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Nel primo semestre, gli investimenti sono saliti del 142% a 4,5 miliardi e le operazioni del 102% per un totale di 253. Fondi pensione tra le fonti principali della raccolta
Semestre d’oro per il private equity e il venture capital italiani, che registrano rialzi a tre cifre su tutti i fronti. Vola la raccolta (sul mercato e captive) che si attesta a 2.827 milioni di euro, in aumento del 194% rispetto al primo semestre del 2020, grazie ad alcuni closing di dimensioni significative, per un totale di 21 operatori che hanno effettuato un closing nel periodo. In netto aumento anche gli investimenti, a quota 4,5 miliardi, in crescita del 142%, e il numero di operazioni, raddoppiate (+102%) a quota 253.
È quanto emerge dall’analisi condotta da Aifi, in collaborazione con PwC Deals, stando alla quale le fonti principali della raccolta sono state i fondi pensione e casse di previdenza per il 35%, seguiti dalle banche con il 16% e dal settore pubblico col 10%. A livello geografico, il 95% dei capitali è provenuto da investitori domestici, mentre con riferimento al target di investimento, si prevede di investire il 42% dei capitali in infrastrutture e il 41% in buyout.
“La ripresa dell’economia vede anche il contributo del private equity che con la crescita degli investimenti e delle operazioni, soprattutto di expansion, dimostra quanto sia importante il ruolo svolto dagli investitori anche in questo delicato momento. Serve però un’azione maggiore per attrarre capitali italiani e internazionali che moltiplichino così le opportunità per le nostre aziende”, afferma Innocenzo Cipolletta, presidente Aifi.
L’ammontare investito è stato pari a 4,5 miliardi di euro, in crescita del 142% rispetto agli 1,9 miliardi del primo semestre del 2020 e dell’81% rispetto al primo semestre del 2019, precedente la pandemia. Soltanto nel 2016 era stato raggiunto un valore più alto in termini di ammontare investito nel primo semestre. Il numero di operazioni si è attestato a 253, in crescita del 102% rispetto alla prima parte del 2020 (125 investimenti) e del 52% rispetto al primo semestre del 2019.
Nel dettaglio, il segmento dell’early stage (investimenti in imprese nella prima fase di ciclo di vita, seed, startup, later stage) è cresciuto del 314% in ammontare (294 milioni di euro) e del 61% per numero di operazioni, 129. Il buyout (acquisizioni di quote di maggioranza o totalitarie) ha registrato un aumento del 22% per ammontare, pari a 1,9 miliardi, e del 204% per numero, pari a 70. L’expansion (investimenti di minoranza in aumento di capitale finalizzati alla crescita dell’azienda) ha attratto 299 milioni di euro (contro i 31 milioni del I semestre del 2020), distribuiti su 23 operazioni (+64%). Per quanto riguarda le infrastrutture, gli investimenti sono cresciuti in modo significativo, superando i buyout in termini di ammontare, pari a 2 miliardi di euro, mentre il numero di operazioni si è attestato a 25 (contro i 7 dello stesso periodo dell’anno precedente). Da sottolineare che nel periodo oggetto di analisi sono state realizzate 5 operazioni caratterizzate da un ammontare superiore ai 150 milioni di euro, 2 delle quali hanno riguardato il comparto delle infrastrutture.
“I dati del primo semestre 2021 mostrano la grande ripresa del private equity sia sul fronte raccolta che sul fronte investimenti dove sono stati raggiunti valori record – sottolinea Francesco Giordano, partner di PwC Deals -. Gli investimenti dei player internazionali ammontano a 3,4 miliardi di euro ossia il 74% sul totale e testimoniano come il private equity possa essere un importantissimo volano nell’attrarre investimenti stranieri. Si evidenzia una costante crescita delle operazioni nel settore Ict a conferma che la digitalizzazione è un tema prioritario per la crescita delle nostre imprese e del sistema paese”.
Sempre lato investimenti, dal punto di vista delle dimensioni delle imprese, prevalgono ancora una volta le aziende con meno di 50 milioni di fatturato, che rappresentano il 72% del numero totale (89% nel primo semestre del 2020). Per quanto concerne la distribuzione settoriale, in termini di numero, nel comparto ICT sono stati realizzati 72 operazioni (28% del totale), nel settore dei beni e servizi industriali 45 (18%) e nel medicale 27 (11%).
In termini di distribuzione geografica, il 69% delle 242 operazioni realizzate nel primo semestre in Italia è stato realizzato al Nord (pari a 167 investimenti), il 21% al Centro (51) e il restante 10% al Sud e Isole, che totalizza 24 investimenti. A livello regionale, in linea con gli anni precedenti, la Lombardia si è classificata al primo posto sia in termini di numero di operazioni (95, pari al 39% del totale), sia di ammontare investito (1,2 miliardi di euro, 27%).
Con riferimento ai disinvestimenti, nel corso del primo semestre del 2021 ne sono stati realizzati 43, un numero che segna una crescita del 43% rispetto al primo semestre del 2020, quando erano 30, ma ancora inferiore rispetto al dato dello stesso periodo del 2019 (66). L’ammontare disinvestito, calcolato al costo storico di acquisto, si è attestato a 697 milioni di euro, contro i 395 milioni del primo semestre del 2020 (+76%; nel I semestre del 2019 il valore era pari a 886 milioni).
Nella distribuzione dei disinvestimenti per tipologia, nel primo semestre ha prevalso la vendita a soggetti industriali sia in termini di numero, 17, pari al 39% del numero totale, sia di ammontare disinvestito, con il 47% del totale pari a 330 milioni di euro.
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