Ambrogi (Morgan Stanley IM): “L’Europa è una buona opportunità”
Per il managing director della società ci sono delle divergenze su più fronti fra Stati Uniti ed Europa. Solo una gestione attiva e orientata al lungo periodo può aiutare a coglierle
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Un dato così brutto non si vedeva da sei mesi. Ad ottobre il Pmi composito dell’Eurozona si è attestato a 54,3 punti, dai 56,2 di settembre, sotto le stime del consenso degli economisti di 55,2 punti. Si tratta del terzo calo consecutivo e del peggior risultato da aprile, secondo le rilevazioni Ihs Markit. Non solo: nello stesso mese sono risultati in flessione sia l’indice manifatturiero, che si è attestato a 58,5 punti dai 58,6 precedenti e sotto i 57,5 del consenso, sia quello del settore dei servizi, calato a 54,7 dai 56,4 punti di settembre e contro i 57,1 delle stime.
“Tra le strozzature sulla catena distributiva e le attuali preoccupazioni sull’andamento del Covid-19, la crescita dell’attività economica dell’Eurozona è fortemente rallentata, riducendosi maggiormente nel manifatturiero ma indicando un indebolimento anche nel terziario”, segnalano gli analisti nel comunicato che accompagna la diffusione dei dati, alzando anche l’allarme inflazione. “Allo stesso tempo – aggiunge infatti la nota -, i prezzi sono volati a record storici con le aziende che hanno trasferito i costi ai clienti con aumenti senza precedenti”.
Nel dettaglio dei Paesi, tocca a Francia e Germania fare i conti per prime con la frenata della ripresa. Il Pmi manifatturiero di Parigi è infatti sceso ad ottobre a 53,5 punti, sotto le attese degli analisti che avevano pronosticato 54 punti. Meglio delle aspettative invece l’indice dei servizi salito per il settimo mese consecutivo a 56,6 contro 55,5 stimato dal mercato. Complessivamente l’indice composito è sceso a 54,7.
Peggio va a Berlino, il cui Pmi manifatturiero a ottobre è sceso a 58,2 da 58,4 di settembre, toccando il minimo degli ultimi nove mesi. Il dato è risultati comunque superiore alle attese degli analisti che si aspettavano una contrazione più significativa a 56,6. Secondo le stime flash, l’indice dei servizi ha segnato una flessione a 52,4 da 56,2 di settembre, sotto le attese, mentre l’indice composito si è attestato a 52, anche in questo caso inferiore alle aspettative pari a 54,3.
“Il forte rallentamento di ottobre fa sì che l’Eurozona inizi il quarto trimestre con la spinta di crescita più debole da aprile – osserva il capo economista presso Ihs Markit, Chris Williamson -. Un settore manifatturiero afflitto dai ritardi sulla fornitura ha osservato un incremento esitante della produzione, al livello più basso dal primo isolamento pandemico dell’anno scorso. Allo stesso tempo, la ripresa estiva del settore dei servizi ha perso parte del vigore, proprio quando il nuovo aumento delle infezioni desta preoccupazioni, soprattutto in Germania. Tali timori hanno ancora una volta colpito il settore a diretto contatto con i consumatori, quello del turismo e delle attività ricreative”.
Gli investitori però non si lasciano spaventare e, subito dopo la pubblicazione degli indici Pmi (complice anche l’evitato default da parte di Evergrande), viaggiano in positivo. D’altra parte la crescita, seppure in frenata, resiste, e l’inflazione, seppure elevata, non ha ancora provocato ripensamenti nella Bce.
Ad esempio, per Gero Jung, chief economist di Mirabaud Am, il calo della produzione industriale dell’Eurozona ad agosto si può spiegare principalmente con la debolezza della produzione tedesca, e può essere ricondotto alle significative difficoltà del settore automobilistico, in grande n sofferenza a causa della carenza di semiconduttori.
Per quanto invece riguarda l’inflazione, per Jung è probabile che il livello dell’indice complessivo dei prezzi al consumo nell’Eurozona rimanga elevato, in particolare a causa dei prezzi alti di petrolio, gas ed elettricità. Ma ciò non dovrebbe avere implicazioni di politica monetaria. “Certamente non ci aspettiamo che la Bce cambi la propria policy, che rimarrà estremamente accomodante per i mesi e gli anni a venire – afferma -. È infatti improbabile un cambiamento nella politica dell’Eurotower, anche alla luce del fatto che la presidente Lagarde ha sottolineato che gli attuali alti livelli dell’inflazione hanno una natura puramente transitoria”.
Dello stesso parere Mohammed Kazmi, portfolio manager macro strategist di Union Bancaire Privée, secondo cui l’Eurotower continua a considerare le attuali pressioni inflazionistiche come temporanee e di conseguenza non crede vi sia la necessità di aggiustare la propria forward guidance attuale, sempre accomodante. “Questa linea contrasta però con la retorica del governatore della BoE Bailey e ancor di più con il pensiero dei membri della Fed, che stanno rilevando un aumento dei rischi di inflazione al rialzo”, sottolinea.
“Mentre il mercato ha continuato a prezzare i rialzi della Bce già per la fine del prossimo anno, crediamo che questa mossa sia in sintonia con il repricing della BoE e della Fed – spiega Kazmi -. Il rialzo dei tassi da parte della Bce sarà invece probabilmente differito molto più in là e così i tassi front-end europei potrebbero superare quelli del Regno Unito e degli Stati Uniti man mano che i mercati si stabilizzano”.
“Pertanto, la nostra preferenza per le duration corte rimane concentrata sulla parte anteriore della curva dei tassi Usa. Inoltre, ci conforta la resilienza dei Btp e degli spread del credito, che dimostra come, nonostante il mercato stia prezzando policy hawkish, se aiuta a gestire i timori di inflazione allora può effettivamente avere un effetto positivo per i mercati del rischio”, conclude l’esperto Ubp.
Nessun timore neppure sul fronte dei mercati azionari della zona euro, secondo Alistair Wittet, gestore del fondo Comgest Growth Europe di Comgest. “Come detto in passato, possiamo attualmente notare segni concreti dell’uscita dalla crisi economica con una ripresa a K. Le tendenze pre-crisi stanno accelerando, sia che si tratti di investimenti nel comparto digitale, di trasformazioni tecnologiche o di considerazioni ambientali. I titoli che già evidenziavano solidità diventano ancora più forti”, assicura.
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