Il processo di investimento del fondo Best Business Models Sri si fonda su analisi delle società nelle varie fasi del loro ciclo di vita e nella verifica rigorosa degli impatti su ambiente e società
Gilles Constantini, Portfolio manager Sri Equities di Montpensier Finance
Questa settimana la rubrica “Alla ricerca di Alpha” ospita Gilles Constantini, co-gestore del fondo Best Business Models Sri di Montpensier Finance, società di gestione francese con un forte orientamento verso gli investimenti sostenibili. La società gestisce asset per due miliardi di euro in azioni europee, obbligazioni convertibili e fondi multiasset.
Best Models Sri è un fondo azionario specializzato su titoli a media e a grande capitalizzazione della zona euro, con asset in gestione per oltre 700 milioni, che adotta i criteri Esg nel processo di investimento grazie – spiegano dalla società – “alla forza della propria ricerca, integrata nella squadra di investimento del fondo. Il fondo vanta la doppia label di sostenibilità, l’etichetta Sri francese e quella belga Towards sustainability, fondata su criteri molto severi e quindi assai difficile da ottenere”.
Nell’intervista a FocusRisparmio, Constantini ha illustrato il processo di analisi e selezione dei titoli in base a metodologie proprietarie e come l’integrazione di criteri Esg può diventare produrre la generazione di alpha.
Quali sono gli obiettivi del fondo e come nasce il vostro processo di generazione dell’alpha?
Il nostro processo di generazione dell’alpha nasce da un processo di investimento consolidato, visto che il fondo è attivo dal 2004, sebbene io sia arrivato qui da tre anni. Il processo parte da un metodo proprietario che punta ad analizzare le aziende in base al loro posizionamento nelle varie fasi del loro ciclo di vita e a selezionare quelle che abbiano un profilo rischio/rendimento attraente. Non abbiamo esclusioni su fasi specifiche ma scegliamo solo società con potenziale upside in funzione del momento in cui si trovano. Più in dettaglio, ci focalizziamo su quattro business model tutti presenti nel fondo (crescita rapida, crescita matura, transizione e recovery), attribuendo a ogni modello un diverso potenziale di upside in base al diverso livello di rischio.
L’obiettivo del fondo è quello di generare più valore rispetto al mercato, battendo l’Eurostoxx. (Il fondo, dice la società, risulta nel primo quartile della sua categoria quartile su 3, 5 e 10 anni e nel primo decile su un anno; year-to-date ha battuto il benchmark di 700 punti base, ndr).
Sulle modalità di selezione abbiamo carta bianca, purché venga rispettato il criterio del profilo risk/reward attraente e il rispetto dei criteri Sri, con la scelta di società responsabili con impatto positivo su ambiente e società.
Quali criteri applicate nell’integrare i criteri Esg e Sri?
Sulla selezione siamo molto restrittivi, partiamo dalle liste di esclusione ed estendiamo il divieto di investimento ai business controversi: quindi niente armi, convenzionali e non, tabacco, carbone, gioco d’azzardo. Poi compiamo un’analisi molto dettagliata della governance, e andiamo anche a guardare quali siano di tipi di azionisti: se sono delle famiglie va bene, se è lo stato un po’ meno. Inoltre, poniamo un’attenzione massima alla governance, che per noi è un passaggio obbligato nel processo di selezione: non ci basta che un’azienda abbia un profilo sostenibile solo sul fronte di ambiente e società. Sotto questo punto di vista abbiamo un ruolo attivo nelle società in cui investiamo e le spingiamo nell’adozione di criteri Esg nella governance e nelle remunerazioni.
L’ultima tappa di questo processo di selezione passa dall’analisi degli impatti su ambiente e società secondo il prisma degli Obiettivi di sviluppo sostenibile individuati dall’Onu. Sotto questo profilo, compiamo una mappatura degli effettivi contributi positivi del fondo ai valori identificati. Per esempio, il 64% del nostro fondo contribuisce positivamente al dodicesimo obiettivo Onu, cioè contribuiscono a consumi e produzioni sostenibili.
Un aspetto importante del nostro processo di selezione e valutazione è che la garanzia di integrazione dei criteri Esg viene dai gestori, non siamo dipendenti dai fornitori esterni di dati.
La seconda cosa importante da segnalare è che con questo approccio siamo orientati verso gli ultimi sviluppi europei sull’Esg, dove siamo sempre più vicini all’Ecolabel. Se arriva siamo già pronti.In ogni caso, ritengo che il fattore ambientale verrà valorizzato nel tempo perché globalmente gli Stati (fatta eccezione per gli Stati Uniti) spingano tutti nella stessa direzione affinché gli Accordi di Parigi siano rispettati e il pianeta possa sopravvivere.
Il vostro portafoglio in effetti ha emissioni notevolmente più basse rispetto a quelle dell’Eurostoxx. Il green, oltre che una scelta etica, è in prospettiva anche una scelta in grado di produrre valore per gli investitori?
Sì. Basta pensare che il prezzo dei certificati CO2 è passato da 5 euro la tonnellata nel 2016 a 30 euro la tonnellata oggi, un costo che si rivelerà sempre più oneroso per le imprese che inquinano. La carbon footprint delle imprese è importante perché le società che hanno bisogno tutti i giorni di produrre CO2 per sopravvivere sono esposte a un rischio materiale. Per questo motivo, le società attive nelle energie fossili (che peraltro vanno incontro a un contesto di domanda decisamente ridotta rispetto all’offerta) sono tendenzialmente escluse dal nostro universo di investimento, anche quando investono pure in rinnovabili, e analogamente evitiamo anche il settore dell’acciaio. Al contrario, quelle con una bassa carbon footprint possono risparmiare sui costi connessi all’inquinamento e quindi produrre maggiori profitti.
Il risultato di tutto questo è una vistosa sovraperformance delle società Esg compliant. In questo senso, siamo fortemente convinti che gli investimenti Esg siano generatori di alpha.
Durante gli scorsi mesi avete dovuto riposizionarvi o adottare delle particolari strategie per proteggere i vostri portafogli?
Siamo stati molto reattivi, quando abbiamo iniziato a vedere l’inizio della pandemia nella primissima fase abbiamo cominciato molto rapidamente ad alleggerirci dei settori più a rischio, come i titoli del settore aereo e le small cap meno liquide. Questo ci ha fornito della liquidità di cui ci siamo serviti per comprare titoli di grande qualità difensivi, avvicinandoci anche a società che non avevamo comprato in precedenza perché avevano valutazioni troppo care. In questo periodo abbiamo visto una forte generazione di alpha.
Quando poi la situazione ha iniziato a migliorare in Asia e in particolare in Cina ci siamo detti che era il momento per ricominciare ad assumere rischio, e abbiamo costruito posizioni su società con forte esposizione alla Cina e su settori che avevano sofferto molto, come le assicurazioni. Per finanziare questo riposizionamento ci siamo alleggeriti dai settori difensivi come la grande distribuzione.
Ora siamo arrivati a una terza fase, in cui vediamo il portafoglio ben posizionato su valori di alta qualità, in cui abbiamo cercato di trovare le migliori opportunità tra i titoli che beneficeranno dall’arrivo di un vaccino e dalla ripresa economica, come le small cap.
C’è qualche titolo nel vostro portafogli di cui siete particolarmente soddisfatti, e perché?
Ce ne sono molti. Possiamo per esempio citare Sap, che apprezziamo sia per il suo valore Sri e gli impatti effettivi del suo modello di business sugli Obiettivi Onu (per esempio sulla supply chain, con un contributo positivo per l’obiettivo 12), sia perché è una delle società vincenti della transizione verso il cloud. Noi amiamo la tecnologia in generale (che infatti è il settore maggiormente rappresentato nel fondo, pari al 15,2% del portafoglio al 31 agosto, ndr), ma Sap è un titolo particolarmente attraente, uno dei leader mondiali del suo settore.
Un altro titolo da menzionare è L’Oréal, un gruppo esemplare sul piano Esg che è anche molto avanti sulla questione del digitale: oggi realizza il 25% delle proprie vendite sui canali digitali, che sono in continua crescita, e stimiamo che per fine anno questa percentuale possa salire al 30%. Un fattore che è motivo di soddisfazione e garanzia di crescita futura.
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