Dieci anni di AIM Italia, connettore fra economia reale e risparmio privato
Giannotta (Integrae Sim): “Con AIM Italia gli imprenditori hanno a disposizione uno strumento formidabile per la raccolta di capitale a servizio dei loro progetti”
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Ben 120,6 miliardi a fine 2018 e 125,7 miliardi al 30 giugno 2019, con un incremento di 5,1 miliardi nei primi sei mesi del 2019, contro un -12 miliardi delle famiglie italiane, e con un contributo di investimenti diretti consapevoli di 23,1 miliardi. Sono questi i numeri del private banking italiano che, con un totale di 844 miliardi di asset in gestione, per caratteristiche di clientela e livello di servizio, rappresenta il candidato ideale per veicolare risorse private allo sviluppo dell’economia reale. A certificarlo la quarta edizione dei “Quaderni di ricerca Intermonte”, studi che la società sviluppa in collaborazione con la School of Management del Politecnico di Milano su dati raccolti grazie al contributo di Aipb, da cui emerge che il segmento pesa per il 68% nel totale delle scelte di investimento dirette e consapevoli a favore delle imprese produttive del Paese.
Nei primi 6 mesi del 2019, gli impieghi diretti del private banking sono cresciuti di oltre mezzo miliardo di euro passando da 22,5 miliardi a 23,1 miliardi (restano invece stabili per le famiglie italiane). Anche lo stock di finanziamenti indiretti risulta in aumento (da 15,4 miliardi a 15,5 miliardi) per il private banking. Il segmento mostra, quindi, una maggiore resilienza verso l’economia reale non solo attraverso l’allocazione diretta, ma anche attraverso la capacità di meglio selezionare gli impieghi in fondi e in intermediari che offrono una preferenza stabile verso le società industriali rispetto al debito pubblico.
Guardando alle famiglie italiane, da fine 2017a metà 2019 lo stock di ricchezza investito è diminuito, a vantaggio di impieghi verso l’estero e soprattutto verso il debito pubblico italiano, che ha drenato una parte importante di risparmio. Gli intermediari hanno giocato un ruolo determinante in questo trasferimento di risorse, in particolare verso impieghi esteri.
Gli impieghi diretti o indiretti delle famiglie a fine 2018 ammontavano infatti a 1.318 miliardi (1.442 nel 2017), di cui 931 miliardi direttamente e il resto tramite intermediari, banche e investitori istituzionali. A giugno 2019 il valore è invece sceso a 1.306 miliardi. In particolare, della fuga ha beneficiato il debito delle pubbliche amministrazioni, che a fine 2018 ammontava a 1.073 miliardi, di cui ‘solo’ 209 miliardi direttamente e il resto tramite intermediari, banche, assicurazioni e investitori istituzionali. Nei 18 mesi da fine 2017 a metà 2019 si conta un aumento complessivo di 24 miliardi di stock di risparmio delle famiglie a beneficio del debito pubblico, sia per il contributo diretto sia per quello ‘indotto’ dagli intermediari.
Ma la fuga coinvolge anche l’estero: a fine 2017, lo stock di investimenti diretti detenuti dalle famiglie su attività all’estero era pari a 471 miliardi; a metà 2019 era 476 miliardi. Se si considera il contributo delle altre categorie dei soggetti istituzionali (i.e. banche, fondi, assicurazioni), si passa da 1.696 miliardi a 1.800 miliardi. Più che le famiglie in modo diretto, sono stati quindi gli intermediari a drenare risorse verso gli impieghi esteri. viceversa, nel corso del 2018 gli investitori esteri hanno ridotto l’esposizione verso l’economia italiana, in maniera generalizzata su tutti gli impieghi (-24,5 miliardi). C’è stato un recupero sensibile nel primo semestre del 2019 (+58,4 miliardi) a favore sia dell’economia reale che del debito pubblico.
Guglielmo Manetti, amministratore delegato di Intermonte Sim, ha commentato: “Con questa analisi ci auguriamo di fornire interessanti spunti di riflessione per i molti soggetti coinvolti (aziende, investitori privati e pubblici, gestori di risparmio, intermediari e legislatore) e siamo lieti che Intermonte, nel suo naturale ruolo di punto di riferimento nel mercato italiano, possa dare un contributo fattivo al dibattito, nell’auspicio che il mercato dei capitali per le PMI italiane diventi sempre più efficiente. A livello governativo la revisione della normativa sui PIR va sicuramente in questa direzione e ci auguriamo che l’iter autorizzativo degli Eltif venga finalizzato in tempi brevi, così da aggiungere un tassello importante alla gamma di strumenti disponibili per investire nell’economia reale. Un particolare ringraziamento, oltre al Politecnico di Milano con cui prosegue il proficuo rapporto di collaborazione, va all’Associazione Italiana Private Banking, il cui contributo all’analisi è stato essenziale”.
“La ricerca mostra che in Italia c’è un enorme potenziale di risorse finanziarie che oggi si disperdono spesso in impieghi indiretti e che potrebbero essere direttamente destinate alle imprese produttrici – osserva Giancarlo Giudici, professore associato della School of Management del Politecnico di Milano e referente scientifico della Ricerca -. Da questo punto di vista l’educazione finanziaria e le nuove tecnologie FinTech sono elementi essenziali per rendere più efficiente il mercato. È anche prioritario contenere la crescita del debito pubblico, perché si è dimostrato che ha distolto risorse importanti che potevano essere destinate alle imprese. Migliorare l’attrattività per gli investimenti dall’estero è un ulteriore obiettivo generale che richiede un’azione coordinata di sistema”.
Secondo Paolo Langé, presidente Aipb, la ricerca rende evidenti le peculiarità della classe di investitori individuali private rispetto alle famiglie di risparmiatori retail e come la prima reagisca al contesto economico finanziario o risponda alle diverse opportunità d’investimento in maniera differente rispetto alla seconda. “Gli investitori sono alla ricerca di performance che non trovano più nei mercati tradizionali e rivolgono sempre di più la loro attenzione verso nuove frontiere di investimento come quelle rappresentate dai ‘private market’. Il segmento private ha dimostrato una forte attenzione e consapevolezza rispetto a questa asset class. Auspichiamo, quindi, che negli interventi futuri di policy vengano tenute in considerazione tali sostanziali differenze, al fine di massimizzare le ricadute positive sulla crescita del nostro Paese”, ha concluso.