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Per l’Europa oltre il 10% in più. Pesano gas e materie prime. Rinnovabili in crescita, ma lontane dagli obiettivi Ue 2030. Italia in testa alla classifica dei rincari
In Europa il caro energia durerà almeno altri due anni. S&P Global Ratings non ha dubbi e per questo ha alzato le stime sui prezzi in cinque dei principali mercati del Vecchio Continente di oltre il 10% per il 2022-2023 rispetto alle previsioni di settembre scorso.
Colpa soprattutto, a detta degli analisti Usa, dell’aumento previsto delle materie prime e in particolare del gas “per almeno i prossimi 12-18 mesi”, mentre pesa meno la corsa del carbone che a gennaio si è avvicinato a quota 90 euro a tonnellata.
Anche la ripresa della domanda sosterrà l’alto livello dei prezzi. Dopo il 2022, l’agenzia di rating si attende infatti una maggiore volatilità dei prezzi legata al clima, data l’accelerazione in Europa nella dismissione della generazione termica e nucleare di base, che le rinnovabili non riusciranno pienamente sostituire nel giro dei prossimi tre anni. “Questo contesto di prezzi alti delle materie prime – si legge – è accompagnato da un’accelerazione delle chiusure anticipate di impianti di generazione convenzionali, in particolare nucleare e carbone, nei prossimi tre anni”, sulla scia dell’attuazione in tutta Europa “di rigorose politiche energetiche di decarbonizzazione”.
Ma gli ostacoli principali di questa svolta green includono processi di autorizzazione ancora lenti, colli di bottiglia nelle reti e la capacità delle supply chain di distribuire su una scala maggiore. “Crediamo che l’energia solare ed eolica colmerà solo gradualmente il divario”, ha spiegato Massimo Schiavo, analista di S&P, precisando che questo implica un maggiore uso del gas nel frattempo. “Di conseguenza, ci aspettiamo che la transizione energetica non sarà senza intoppi in questo periodo, con una dipendenza ancora elevata dalla volatilità dei prezzi globali del gas”.
Nel dettaglio, inoltre, i prezzi europei del gas Ttf (title transfer facility) rimarranno volatili a causa del calo della produzione nel continente, dei volumi più ncerti di afflusso di gas dalla Russia e della massiccia capacità di stoccaggio. “Oltre il 2022, ci aspettiamo che i prezzi dell’energia rimangano relativamente alti, sostenuti dagli squilibri tra domanda e offerta. Tuttavia, entro il 2023, crediamo che un calo dei prezzi del gas porterà probabilmente a una lenta discesa dei prezzi dell’energia”, sottolinea l’agenzia di rating.
Produttori pronti a beneficiarne ma non senza rischi
I produttori energetici europei beneficeranno dei prezzi elevati. I loro portafogli sono pienamente coperti fino al 2022, dopodiché potranno contare sui prezzi relativamente alti, supportando così gli investimenti nella transizione energetica. Per gli analisti Usa questo è positivo anche per lo sviluppo del Power Purchase Agreement (PPA) europeo per le energie rinnovabili, grazie a prezzi favorevoli e buoni margini, ma aumenta la pressione sui fornitori di energia, che generano meno di quanto vendono.
Prezzi elevati dell’energia implicano anche un aumento dei rischi politici per le società di utility, dal momento che è necessario gestire il tema della sicurezza nell’approvvigionamento e dell’accessibilità economica. “Si iniziano a osservare interventi politici per limitare l’entità delle bollette energetiche, anche in Francia, Spagna e Italia, con proposte di clawback o di trasferimento dei costi alla fiscalità generale. Gestire l’impatto sociale della transizione energetica è un pilastro chiave delle politiche climatiche europee”, avvertono da S&P.
In Italia prezzi al top
Guardando al nostro Paese, L’Italia resta in testa alla classifica dei prezzi energetici per tutto l’orizzonte di previsione di S&P, con una penetrazione delle rinnovabili relativamente bassa e l’eliminazione graduale del carbone che la rende sempre più dipendente dal gas per bilanciare offerta e domanda, e quindi esposta ai prezzi del gas europeo e dell’Eu Ets. L’aumento della capacità rinnovabile prevista sulla base dei nuovi obiettivi rinnovabili per il 2030 limita però il rialzo dei prezzi.
Nella view di S&P, la crescita della domanda è guidata dall’elettrificazione necessaria a soddisfare gli obiettivi del Paese per il 2030 in termini di emissioni: la richiesta di pompe di calore aumenterà in modo costante, mentre quella per Ev ed elettrolizzatori subirà un rialzo verso la fine dell’orizzonte di previsione al 2027. L’agenzia ha inoltre aumentato le aspettative per le aggiunte di rinnovabili rispetto ai nuovi target per il 2030: pur non dando per scontato il raggiungimento di tali obiettivi, vede la capacità solare tricolore raggiungere i 34 GW e quella eolica i 16 GW entro il 2027.
Il gas resta comunque fondamentale per l’offerta di elettricità nel nostro Paese: soddisferà infatti il 40% della domanda totale entro la fine dell’orizzonte di previsione utilizzato da S&P, ovvero il 2027. Cosa che ci lascia pesantemente esposti alle variazioni nei prezzi del gas e all’aumento di quelli del carbone. L’Italia, insomma, resta dipendente dalle importazioni per tutto l’orizzonte di previsione, con aumenti significativi della capacità di distribuzione lungo i confini settentrionali. S&P ipotizza una maggiore interconnessione con i Balcani, che potrebbe dare un impulso alle esportazioni italiane e aiutare il Paese a bilanciare domanda e offerta.
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