Lussemburgo come destinazione post-Brexit: il video della Investment Association
Lo ha finanziato l’agenzia per lo sviluppo del centro finanziario del Granducato. Non ci sarebbero attualmente altri paesi ad aver beneficiato di un’iniziativa simile
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Con oltre € 3.740 miliardi di patrimonio gestito a fine dicembre 2016, il Lussemburgo è il secondo centro finanziario a livello mondiale, dopo gli Stati Uniti, e il primo in Europa, per la domiciliazione di fondi d’investimento.
Dopo aver costruito il suo successo intorno ai fondi UCITS, nel corso degli ultimi cinque anni il Lussemburgo ha consolidato la propria posizione di vertice anche come centro di eccellenza per prodotti d’investimento alternativi, che oggi rappresentano più della metà dei fondi autorizzati dall’autorità di controllo lussemburghese.
Con l’entrata in vigore nel 2013 della direttiva europea sui fondi alternativi (AIFMD), la riforma del diritto commerciale e la legge di luglio 2016 che ha istituito i fondi alternativi riservati (RAIF), il Granducato si è definitivamente consolidato sulla scena mondiale come attore di primo piano nel panorama degli investimenti alternativi internazionali.
Gestori affermati, tra i quali anche molti italiani, utilizzano la piattaforma alternativa lussemburghese, principalmente nella forma degli Specialised Investment Fund (SIF), o delle Società d’Investimento di Capitale a Rischio (SICAR) o dei RAIF, per ampliare la propria gamma di prodotti, attirare e sviluppare nuovi investitori e strutturare in modo efficiente opportunità di business.
L’Italia ha da sempre un rapporto privilegiato con il Granducato di Lussemburgo; quest’ultimo oggi, grazie alle competenze presenti in termini di consulenti e fornitori di servizio, oltre alla rinomata flessibilità nella strutturazione di veicoli d’investimento, è utilizzato da gestori italiani e internazionali per investire nel Belpaese.
Le tendenze dell’ultimo periodo vedono, in particolare, due settori dell’industria italiana essere oggetto di attenzione da parte di gestori e investitori: l’investimento o co-investimento private equity in piccole e medie imprese con forte potenziale di espansione in settori tipici dell’eccellenza italiana (soprattutto nella moda, manifattura e lusso), ed il settore dei crediti deteriorati (Non Performing Loans – NPL).
Se il fenomeno dell’investimento in crediti deteriorati era soprattutto appannaggio di grosse realtà estere che compravano portafoglio di NPL da istituti bancari in difficoltà, ultimamente si è evidenziata la tendenza degli investitori a cercare competenze locali, in grado di garantire un buon livello di conoscenza del sottostante, nonché della legislazione del mercato di riferimento. Sempre piu’ advisor esteri studiano la possibilità di fare partnership con gestori italiani capaci di garantire una copertura dell’industria sia dal punto di vista tecnico-giuridico, che da quello relazionale con le banche italiane desiderose di liquidare i loro pacchetti di NPL.
Lussemburgo con la propria piattaforma di fondi d’investimento rappresenta il crocevia d’incontro tra le necessità degli advisor internazionali di strutturare i propri prodotti in una giurisdizione conosciuta, stabile dal punto di vista economico e politico, con quelle dei gestori italiani desiderosi di ampliare i confini della propria attività. Con sempre maggior frequenza poi si assiste anche alla richiesta da parte degli stessi investitori, siano essi internazionali o istituzionali, di fare ricorso a veicoli lussemburghesi per la strutturazione delle operazioni d’investimento.
Tutto cio’ rafforza il convincimento di molti operatori di mercato che il Lussemburgo sia di per sé un brand sinonimo di qualità e affidabilità riconosciuto a livello internazionale tra gli attori dell’industria finanziaria (gestori ed investitori).