Esg, l’80% degli investitori crede nel fattore Social
In Europa la crisi ha sensibilizzato gli investitori al tema delle ricadute sociali dei loro investimenti. La Francia guida il trend
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I fattori Esg sono da tempo diventati un must per le aziende e per chi investe su di loro. Visto che ormai non si può certo dire che si tratti di un tema nuovo, viene da chiedersi: le aziende sono pronte? E il risparmio gestito, che da tempo si è focalizzato su questi temi, adotta l’approccio giusto per integrare l’Esg nei propri processi di investimento? Il quadro è abbastanza complesso. Molte aziende hanno capito l’importanza della sostenibilità, ma hanno ancora carenze su questo fronte. E molte Sgr hanno capito per esempio l’importanza dell’azionariato attivo e di altre attività di “engagement” per aiutare le aziende a perseguire gli obiettivi di sostenibilità, ma altre adottano ancora un approccio basato sulla semplice esclusione delle società che non sono Esg compliant dall’universo investibile.
Pictet Am, per esempio, nell’ambito delle proprie attività sul fronte dell’azionariato attivo è riuscita a rilevare carenze sul fronte Esg addirittura nell’87% delle aziende monitorate, e ha cercato di porvi rimedio. “L’azionariato attivo, ossia la gestione attiva delle partecipazioni, non è per Pictet AM un mero esercizio di stile, tutt’altro”, si legge in una nota firmata dal country head per l’Italia, Paolo Paschetta. L’azionariato attivo, spiega, “consiste sia nell’esercizio sistematico dei nostri diritti di voto in assemblea (proxy voting) sia nella collaborazione attiva (engagement) con gli emittenti societari e governativi su tematiche Esg (Environmental, Social, Governance) rilevanti. Con le nostre azioni miriamo a guidare le aziende verso un cambiamento positivo”. In pratica la società non si limita a integrare i criteri Esg nelle strategie di investimento ma cerca di collaborare attivamente con gli emittenti per aiutarli a raggiungere determinati obiettivi di sostenibilità.
Pictet ha collaborato attivamente con 166 emittenti su 192 problematiche legate ai fattori Esg, riuscendo a risolvere il 13% dei casi (25) già nel 2019. Delle 192 problematiche complessive, il 45% ha riguardato questioni connesse alla governance, il 42% all’impatto sociale e solo il 13% a quello ambientale. Su queste questioni sulle quali Pictet ha collaborato, in alcuni casi con istanze multiple, “il 13% (25 casi) è stato risolto positivamente già nel corso dell’anno, mentre le restanti 167 problematiche sono tuttora in fase di risoluzione”. Tra le società coinvolte ci sono anche quattro italiane: “Atlantia ed Enel, per cui abbiamo espresso il nostro voto su questioni sociali, ed Eni e Leonardo, che abbiamo tenuto sotto controllo sul fronte della governance”, sottolinea Paschetta.
Questo approccio basato sull’azionariato attivo però non è ancora adottato universalmente nel risparmio gestito: secondo Eurosif, in Europa prevale ancora l’approccio basato sull’esclusione di aziende e settori dall’universo investibile, che caratterizza quasi la metà dei fondi Esg, per un volume di 9,5mila miliardi di euro. Ma nell’ultimo anno le strategie di pura esclusione hanno perso circa il 7% delle proprie masse, “confluite verosimilmente nelle strategie che prevedono azioni di “engagement” e “proxy voting”, le quali hanno guadagnato il 14% nello stesso periodo e raggiunto il valore record di 5mila miliardi di euro”, si legge nella nota.
L’importanza dell’engagement è sostenuta a gran voce anche da Robeco. Sul fronte ambientale, per esempio, sono molto importanti le nomine del consiglio di amministrazione, sottolinea la società, sostenendo la necessità dei consiglieri di dotarsi delle giuste competenze. Ma “anche gli investitori sono chiamati a sfruttare il loro diritto di voto e l’influenza esercitabile attraverso l’engagement per proporre membri che contribuiscano attivamente ad agevolare la transizione”. Alcune giurisdizioni, spiegano da Robeco, ne facilitano l’intervento più di altre e, “in questo senso, il voto di lista previsto dal sistema italiano si è rivelato particolarmente efficace, garantendo agli azionisti di minoranza il diritto di nominare una percentuale dei consiglieri alle assemblee generali degli azionisti”. In veste di co-responsabile delle attività di engagement previste dall’iniziativa Climate Action 100+, Robeco ha collaborato con Assogestioni e sfruttato questo sistema per cercare di orientare il consiglio di amministrazione di Enel.
Anche Ofi Asset Management, che gestisce secondo criteri Esg oltre tre quarti degli asset in gestione, crede molto nell’engagement. Con OFI Fund RS European Equity Positive Economy, un fondo impact che investe in aziende europee, svolge attività di engament con gli emittenti su 4 differenti tematiche di sostenibilità: la transizione energetica, la preservazione delle risorse naturali, la salute e il benessere delle persone e la sicurezza e l’inclusione sociale.
Il Covid ha dato un’ulteriore spinta all’engagement. “In qualità di investitori, lo shock di mercato dovuto alla pandemia ci offre un’opportunità unica per capire in che modo le società rimangano fedeli ai propri valori”, ha dichiarato Aaron Hay, Lead Engager Fixed Income per la divisione internazionale di Federated Hermes. “Dal punto di vista dell’engagement, rimaniamo favorevolmente impressionati dal dialogo aperto che alcune società hanno cercato di mantenere, nonostante gli sforzi a tutto campo messi in campo per affrontare le sfide più urgenti”, dice Hay. Durante l’attività di engagement recente la società ha cercato di capire in che modo le società stiano rispondendo ai rischi di breve termine che, se gestiti in modo non corretto, generano conseguenze negative sul campo finanziario, sociale e di natura reputazionale. “Tutto ciò aiuta i nostri analisti sul credito a comprendere in maniera più precisa le strategie di risposta a breve termine nei confronti dei rischi più significativi, oltre a fornire un’istantanea dell’etica, delle competenze e delle capacità decisionali del top management”, argomenta Hay.
Tra alcuni casi emblematici, Hay cita Sealed Air, una società di imballaggio. In un incontro, “abbiamo capito che la società aveva messo al primo posto la salute della propria forza lavoro. Per questo il 100% delle strutture globali era passato in modalità “gestione crisi” a gennaio scorso, grazie a rapide decisioni basate sulle prime esperienze all’interno degli impianti di produzione con sede in Cina, ben prima delle direttive delle autorità di regolamentazione per le sue operazioni negli Stati Uniti”.
Martin Currie, affiliata Legg Mason specializzata nell’azionario globale, nel suo Stewardship annual report 2020 ha addirittura invitato esplicitamente le società di risparmio gestito a lavorare insieme per diventare un motore del cambiamento globale. La società britannica ha spiegato nel report come la collaborazione tra gli asset manager sia efficace nello spingere le aziende a perseguire rendimenti sostenibili sul lungo termine. “L’industria del risparmio gestito si trova in una fase cruciale,” dichiara Julian Ide, Ceo di Martin Currie. “Siamo giunti a un punto in cui non è più possibile, o accettabile, pensare al nostro lavoro soltanto sulla base di criteri di rischio/rendimento. Con l’aumentare della pressione dell’attività umana sul nostro pianeta – che si manifesti tramite una pandemia, il cambiamento climatico o la perdita di biodiversità – gli asset manager devono far sentire la propria voce.”