Per i gestori lo scenario richiede prudenza. State Street punta su T-Bond long duration e materie prime. BlueBay vede un rischio stagflazione. Gam Sgr scommette su una Bce più dovish. Per Schroders l’Europa pagherà il prezzo più alto
Lo scenario peggiore, il worst case, si è concretizzato. Con l’attacco russo all’Ucraina gli investitori corrono ai ripari e, come sempre nei momenti di crisi, fuggono dagli asset di rischio rifugiandosi in quelli sicuri, oro e T-Bond in testa. Difficile fare previsioni sull’evolversi della situazione, l’unica cosa certa per gestori e analisti è che gli scenari aperti dall’aggressione di Putin sono di grande incertezza. Prova ne è l’indice di volatilità Vix, che ha segnato nuovi massimi annuali superando il limite di 36. E la parola d’ordine non può che essere prudenza.
Gli occhi dei mercati sono puntati soprattutto sulle sanzioni che arriveranno da Whashington e Bruxelles. “A novembre abbiamo recepito con serietà le preoccupazioni dei governi occidentali sui rischi di un attacco della Russia all’Ucraina, e di conseguenza abbiamo ridotto l’esposizione di tutti i nostri fondi”, spiega Timothy Ash, senior emerging market sovereign strategist di BlueBay Am, secondo cui le principali sanzioni occidentali che verranno imposte a Mosca continueranno a pesare sulla performance degli asset del Paese.
“Faranno aumentare i costi di finanziamento, opprimeranno gli investimenti e la crescita, e peggioreranno il tenore di vita – spiega -. L’outlook per l’Ucraina è altamente incerto. Se venisse imposto su Kiev un nuovo regime da parte di Mosca, l’amministrazione probabilmente subirebbe sanzioni paralizzanti, rendendo gli asset del Paese praticamente non investibili”.
Per Ash i rischi di contagio sono significativi per l’Europa emergente e in particolare per la Turchia. Ma non solo. “I prezzi energetici più elevati rischiano di innescare una stagflazione globale, e i Paesi importatori di energia di tutto il mondo probabilmente ne soffriranno in modo sproporzionato”, avverte.
Per Paolo Mauri Brusa, gestore del team multi asset italia di Gam (Italia) Sgr, le sanzioni finanziarie comminate finora difficilmente avranno effetti tangibili. “L’economia russa ha un debito pubblico ridotto, una bilancia dei pagamenti in surplus e lo stock di riserve in valuta estera più alto nel panorama dei Paesi emergenti – chiarisce -. La sua dipendenza dal capitale esterno è quindi irrilevante e ogni misura mirata a limitare gli afflussi di capitale possono avere un effetto assai contenuto”.
Diverso invece l’impatto del blocco del Nord Stream 2. “Putin sta facendo pressione ormai da diverso tempo affinché la Germania dia il via libera definitivo al gasdotto sottomarino più lungo del mondo. L’opera è fortemente osteggiata da Stati Uniti, Ucraina e alcuni stati membri della Nato, perché ritengono aumenterebbe di molto la dipendenza dell’Europa dalla Russia. Se per quest’ultima il danno economico è facilmente quantificabile, parliamo di 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno di mancati guadagni, sono invece da valutare quali saranno gli effetti della nuova impennata dei prezzi di petrolio e gas sulla crescita europea”.
Infatti, le imprese dell’Eurozona, che nel 2021 hanno dovuto fare i conti con una bolletta energetica più che raddoppiata rispetto al 2020, difficilmente riusciranno ad assorbire un’ulteriore fiammata. E per Mauri Brusa, data la loro forte vocazione all’export, un eventuale scarico dei maggiori costi sui prezzi finali comporterebbe una notevole perdita di competitività. “D’altro canto però – aggiunge -, assorbire interamente gli aumenti rischia di erodere i margini mettendo a repentaglio la solidità finanziaria delle imprese”.
Insomma, in questa fase il gestore raccomanda estrema prudenza: fino a quando la situazione non si stabilizzerà e la diplomazia potrà tornare nuovamente a lavorare per una risoluzione politica della crisi, la volatilità sui mercati resterà elevata.
Senza contare anche l’importanza che avrà la reazione delle banche centrali. “Se da un lato l’aumento dei prezzi delle materie prime alimenterà ulteriormente le spinte inflazionistiche, dall’altro una stretta monetaria aggressiva diventa sempre meno probabile in una situazione di mercato già fortemente condizionata. Se la crisi dovesse protrarsi a lungo, un impatto negativo sulla crescita economica, in particolare dell’Eurozona, sarà inevitabile”, avverte Mauri Brusa.
Dello stesso parere Altaf Kassam, Emea head of investment strategy & research di State Street Global Advisors, stando al quale, nonostante l’effetto che l’impennata dei prezzi dell’energia dovrebbe avere sull’aumento dell’inflazione globale in un contesto inflattivo già complicato, il mercato sta ora valutando che l’azione della Banche Centrali dovrebbero diventare più dovish, e che il numero di rialzi dei tassi e il loro ritmo dovrebbero diminuire. “Questo è uno sviluppo che abbiamo previsto da un po’: i movimenti del mercato, specialmente negli Stati Uniti, sono esagerati”, sottolinea.
Di fronte a tanta incertezza, il panico non serve e, anzi, per Kassam i movimenti esagerati possono offrire qualche occasione per aggiungere un po’ di rischio in modo misurato. “Tuttavia – precisa -, stiamo attenuando questo incremento di rischio con alcune coperture rispetto al pericolo di coda, in particolare in Treasuries Usa long duration e futures sul Vix, e manteniamo il nostro sovrappeso sulle materie prime, che dovrebbero essere (e si stanno dimostrando) l’unica asset class che può beneficiare di questa escalation del rischio geopolitico”.
Secondo Johanna Kyrklund, group chief investment officer and co-head of investment di Schroders, con l’attacco russo i mercati stanno girando intorno al picco di incertezza. “Le crisi del passato ci hanno insegnato che la cosa più temuta dai mercati è l’incertezza: la fase peggiore per i mercati è quando l’incertezza raggiunge il suo massimo – spiega a FocusRisparmio.it -. Ora che la Russia ha invaso l’Ucraina, ci siamo avvicinati al picco e siamo entrati nel regno delle cattive notizie. Ciò è più facile da valutare per gli investitori, anche se le conseguenze sono negative”.
Da un altro punto di vista, però, non è ancora così. “Una delle principali fonti di incertezza riguarda la possibile reazione dell’Ucraina e delle altre potenze occidentali – chiarisce -. Ci si aspetta che la risposta includerà sanzioni ancora più severe, ma ci si chiede anche se l’Occidente vorrà intervenire militarmente a un certo punto. Sulla base di ciò, non credo che abbiamo già raggiunto ‘il picco dell’incertezza’”.
In questa fase, quindi, il suggerimento della Kyrklund è di non tentare di prevedere quando il mercato toccherà il suo punto più basso. Meglio far passare almeno il fine settimana. “Nel frattempo – aggiunge – stiamo valutando le conseguenze, azione per azione, obbligazione per obbligazione, e abbiamo la flessibilità per agire se e quando emergeranno delle opportunità. A livello geografico, alcune persone stanno affrontando la questione come se si trattasse di una problematica relativa ai mercati emergenti. In realtà il problema è molto più ampio di così. In particolare, l’Europa è verosimilmente l’area più esposta a subire l’impatto di ciò che sta accadendo”.
Guardando oltre l’impatto del rischio geopolitico sui premi per il rischio, l’esperta evidenzia che il principale meccanismo di trasmissione economica passa dai prezzi energetici. “Ciò pone delle sfide particolari per l’Europa, data la sua dipendenza dall’energia russa. Ha inoltre implicazioni negative per la crescita e complica il quadro per la Banca Centrale Europea”, conclude.
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