Tassi più alti non affosseranno i mercati “alternativi”. Per Carmignac, che quota Messico e Russia, gli emergenti “sono pronti a gestire cali di liquidità”. Spdr Etfs: “La politica più restrittiva già scontata aiuterà il debito dei mercati locali”
Joseph Mouawad, gestore di Carmignac Emerging Patrimoine e Carmignac Portfolio EM Debt
Nel 2021, il dollaro statunitense ha registrato un rimbalzo rispetto a quasi tutte le altre valute mondiali. Oggi, il ritmo di crescita dell’economia mondiale sta rallentando, a causa degli shock dei prezzi dell’energia, la stretta monetaria cinese, le condizioni di finanziamento meno favorevoli con un forte riprezzamento dei tassi negli Stati Uniti e la Fed che si accinge al tapering. Tassi più alti porteranno probabilmente a un aumento del dollaro, che potrebbe danneggiare gli asset emergenti. Ma le cose non sono così lineari.
“Molti mercati emergenti sono oggi più pronti a gestire un calo della liquidità; i livelli di valuta estera di riserva sono stati rinforzati; e abbiamo visto alcune banche centrali dei paesi emergenti aumentare i tassi” spiega Joseph Mouawad, gestore di Carmignac Emerging Patrimoine e Carmignac Portfolio EM Debt.
Si fa più flebile, dunque, il timore che il tapering, ossia la graduale riduzione degli acquisti di bond da parte della Federal Reserve (Fed) e il successivo rialzo dei tassi d’interesse possano favorire gli strumenti denominati in dollari e limitare i flussi di capitale verso il debito dei mercati emergenti. “D’altra parte, dal punto di vista del differenziale di rendimento, gli spread non hanno favorito il dollaro americano. Il grafico mostra la differenza nel rendimento a scadenza tra il Bloomberg EM Local Currency Liquid Index e il Bloomberg US Treasury Index. Si può notare un chiaro ampliamento degli spread su livelli che non si vedevano dalla fine del 2016 (a parte l’impennata registrata durante la crisi del COVID). Per effetto della politica restrittiva delle banche centrali dei Mercati Emergenti, lo spread alla fine di settembre era di soli 5 pb (punti base) inferiore rispetto alla sua media a cinque anni”, spiega Francesco Lomartire, responsabile di Spdr Etfs per l’Italia.
I differenziali di rendimento dei Mercati Emergenti rispetto ai Treasury statunitensi si sono ampliatiFrancesco Lomartire, responsabile di Spdr Etfs per l’Italia
“Crediamo che gli emergenti saranno in grado di gestire il rafforzamento del dollaro grazie anche al rialzo dei prezzi delle materie prime e all’aggressivo aumento dei tassi da parte delle banche centrali. Il recente movimento negli spread e nei mercati del cambio) offre opportunità interessanti nei mercati del debito emergente (sia in valute forti che in quelle locali)”, aggiunge Carmignac, precisando che bisogna “essere selettivi e favorire i paesi che si trovano alla fine del ciclo di rialzo dei tassi e quelli con fondamentali in miglioramento, soprattutto gli esportatori di energia (Russia, Messico)”. Basta guardare al recente passato.
A marzo 2021, il debito in valuta locale dei mercati emergenti aveva registrato rendimenti altrettanto negativi a causa dell’impennata dei rendimenti dei Treasury e del dollaro americano. “Tuttavia, il trend negativo ha avuto vita breve e nei due mesi successivi si sono registrati rendimenti positivi, con il recupero della valuta. L’ultimo rally del dollaro americano lo ha portato ad un apprezzamento del 7,6% rispetto al paniere di valute che compongono il Bloomberg EM Local Currency Liquid Index, secondo il modello di valutazione a lungo termine utilizzato da State Street Global Advisors. La risalita delle valute dei mercati emergenti potrebbe essere innescata da diversi fattori: fra queste un accordo in merito alla questione del tetto sul debito statunitense, una Fed più accomodante o ancora una soluzione dei problemi del colosso immobiliare cinese Evergrande. Tutti questi eventi potrebbero infatti favorire l’andamento di strumenti finanziari più rischiosi” aggiunge Sprd Etfs.
Nel complesso, dunque, “il recente rialzo dei rendimenti dei Treasury e del dollaro americano ancora una volta ha inciso negativamente sul debito dei Mercati Emergenti. Tuttavia, le prospettive a lungo termine sembrano migliori: il rendimento del debito dei Mercati Emergenti sembra infatti attraente rispetto a quello dei mercati sviluppati e le valute sono tornate ad essere “a sconto”, nonché maggiormente attraenti rispetto al dollaro americano. Nonostante l’ulteriore margine di proseguimento del ciclo di rialzo dei tassi per le banche centrali dei Mercati Emergenti, l’indebolimento della crescita e dell’inflazione dovrebbe iniziare a frenare la pressione rialzista. Con una politica più restrittiva già scontata nei mercati obbligazionari, questo potrebbe rivelarsi favorevole per il debito dei mercati locali” conclude Lomartire.
“Per battere l’inflazione nel lungo periodo, gli investitori dovranno costruire un portafoglio in cui mercati emergenti, oro, hedge fund e altre attività alternative abbiano maggiore prominenza”. La view di Pictet Am
Ubp. “Sfruttiamo la crescita dimensionale delle società e scommettiamo sulle azioni A-shares onshore”. Per Carmignac fari puntati su banche dei paesi dove il credito privato rispetto al Pil è basso, come India e Indonesia, tecnologia e assicurazioni. Jupiter guarda a Taiwan
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