prezzi nel lungo periodo, poi la crescita economica sostenuta dal Next Generation Eu e, infine, l’ottimismo di investitori e cittadini. Tutto questo potrebbe portare l’inflazione a raggiungere l’obiettivo Bce prima del previsto.
Proprio nel meeting della scorsa settimana, Francoforte ha alzato le sue stime di inflazione portandole al 2,2% per quest’anno (dall’1,9%), all’1,75% per il prossimo (dal 1,5%) e all’1,5% per il 2023 (dall’1,4%). I tecnici dell’Eurotower hanno anche migliorato le previsioni di crescita dell’Eurozona per il 2021, stimando un aumento del Pil del 5%, rivisto al ribasso quelle per il 2022, a +4,6%, e lasciato invariata la stima sul 2023 a +2,1%.
“Le previsioni di crescita e di inflazione mostrano un marcato aumento per il 2021 ma rimangono pressoché invariate per il 2022-23, portando a scarse preoccupazioni in termini di inflazione e trasmettendo una guidance invariata per un aumento dei tassi – commenta Alberto Gallo, gestore del fondo Algebris Global Credit Opportunities Fund -. I mercati dei tassi sono partiti al rialzo dopo la riunione, con l’Italia e la Grecia in calo di quasi 10 punti base. Il mercato ha quindi scontato ogni reazione immediata al recente rialzo dell’inflazione e ha accolto con favore un altro rinvio della riduzione del Qe (e della discussione politica che ne deriva). Con la Fed più vicina al tapering, pensiamo che sarà difficile per la Bce non seguirla, anche se con più cautela. L’incontro di dicembre potrebbe quindi portare agli investitori delle sorprese da falco, se le quotazioni di mercato non subiranno forti scossoni”.
Anche per Hans-Jörg Naumer, director global capital markets & thematic research di Allianz GI, bisognerà attendere la fine dell’anno per eventuali annunci di Francoforte. “La riunione della Banca Centrale Europea non ha determinato cambiamenti rilevanti. L’autorità è restia a prendere in considerazione l’abbandono della politica monetaria accomodante – afferma -. La linea attuale le consente un margine d’azione più ampio in caso di rialzo dell’inflazione (un’eventualità che si sta effettivamente verificando). Probabilmente l’inasprimento dei tassi è ancora lontano. Non crediamo che la Bce prenderà decisioni rilevanti prima di dicembre. E’ stata infatti decisa solo una riduzione moderata degli acquisti effettuati come parte del Pandemic Emergency Purchasing Program”.
Per contro, secondo Naumer, la Federal Reserve potrebbe divulgare dettagli circa il futuro tapering in novembre e iniziare a ridurre gli acquisti di bond in dicembre. “Nei prossimi otto mesi è lecito attendersi un taglio degli acquisti mensili di obbligazioni governative e Mbs (mortgage-backed security), rispettivamente di 10 miliardi di dollari e 5 miliardi di dollari. In uno scenario simile gli acquisti si concluderebbero entro l’estate del 2022”, mette in guardia.
“Sui mercati finanziari dominano ancora pareri contrastanti circa l’inflazione: per alcuni il rialzo sarà temporaneo, per altri si tratta di un trend di lungo periodo. La maggior parte degli analisti ritiene che l’attuale aumento sia transitorio e riconducibile non da ultimo al crollo della crescita dovuto alla pandemia. Le revisioni al rialzo delle stime di inflazione per gli anni a venire sono state solo modeste, almeno secondo l’indagine tra gli esperti di previsioni. Non possiamo però escludere sorprese negative per quanto riguarda tassi di inflazione più alti del previsto. Al contempo, il Bloomberg commodity index ha guadagnato altro terreno”, conclude l’esperto di Allianz GI.
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