Transizione ecologica, se gli investitori privati fanno più del pubblico per il clima
Secondo Maggiani (Carbonsink) le aziende accelerano sulla transizione verde grazie all’attivismo degli investitori istituzionali e la loro attività di engagement
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A febbraio, l’amministratore delegato Claudio Descalzi ha presentato un piano industriale centrato su un obiettivo ambizioso: arrivare a zero emissioni nette di anidride carbonica entro il 2050. Una strategia che passa per la conferenza COP 26 in programma a novembre, in un anno che vede l’Italia fra i Paesi protagonisti della svolta green globale in quanto chiamata a presiedere i gruppi G7 e G20, insieme alla Gran Bretagna.
“Il piano che abbiamo lanciato è il risultato del dialogo costante con i nostri investitori ed è orientato alla creazione di valore duraturo per tutti i nostri stakeholder”, dice Martina Opizzi, Head of Investor Relations di Eni.
La manager spiega a FocusRisparmio le strategie dell’azienda per mettere a terra i progetti di una transizione ecologica e sostenibile a 360° e racconta l’esperienza di Eni nel rapporto con il mercato. “Sono ormai oltre 3.000 gli investitori istituzionali che hanno firmato i Principi di Investimento Responsabile delle Nazioni Unite (Unpri) – illustra Opizzi – Eni è stata fra le prime aziende del settore a promuovere una strategia di transizione energetica”. Ecco come.
Il percorso per mettere a terra una transizione sostenibile parte da lontano. Negli ultimi sette anni, infatti, abbiamo adottato un nuovo modello di business che include la sostenibilità in ogni nostra attività, a partire dalla nostra mission aziendale, ispirata agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. In ultimo, come anticipato, a febbraio 2021 abbiamo presentato una strategia che ci porterà alle zero emissioni nette entro il 2050. I nostri obiettivi sono supportati da una disciplina finanziaria rigorosa, solida e scalabile. Nei prossimi 4 anni il 20% del capex medio sarà destinato a espandere le nostre attività nelle rinnovabili, nella bio-raffinazione e nell’economia circolare. In particolare, l’investimento complessivo nel business combinato delle rinnovabili con il retail Eni gas e luce sarà di 4 miliardi nel 2021-2024, principalmente per lo sviluppo delle rinnovabili. La nostra solidità finanziaria, l’aumento dell’efficienza e il continuo bilanciamento del portafoglio garantiranno valore e rendimenti elevati in tutte le attività.
La finanza sostenibile ha decisamente un posto prioritario: da settore di nicchia è ormai diventata mainstream. Secondo una ricerca di Goldman Sachs, negli ultimi due anni gli investimenti legati alle performance ambientali, sociali e di governance (ESG) sono costantemente cresciuti, in controtendenza rispetto al mercato dei fondi non ESG, e si prevede un aumento anche quest’anno. Sono ormai oltre 3.000 gli investitori istituzionali che hanno firmato i Principi di Investimento Responsabile delle Nazioni Unite (UNPRI), impegnandosi quindi a incorporare i parametri ESG nelle loro analisi. Eni ha prestato fin da subito la massima attenzione al tema ed è stata tra le prime del settore a promuovere una strategia di transizione energetica. La nostra strategia di lungo termine è stata considerata come una delle più solide in termini di obiettivi di decarbonizzazione e di visibilità dei target a livello dei singoli business. In particolare, sono stati premiati il preciso impegno a raggiungere la neutralità carbonica al 2050 e la fusione tra il retail Eni gas e luce ed il business delle rinnovabili per massimizzare la generazione di valore lungo l’intera catena dell’energia verde. Inoltre, il mercato ha apprezzato la rimodulazione della manovra di investimento con maggiore esposizione degli investimenti in rinnovabili, economia circolare e prodotti decarbonizzati ed il rafforzamento della politica di remunerazione degli azionisti. Il piano che abbiamo lanciato è il risultato del dialogo costante con i nostri investitori ed è orientato alla creazione di valore duraturo per tutti i nostri stakeholder.
La transizione ecologica è possibile solo facendo sistema tra aziende private, governo, autorità e comunità locali, massimizzando la collaborazione dei diversi attori e bilanciando la sostenibilità ambientale con la sicurezza energetica. In questo contesto il ruolo del settore privato è decisivo nel mettere a fattore comune competenze, tecnologie e risorse che facilitino l’accesso a un’energia pulita per una popolazione in crescita. Infatti, se da un lato il contributo delle imprese è cruciale per dare impulso all’innovazione e alla ricerca, dall’altro le competenze sviluppate dall’esperienza e la valorizzazione delle risorse esistenti sono fondamentali per offrire un mix energetico sostenibile. In Eni, siamo pronti a cogliere le opportunità di questa transizione, facendo leva sul nostro know-how in particolare in ambito tecnologico per continuare ad avere un ruolo primario nel mondo dell’energia. L’innovazione tecnologica è un fattore distintivo di Eni. Possiamo contare su oltre 7,800 brevetti e collaborazioni con oltre 70 centri di ricerca internazionali. Inoltre, a supporto della digitalizzazione, Eni dispone di uno dei più potenti supercomputer al mondo la cui capacità di calcolo è stata messa a disposizione anche a supporto della ricerca per nuove terapie contro il Covid19.
Intendiamo avere un ruolo guida nella transizione energetica che è parte integrante delle nostre azioni e del nostro piano. La strategia presentata al mercato lo scorso febbraio ha rilanciato il nostro obiettivo di decarbonizzazione: abbiamo definito un piano concreto, dettagliato, economicamente sostenibile e tecnologicamente provato che ci consentirà di raggiungere le zero emissioni nette entro il 2050. Abbiamo costruito un modello di business integrato e orientato al cliente, che porterà a una forte espansione congiunta dei business retail e rinnovabili, dei prodotti bio e dell’economia circolare. La nostra nuova struttura organizzativa, lanciata la scorsa estate, valorizza le competenze e gli asset aziendali nell’implementazione del nostro piano industriale. Inoltre, per trasmettere al mercato e ai nostri stakeholder l’assoluto rigore e l’irreversibilità della nostra evoluzione sostenibile, abbiamo recentemente collegato i nostri strumenti finanziari agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite per un valore di oltre 5 miliardi. I nostri risultati sono riconosciuti dai principali indici Esg di riferimento del mercato dei capitali, come FTSE4Good, MSCI ESG, Sustainalytics ESG Risk, Bloomberg ES e V.E (già VigeoEiris).
La COP 26 rappresenta una tappa molto importante per mettere a punto gli sforzi per raggiungere gli obiettivi stabiliti a Parigi nel 2015. Ricordiamo che il nostro Paese, che ospiterà la pre-Cop e la Cop-26 con il Regno Unito, ha assunto la presidenza del G20 a dicembre 2020 con il motto “Persone, Pianeta e Prosperità” e, sempre nel contesto G20 collaborerà con il Regno Unito, che deterrà la presidenza del G7. La triangolazione italo-britannica COP26-G20-G7 sarà incentrata sulla ripresa verde, collegando in modo virtuoso sviluppo economico e decarbonizzazione. Relativamente alla ripresa verde, essa sarà sostenuta dall’impiego dei fondi del Next Generation EU, che vedono l’Italia tra i principali destinatari. Il nostro auspicio è che la COP possa registrare passi in avanti in merito alla definizione dei meccanismi di mercato (c.d. articolo 6 dell’Accodo di Parigi) che riteniamo necessari per raggiungere gli obiettivi di Parigi in modo efficiente. Allo stesso tempo, gli investitori si aspettano sempre maggiore progressione nella capacità di gestione dei rischi climatici, maggiore trasparenza da parte delle società nella reportistica, maggiori opportunità legate alla transizione verso sistemi a basso impatto ambientale. Opportunità che vanno identificate da tutti gli attori in gioco per garantire una crescita inclusiva, agganciando la sfida della transizione al rilancio dell’economia. Obiettivi, questi, che possono essere conseguiti solo con un approccio multilaterale, che l’Italia ha l’occasione di guidare.
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