Azionario, gestori a scuola di ‘mandarino’
Ripresa economica, virus sotto controllo e banche centrali sono solo alcuni dei fattori che sostengono l’equity di Pechino. Che secondo i gestori promette molto bene
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Un mercato azionario ai massimi storici anche in tempi di pandemia e una propensione al risparmio fra le più alte dell’area Asia-Pacifico. La Cina e i cinesi giocano un ruolo rilevante per il futuro dell’industria dei fondi comuni d’investimento e i player globali hanno dato da tempo il via alla corsa verso questo nuovo El Dorado dove si macinano commissioni e margini.
Su questo campo da gioco Eurizon ha giocato d’anticipo andando ad aggredire quello che secondo il presidente di Eurizon Capital (HK) Massimo Mazzini è un mercato che nei prossimi anni crescerà più del 10%, “sia per ragioni strutturali che per ragioni regolamentari che supporteranno l’investimento del risparmio nei fondi comuni di investimento”. Ecco spiegati i motivi in questa intervista.
Come si è comportato il risparmiatore cinese di fronte all’emergenza Covid-19?
L’asset management a livello globale nel 2019 ha visto un tasso di crescita del 15% spiegato per circa il 3% da nuovi flussi e quasi il 12% dall’effetto mercato. Il tasso di sviluppo della raccolta netta storicamente a livello globale è stato tra l’1 e 2%. Il settore nel 2020, dopo un inizio in continuità con l’anno precedente ha dovuto affrontare l’evento del Covid-19 che ne ha rallentato la crescita a causa delle performance dei mercati e della raccolta negativa in quasi tutti i paesi sviluppati. Così non è successo in Cina dove, nonostante la pandemia, il mercato dell’asset management ha avuto un incremento importante. Basti pensare che nei primi quattro mesi del 2020 il patrimonio dei fondi è cresciuto di oltre 200 miliardi di euro.
Verso quale categoria di fondi/asset si sono orientate le scelte di risparmio dei cinesi?
Negli ultimi anni abbiamo visto un forte interesse nei fondi monetari e obbligazionari sia da parte degli investitori retail che istituzionali. Nel corso dell’emergenza sanitaria l’evoluzione del mercato è stata caratterizzata da dati di raccolta concentrati soprattutto su fondi monetari e obbligazionari rispetto agli azionari ma si sta già registrando un cambio di trend con l’incremento di flussi nei prodotti con più elevato contenuto di rischio. In particolare, negli ultimi due mesi stiamo registrando un ritorno di interesse nei fondi azionari e multi-asset trainato in particolare dagli investitori retail. Se guardiamo all’attuale asset mix degli investitori cinesi osserviamo la seguente distribuzione nelle varie tipologie di prodotti: 48% in fondi monetari, 29% in fondi obbligazionari, 23% in fondi azionari.
E in futuro quali tassi di crescita vi attendete sul mercato del risparmio privato in Cina?
Riteniamo che la crescita del mercato dell’asset management cinese sarà superiore al 10%, significativamente più consistente rispetto al mercato europeo e americano sia per ragioni strutturali che per ragioni regolamentari che supporteranno l’investimento del risparmio nei fondi comuni di investimento. Si consideri infatti che il contributo della Cina alla crescita del Gdp globale è pari al 30%, mentre l’industria dell’asset management del Sol Levante contribuisce all’Aum globale solo per il 7%, evidenziando un gap tra questi due indicatori che negli anni prevediamo si andrà a colmare. Inoltre, il tasso di risparmio locale è tra i più elevati al mondo, superiore a paesi come Usa, Europa e Giappone. In particolare, il totale wealth/asset management è di oltre 16.000 miliardi di euro con una presenza di clientela con patrimoni superiori a 1 milioni di euro di oltre 2.000.000 di clienti. Ulteriori numeri che evidenziano l’importanza del mercato cinese emergono dall’industria dei fondi comuni di investimento che gestisce un patrimonio di 2.200 miliardi di euro con un tasso di crescita di oltre il 37% dal 2014 al 2017 e del 12% dal 2017 al 2019 – superiore a tutti gli altri mercati globali.
Qual è il profilo tipo dell’investitore cinese e quali sono i suoi target di riferimento?
L’interesse degli investitori asiatici è molto diverso tra le varie categorie e dipende significativamente dal livello di tassi di interesse di riferimento, dall’evoluzione demografica e dalla cultura finanziaria. In Cina l’età media è 38 anni con l’aspettativa di vita a 76 anni, circa il 14% della popolazione ha oltre 65 anni e l’alfabetizzazione finanziaria è del 28%. Tipicamente l’investimento dei cinesi è finalizzato alla ricerca di rendimento superiore al 2,5%-3%, che sono i rendimenti dei governativi locali, altrimenti non avrebbe molto senso per un investitore cinese orientarsi su asset class differenti quelle onshore in RMB a meno di voler diversificare in valute differenti. L’interesse per l’investitore cinese è in particolare su azionario europeo e americano oltre all’high yield ed emerging market bond e i private markets.
In Cina la clientela è più propensa all’uso della tecnologica?
Per quanto riguarda l’uso della tecnologia è chiaro come il mercato cinese mostri una dinamicità superiore agli altri mercati asiatici ed europei. L’acquisto di fondi, infatti, avviene attraverso piattaforme tecnologiche per volumi importanti e in particolare l’acquisto dei fondi monetari è ormai in prevalenza effettuato attraverso questa modalità sia dai privati che da istituzionali.
I controlli dello Stato sui flussi finanziari sono stati rimossi o rappresentano ancora ancora un ostacolo per gli investitori esteri?
Oggi è possibile accedere al mercato cinese in modo più semplice rispetto al passato, dal momento che la sua apertura è uno degli obiettivi fondamentali del Paese. Attualmente sono disponibili diverse modalità di accesso per gli investitori internazionali, le principali sono lo stock connect e il bond connect che consentono attraverso HK di accedere direttamente ai mercati onshore cinesi. È previsto anche un programma di negoziazione e scambio tra HK e la Cina chiamato Fund Connect o Mutual Recognition Program che consente la distribuzione dei fondi basati a HK direttamente nel mercato cinese e viceversa. Rimangono invece alcune limitazioni agli investimenti al di fuori della Cina da parte degli investitori cinesi. In particolare, la clientela retail può investire nei mercati finanziari attraverso i fondi QDII (Qualfied Domestic Institutional Investor) mentre gli istituzionali sono più liberi in questo processo di diversificazione anche se nel rispetto delle regole e del controllo definite dalle autorità governative.
Qual è la value proposition con cui Eurizon si presenta sul mercato cinese?
Penghua, partecipata al 49% da Eurizon dal lontano 2007, è una delle principali società di asset management cinesi con circa 90 miliardi di euro di patrimonio. La scorsa settimana ha lanciato il fondo Penghua Expertise Select Mixed che ha raccolto in pochissimo tempo quasi 17 miliardi di euro. Questo è un esempio di come il mercato dell’asset management offra delle opportunità di crescita, nel caso di Penghua le buone performance dei prodotti e l’eccellente capacità commerciale hanno consentito un successo unico nel mercato cinese. Da Penghua ci aspettiamo nei prossimi mesi un crescente interesse e sviluppo di fondi azionari per la clientela retail ed istituzionale, che forniranno liquidità e supporto al mercato azionario cinese in questo anche supportato dalle autorità governative. È previsto un flusso nel mercato azionario di circa 700 miliardi euro nei prossimi 3-5 anni.
Yi Tsai è una società, controllata al 100% da Intesa Sanpaolo, votata alla consulenza finanziaria il cui obiettivo principale è analizzare le esigenze dei clienti per aiutarli a definire e dare priorità aii propri obiettivi di investimento. Sulla base di questa attività propone quindi a ciascun cliente soluzioni integrate e personalizzate, che inizialmente saranno composte da portafogli consigliati di fondi comuni e di prodotti a collocamento privato emessi da società partner, tra cui Penghua Fund Management insieme ad altri maggiori player cinesi. Sono in corso ulteriori iniziative al fine di permettere la creazione di soluzioni del gruppo.
Come vi ponete rispetto ai player domestici già attivi nell’area?
Ad oggi la nostra strategia è crescere nell’area, sia con la partecipata Penghua Fund Management sia rafforzando la nostra presenza a HK per supportare lo sviluppo in Cina. Penghua ha un modello di business multi channel, sviluppa infatti allo stesso tempo l’attività con la clientela istituzionale, dove è il leader nel mondo dei fondi pensione, con le principali banche cinesi, ma anche attraverso le piattaforme on line di distribuzione dei fondi. La nostra strategia è quella di supportare Penghua grazie a un rapporto che si è creato con gli azionisti e il management locale molto positivo e collaborativo. Come Eurizon affianchiamo Penghua nell’implementazione di modelli gestionali sulla base della nostra esperienza ed expertise, così come nei modelli di protezione, modelli per la gestione dei fondi target date e modelli di asset allocation. Inoltre, gestiamo per conto loro i fondi QDII che prevedono investimenti in strumenti finanziari non del mercato cinese. Per fare tutto questo, abbiamo un continuo scambio di informazioni sui modelli di governance, risk management e compliance che ci permette di condividere la nostra esperienza e migliorare continuamente i processi di Penghua. D’altro canto, la società – grazie ai contatti con la clientela cinese – ci facilita nell’introduzione e individuazione di opportunità commerciali rappresentate da clienti istituzionali interessati agli investimenti nei mercati europei dove possiamo valorizzare le nostre eccellenze gestionali.
La nostra strategia è quella di continuare a rafforzare le competenze ed esperienze che caratterizzano Eurizon, per cogliere l’opportunità derivante dalla crescita di questi mercati attraverso un approccio locale con la nostra società a HK. Il ruolo di Eurizon HK nell’accelerare l’espansione del nostro business si sviluppa in due direzioni: la prima è la valorizzazione di HK come centro di eccellenza per la gestione dei portafogli e fondi che investono nell’azionario cinese e asiatico; la seconda è lo sviluppo commerciale attraverso la distribuzione dei fondi di Eurizon in Cina e in alcuni paesi asiatici ad esempio Taiwan, Singapore e Giappone. La nostra competenza di investimento nel mercato cinese si completa con le expertise della controllata londinese Eurizon SLJ Capital che gestisce il fondo Eurizon RMB che, con quasi 1,5 miliardi di euro, rappresenta il più grande fondo non cinese che investe in bond locali.
Nel comunicare le strategie del gruppo avete evidenziato il vostro expertise sull’azionario cinese. Oggi l’azionario cinese che tipo di mercato è?
Due sono le caratteristiche principali rispetto al mercato europeo e americano: la volatilità mediamente superiore e la bassa correlazione con gli altri mercati azionari globali. Quando parliamo di volatilità pensiamo per esempio all’ultimo movimento del mercato azionario locale, uno tra i pochi mercati azionari positivi da inizio anno, che ha visto una performance in pochi giorni del 15%. Le nostre competenze nel mercato azionario cinese risalgono al 2017 quando abbiamo creato il fondo equity china A share gestito dalla nostra società a Hong Kong con l’obiettivo di partecipare al processo di integrazione del mercato azionario negli indici globali e quindi al crescente interesse dei clienti di Eurizon. Infatti, è da notare come negli anni il peso del mercato azionario negli indici sia cresciuto in modo significativo portando flussi importanti.
Qual è la vostra view sul futuro del mercato azionario cinese?
La nostra view di lungo termine sul mercato cinese è positiva e riteniamo sia un’opportunità accumulare nel tempo esposizione al mercato. Le ragioni principali sono: 1) Le valutazioni del mercato sono al di sotto della media storica; 2) Gli investitori internazionali hanno un peso ancora contenuto nel mercato cinese che sarà colmato nei prossimi anni soprattutto nel contesto di New economy leaders; 3) Il governo cinese supporterà la domanda domestica e lo sviluppo delle infrastrutture in particolare nei settori innovativi; 4) I flussi nel mercato azionario, grazie agli investitori istituzionali e retail cinesi saranno di grande supporto al mercato, infatti come detto prima, ci si aspetta quasi 700 miliardi di euro nei prossimi anni.