Meloni premier non spaventa Piazza Affari. Ma sale la tensione sui Btp
Indici in rialzo dopo la vittoria netta del centrodestra alle elezioni italiane. Spread in lieve rialzo. Soffrono i titoli di Stato del Vecchio Continente
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Mentre continuano le tensioni sui Btp, il cui rendimento martedì è arrivato a toccare vette mai più raggiunte dal 2013, e le elezioni politiche di domenica 25 settembre si avvicinano, i gestori continuano a dirsi tranquilli sul futuro dell’Italia. Almeno nel breve termine. La probabile vittoria della coalizione di centrodestra formata da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, forse la meno gradita ai mercati, è infatti già stata scontata.
Tanto che l’agenzia Scoper Ratings ha confermato il rating “Bbb+” e le prospettive “stabili” per il Paese spiegando che il nuovo governo avrà comunque margini ridotti per deviare troppo dalle politiche economiche di Mario Draghi. Ma c’è anche chi guarda più in là e mette in guardia da possibili rischi futuri di un esecutivo targato Giorgia Meloni.
“Nel breve termine i mercati non avranno una reazione forte, ma daranno alla nuova coalizione la possibilità di dimostrare la propria competenza”, sostiene Neil Mehta, portfolio manager di BlueBay Am, secondo cui è improbabile che la Meloni si ponga in modo conflittuale fin dall’inizio. “Riteniamo plausibile che voglia evitare rischi inutili con istituzioni come la Commissione Ue e la Nato. Fratelli d’Italia vuole presentarsi come un partito credibile e capace di governare, come già fanno altri partiti tradizionali di centro-destra in Europa. È quasi certo che la coalizione nominerà un ministro delle Finanze favorevole al mercato, che aggiungerà ulteriore fiducia agli investitori e che darà un nuovo incentivo alla prudenza fiscale”.
Anche per Hannah Piper, gestore del fondo Schroder Isf italian equity di Schroders, le elezioni non rappresentano un’importante fonte di preoccupazione. “L’effettiva sovranità e autorità di qualsiasi governo sono piuttosto limitate dalla Bce e dal ruolo di vigilanza della Commissione Europea – chiarisce -. E lo spread Btp-Bund, il miglior indicatore dei timori degli investitori nei confronti della politica italiana, sta già prezzando l’esito più probabile (un governo di destra), essendo appena al di sotto del picco registrato nel 2018 quando l’Italia presentava una coalizione di governo anti-euro”.
Per la Piper, inoltre, resta in vigore il Tpi della Bce che dovrebbe fornire una protezione “di ultima istanza” nel caso in cui i Btp italiani fossero presi di mira dagli investitori internazionali. “Sarebbe nell’interesse di qualsiasi nuovo governo continuare a rispettare gli obiettivi concordati con la Commissione Europea per continuare a ricevere i finanziamenti dell’Ue”, afferma.
Matteo Ramenghi, chief investment officer di Ubs Gwm, fa notare che fonte di tranquillità per ora è anche il fatto che in questi anni è salita di molto la popolarità dell’euro: secondo i sondaggi dell’Eurobarometro di 18 punti percentuali dal 2014. “Diversamente dalle elezioni del 2018 o del 2013 – osserva – non sono emerse posizioni nette contro l’euro o contro l’Unione europea, che dal canto suo ha varato il Recovery Fund dando all’Italia moltissime risorse. In considerazione dell’elevata inflazione e dell’aumento dei costi dell’energia, tutti i partiti avanzano proposte per attutire l’impatto su famiglie e imprese. Gran parte dei partiti sembra comunque aver compreso che una politica fiscale troppo aggressiva porta a uno spread elevato, sottraendo risorse allo Stato e zavorrando l’intera economia”.
Qualche pensiero in più lo dà invece il futuro. Per Mehta, problemi potrebbero essere causati da Matteo Salvini, da eventuali lotte intestine nella coalizione e dal poco tempo per mettere insieme e approvare un bilancio entro fine anno. “Gli investitori potrebbero rapidamente rivoltarsi contro la coalizione – mette in guardia -. C’è poi la riforma dei fondi del Next Generation Eu e l’interazione con l’Ue, che vuole che l’Italia faccia un ulteriore giro di vite sull’evasione fiscale e riformi le leggi sulla giustizia”.
Per il portfolio manager di BlueBay Am, lo scenario più roseo sarebbe se Meloni riuscisse a spingersi più al centro. “Ma con molte sfide da affrontare, sul fronte dell’energia, dell’aumento dei tassi d’interesse e della riforma fiscale, se dovesse presentarsi un’altra crisi, non escluderemmo un altro governo di unità nazionale. Gli investitori dovrebbero, quindi, continuare a muoversi con cautela”, avverte.
François Raynaud, fund manager multi-asset & overlay di Edmond de Rothschild Am si aspetta una maggiore volatilità nella fase dei negoziati con l’Europa, su Recovery plan e sul bilancio, che dovrebbero iniziare a novembre, sottolineando inoltre che uno scostamento dalle regole di bilancio potrebbe impedire l’uso del nuovo strumento anti-frammentazione della Bce. “Potremmo assistere ad altri punti di disaccordo con l’Europa, come su tematiche quali l’aborto, lo stato di diritto, l’indipendenza dei media… che potrebbero essere messi in discussione dal nuovo governo, come è stato fatto in Ungheria da Orban, e potrebbero ritardare o addirittura impedire l’attuazione degli investimenti derivanti dai fondi europei”, aggiunge.
Per questo Raynaud resta cauto sul debito italiano dal momento che, a suo dire, i negoziati potrebbero spingere gli spread ben oltre i 250 punti base. “Da notare che un’ampia vittoria con oltre il 60% dei seggi in Parlamento per la coalizione di destra è possibile e questo aprirebbe la porta a cambiamenti costituzionali, come un sistema presidenziale con potenziali possibilità di referendum più ampi”, sottolinea.
Infine, l’implementazione del Pnrr è un altro aspetto critico. “Accedere alle risorse del Recovery Fund richiede anche la capacità di varare riforme. Finora l’Italia ha rispettato pienamente la tabella di marcia, ma se il nuovo governo rallentasse la corsa si perderebbero punti di Pil per strada”, conclude Ramenghi.
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