Inflazione e investimenti: istruzioni per l’uso
La fiammata dei prezzi preoccupa i mercati. Mfs Im fa il punto sulle possibili conseguenze per investitori obbligazionari e azionari e spiega come proteggersi
6 min
Archiviato un settembre difficile, gli investitori azionari si chiedono ora dove i timori per l’aumento dell’inflazione, per l’avvio del tapering negli Usa e per le turbolenze cinesi porteranno gli indici da qui a fine anno. Per la maggior parte dei gestori però l’alta volatilità e il rallentamento della crescita economica non comprometteranno le performance degli asset di rischio e il value in particolare proseguirà la sua corsa grazie soprattutto ai titoli energetici e finanziari.
“I settori value sono di nuovo in testa alle classifiche, con il comparto energetico che sta registrando un andamento molto solido traendo vantaggio dall’aumento dei prezzi dell’energia”, osservano James Beaumont e Nuno Teixeira di Natixis Investment Managers Solutions, che fanno notare come il segmento dei finanziari viaggi ad un livello di poco superiore allo zero ma ha sovraperformato il mercato, mentre i titoli quality, tornati in auge durante l’estate, hanno vissuto una fase di sofferenza e sono rimasti indietro.
Per i due esperti il contesto economico rimane comunque nel complesso positivo, poiché le campagne di vaccinazione nei mercati in via di sviluppo dovrebbero evitare ulteriori misure di contenimento e la posizione accomodante in materia fiscale e monetaria dovrebbe essere conservata. “Le sorprese economiche positive hanno rallentato il loro ritmo, lasciando intendere che di fatto avremmo ormai potuto aver superato il picco di crescita e si inizia a parlare di timori legati alla stagflazione – affermano -. Tuttavia, riteniamo che, nonostante il rallentamento in termini di crescita economica, la traiettoria rimarrà ad un livello elevato e sostenuto, sostenendo così gli asset di rischio. Le stime degli utili per il 2021 e il 2022 rimangono elevate e vengono anche costantemente riviste al rialzo”.
Proprio sulle previsioni degli utili si sofferma Michele Morganti, senior equity strategist di Generali Investments, a detta del quale la stagione di reporting del terzo trimestre vedrà un ritorno alla normalità dopo gli eccessi positivi degli ultimi 5 trimestri. “Alcuni risultati e indicazioni saranno influenzati negativamente dal rallentamento macro, dai colli di bottiglia nelle catene di produzione e dai costi di input più elevati – sostiene -. Detto questo, sebbene le società stiano fornendo indicazioni in calo per gli utili futuri, attualmente tali indicazioni rimangono al di sopra della media storica. Inoltre, analogamente al secondo trimestre, anche i pre-annunci positivi netti per il terzo sono buoni”.
Dall’inizio di settembre, gli analisti sono già diventati piuttosto cauti, riducendo sensibilmente le loro aspettative per il trimestre. Tuttavia, per Morganti la fiducia delle imprese ancora a livelli elevati e il forte incremento registrato dai margini di profitto offrono spazio per sorprese positive in linea con la media storica, sebbene molto inferiori rispetto alla media degli scorsi trimestri (5% vs 15-20%). E le prime 35 aziende statunitensi che hanno pubblicato i risultati confermano tale tendenza.
“La decelerazione dello slancio macro al rialzo e l’aumento dei costi di input potrebbero causare revisioni negative successivamente alla reporting season del terzo trimestre, che prevediamo essere complessivamente buona – afferma -. Pertanto, rimaniamo al di sotto del consenso del 4,5% e del 6,5%, rispettivamente per il 2022 ed il 2023 (media tra Usa ed Unione Europea), avendo un certo margine per assorbire future revisioni negative degli utili senza influire sul nostro obiettivo di fair value. La stima prudente per quest’ultimo indica un rendimento totale del 5-6% nei prossimi 12 mesi. I rischi mantengono tali obiettivi potenzialmente più volatili rispetto al passato, ecco perché abbiamo recentemente abbassato ulteriormente la nostra posizione di Overweight sull’azionario”.
Insomma, le valutazioni sono elevate e numerosi rischi potrebbero pesare sui mercati, ma per Beaumont e Teixeira di Natixis Im Solutions la buona crescita degli utili dovrebbe continuare a spingere il mercato al rialzo con il miglioramento dei ricavi e dei margini su scala globale. “In questo contesto – sottolineano -, abbiamo mantenuto un orientamento rialzista, ma abbiamo ridotto il nostro posizionamento di sovrappeso sulle azioni in generale, mantenendo una preferenza a favore dei titoli ciclici. La crescita sostenuta e le valutazioni più basse dovrebbero favorire settori come quello finanziario e dell’energia. Stiamo inoltre prestando attenzione al mercato cinese, dove il giro di vite di natura normativa e la storia di Evergrande hanno pesato sul mercato e potrebbero aprire punti di ingresso interessanti”.
In particolare, secondo Marco Pirondini e Alec Murray, rispettivamente head of equities Us portfolio manager e client portfolio manager equities di Amundi, è il momento di puntare su i titoli value a stelle e strisce, che ora scambiano con il livello di sconto più elevato rispetto ai titoli growth dal 1999. Il calo dei contagi da Covid-19, la ripresa economica su larga scala, le prospettive di tassi di interesse più elevati e il ritorno delle pressioni inflazionistiche persistenti dovrebbero infatti contribuire a colmare il divario di valutazione.
“Il contesto economico e finanziario si sta spostando a favore del value rispetto al growth – assicurano -. In particolare, gli investitori dovrebbero evitare i titoli hyper-growth con elevati price-to-earnings, poiché tassi di interesse più elevati significano un tasso di sconto più elevato, che riduce il valore attuale netto dei flussi di cassa futuri per i titoli growth”.
Gli investitori hanno quindi una seconda possibilità di sfruttare le opportunità nell’ambito del value. “Riteniamo – aggiungono Pirondini e Murray – che ciò si ripercuoterà meno sulla componente ciclica dei titoli value, come avvenuto nella prima ondata di rialzo, e più sui settori dell’energia e finanziari, che dovrebbero beneficiare dell’aumento dell’inflazione, del trend al rialzo dei prezzi delle materie prime e di un contesto di tassi di interesse in aumento”.
Inoltre il value Esg è la combinazione migliore per investire negli Esg improvers. “Attualmente gli Stati Uniti seguono in ritardo gli altri Paesi nell’adozione di pratiche Esg. Tuttavia, ci sono evidenze che le aziende statunitensi stanno colmando questa lacuna e offrono interessanti opportunità di investimento in società value che stanno migliorando il loro profilo Esg”, concludono.
.
Vuoi ricevere ogni mattina le notizie di FocusRisparmio? Iscriviti alla newsletter!
Registrati sul sito, entra nell’area riservata e richiedila selezionando la voce “Voglio ricevere la newsletter” nella sezione “I MIEI SERVIZI”.