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I prodotti Esg riscuotono un interesse crescente, secondo il 2° Rapporto Censis-Assogestioni “Gli italiani e la finanza sostenibile, per andare oltre la pandemia”. Ma i risparmiatori vogliono essere informati meglio, e chiedono ai consulenti di guidarli
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Si fa presto a dire sostenibilità. Il tema ormai è diventato il leitmotiv di ogni dibattito nei campi più disparati, e nella finanza in particolare ha conquistato un ruolo centrale. Ma quali sono le opinioni dei risparmiatori italiani e le loro scelte in merito? Quanto cultura e pratica della sostenibilità fanno davvero parte del vissuto delle famiglie e delle loro scelte finanziarie? Sul tema si è concentrato il 2° Rapporto Censis-Assogestioni “Gli italiani e la finanza sostenibile, per andare oltre la pandemia”, presentato al Salone del Risparmio, un’indagine realizzata su un campione nazionale rappresentativo di 1.000 italiani maggiorenni.
L’87% degli italiani dichiara di sapere cosa sia la sostenibilità, il 26,2% in modo preciso ed il 60,8% a grandi linee, e questo grazie al tam tam dei media. Le persone che dicono di avere una precisa cognizione del tema sono soprattutto i giovani (tra i quali la percentuale è del 33,4%), i laureati (42%), i dirigenti (54,8%).
Tra coloro che dichiarano comunque di avere una certa conoscenza della sostenibilità emerge che il tema è una priorità per il 68,1% (e la percentuale sale al 73,7% tra i laureati); per il 28,9%, invece, è importante ma le priorità sono altre, un’opinione curiosamente più diffusa tra i giovani (31,9%) rispetto ad adulti (30,5%) e anziani (23%); solo per una quota residuale dell’1,9% la sostenibilità non è una priorità, e l’1,1% non ha una opinione precisa in merito.
Per molto tempo, la sostenibilità è stata sinonimo di idealismo ed è stata appannaggio soprattutto degli ambientalisti, mentre i più scettici la consideravano un valore in grado di produrre regressione economica e riduzione del benessere. Una narrativa che nel tempo è cambiata: oggi viene percepita non come un meccanismo per ridurre il benessere materiale, ma per qualificarlo. E la ricerca della sostenibilità viene perseguita non attraverso concetti quali la “decrescita felice” e il ritorno alla scarsità per non inquinare, ma attraverso soluzioni che consentano a tutti di vivere meglio, tutelando salute e ambiente a parità di benessere economico. Anche la pandemia ha giocato un ruolo su questa nuova consapevolezza, accendendo i riflettori anche sugli aspetti sociali.
Il 76,6% degli italiani, infatti, ritengono che se l’ambiente e la società si degradano anche i loro investimenti ne risentiranno. E la percentuale sale all’82,9% tra gli alti redditi, al 79,9% tra i laureati, al 77,2% tra i giovani. In tale contesto, il 63,9% degli italiani percepisce gli investimenti Esg come una opportunità per investire bene i propri risparmi e praticare valori che ritengono importanti. Tra i maggiori interessati a tali strumenti ci sono giovani (68,9%), laureati (67,8%), imprenditori e lavoratori autonomi (80,1%) e dirigenti (76,5%).
Il 63,4% degli italiani dichiara di aver sentito parlare di prodotti Esg, soprattutto i giovani (68,4%) ed i laureati (71,9%), ma continua a esserci una domanda latente di buona informazione per rendere meno generica la cultura sociale della sostenibilità e quella relativa ai prodotti finanziari sostenibili. Anche perché oltre la metà degli italiani (52,5%) dichiara che, se gli fosse proposto di investire in prodotti Esg, sarebbe interessato; e accanto a un 29,4% di persone che non sono interesse, c’è una percentuale di italiani incerti pari al 18%. In generale, gli investimenti Esg sono considerati come prima scelta di investimento da laureati, professionisti e imprenditori, gruppi sociali a più elevato capitale culturale e, in parte, con maggiore disponibilità economica.
Per quanto riguarda i singoli fattori di sostenibilità che afferenti ai criteri Esg, il 52,1% degli italiani indica come prioritario l’ambiente, perché c’è una conoscenza più profonda degli effetti del cambiamento climatico, e di quali siano i costi sociali della mancata sostenibilità ambientale; seguono in ordine di importanza il fattore sociale (26,2%) e la governance aziendale (21,7%). Per quanto riguarda invece le varie tipologie di investimento Esg, tra coloro che sono interessati il 37,8% preferirebbe investimenti in fondi comune di investimento, il 33% in titoli di stato di Paesi emergenti, il 31% green e social bond, il 30% sottoscriverebbe polizze assicurative.
Se da una parte la sostenibilità è ormai entrata nel lessico dei risparmiatori, sottolinea la ricerca, dall’altra è evidente la necessità di una fase nuova di comunicazione puntuale, mirata ai risparmiatori sui temi Esg per radicarne i valori nella cultura collettiva. In questo contesto assume particolare importanza la consulenza, perché la scelta di investire i propri soldi “non è mai il portato di mode socioculturali del momento, ma è l’esito di un severo scrutinio delle opportunità reali”, ed è quindi influenzata dall’attività di advisory dei professionisti di cui i risparmiatori si fidano.
Gli italiani, spiega ancora la ricerca, vogliono ormai avere informazioni precise su ciò che acquistano, e lo stesso vale anche per i prodotti finanziari. “La trasparenza per gli italiani è una priorità che va perseguita con strumenti appropriati”, si legge nello studio, e non a caso per l’84,6% ci vorrebbero a livello europeo regole, marchi (ad esempio un “bollino”) che consentano agli investitori di identificare rapidamente e in maniera chiara gli investimenti Esg.
Oltre alla trasparenza, serve anche una “spintarella gentile”: l’81,2% degli italiani pensa che per promuovere gli investimenti sostenibili occorrano benefici fiscali pensati appositamente per i prodotti Esg, con valori che arrivano all’85,1% tra gli alti redditi e all’85,3% tra i laureati .
Per il 72,5% degli italiani in questa fase la consulenza finanziaria è strategica per promuovere una finanza più sostenibile. Il dato sale tra gli alti redditi (84,8%), i laureati (76,9%) e risparmiatori abituali (78%). Questo anche perché i consulenti non sono percepiti come promotori di prodotti, ma come interlocutori in cui avere fiducia, da ascoltare per ricevere soluzioni affidabili.
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