Anasf, congresso e elezioni online
Dal 29 giugno al 1° luglio, l’XI congresso nazionale dell’associazione da cui uscirà il nuovo presidente
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A fine mese si terrà il Congresso Nazionale Anasf per la relazione finale del presidente uscente Maurizio Bufi, l’elezione dei nuovi organi esecutivi e la discussione delle mozioni proposte dai delegati.
Mentre aumenta l’attesa nel mondo dei consulenti finanziari abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con un veterano della professione, Francesco Priore, guru della consulenza finanziaria in Italia e fra i fondatori dell’Associazione nazionale nel 1977. Con lui, ripercorriamo le tappe salienti di quel percorso che da allora ha visto i cf protagonisti della storia finanziaria del Paese e compagni di viaggio di tutti i risparmiatori italiani sino ai giorni nostri.
Il ruolo di Anasf nei prossimi anni è e sarà quello che è stato fin dal principio, vale a dire garantire ai consulenti finanziari e ai loro clienti la massima professionalità e trasparenza del servizio di consulenza finanziaria. Noi consulenti siamo una delle poche categorie in Italia che ha chiesto e poi ottenuto la regolamentazione della propria attività, a dimostrazione dell’impegno dell’Associazione per i professionisti che la sostengono ma soprattutto per i clienti e risparmiatori che ricevono il servizio.
Prima che fosse istituito l’Albo la professione seguiva l’andamento della Borsa: quando i mercati salivano aumentavano pure il numero di consulenti e quando, viceversa, le Borse andavano giù diminuivano i cf. Come ho già detto, l’Albo è stato istituito a garanzia non di noi operatori, bensì dei clienti perché nel momento stesso in cui ricevono un cf iscritto all’Albo in casa sanno che è certificato, poiché ha superato una prova abilitativa, ed è un professionista vigilato per cui esiste anche una tutela legale e di tipo giuridico per il risparmiatore. In pratica con l’Albo si è passati dalla vendita dei prodotti ad una vera consulenza. È così che si è stabilizzato il mercato dei consulenti finanziari, da allora in costante crescita.
A mio avviso è stato un mandato con tanti successi. Il più grandi durante questi 8 anni è stato appunto quello di arrivare a un organismo unico per tutte le categorie di cf. Già dal 2013 Bufi chiese l’istituzione dell’Albo unico che ribattezzò la “Casa della consulenza”. Grazie all’iniziativa di Anasf oggi sono ricompresi nell’Albo Ocf anche i professionisti autonomi che altrimenti non avrebbero avuto né i numeri né la forza necessaria per costituire da soli un organismo che regolamentasse la loro attività. L’altro grande merito di Bufi è quello di aver aumentato l’autorevolezza di Anasf a livello istituzionale grazie a un’efficiente opera di moral suasion con Authority, politica e mondo istituzionale in generale anche a livello europeo. Ultimo ma non per importanza l’ideazione e realizzazione di Consulentia – sia nella versione nazionale di Roma sia quelle territoriali – che ormai è una delle due manifestazioni di punta del settore in Italia.
Per prima cosa il ricambio generazionale della professione, forse una delle poche cose mancate negli ultimi anni. L’Associazione deve fare di più affinché gli attuali professionisti del settore in Italia trasferiscano il bagaglio di esperienze e competenze ai più giovani. Una cosa di cui si parla da tempo e che all’estero è già realta, per esempio, sarebbe l’istituzione di corsi di laurea ad hoc per diventare dottori patrimonialisti. Vorrei sottolineare che fare formazione è molto diverso dal fare educazione finanziaria. Noi dobbiamo formare figure professionali competenti, è di queste che hanno bisogno gli italiani, non di educazione finanziaria.
Al di là dei cinque o sei concetti fondamentali come ad esempio quelli di diversificazione dei rischi, orizzonte degli investimenti eccetera, che bisogno c’è di ostinarsi ad acculturare i risparmiatori? Non mi risulta si faccia educazione sanitaria in giro per il Paese o si studino le composizioni dei medicinali, per queste cose ci sono medici e chimici. Allo stesso modo del chimico per l’aspirina, il gestore è il responsabile della composizione del fondo, ma non si può pensare che il risparmiatore finale conosca le composizioni degli oltre 30.000 prodotti distribuiti in Italia.
Penso che non ci sia assolutamente competitività fra i diversi modelli di prestazione dei servizi finanziari. Al di là dell’oggetto in questione, ritengo che la pubblicità comparativa non sia mai un buon sistema di proporsi a livello commerciale. Se sono migliore è il mercato che me lo deve riconoscere. Il presidente Bufi ha fatto bene a fare delle precisazioni, ma preferibilmente io ho sempre evitato di fare delle polemiche con gli amici e colleghi autonomi e continuerei a non farne. Torno alla metafora sanitaria: se ho un male posso scegliere di andare in un grande ospedale dove pago la prestazione che ricevo all’ospedale stesso, non al medico che mi riceve. Diversamente, posso liberamente scegliere di affidarmi al luminare privato, però è una mia scelta e in nessun caso ho la garanzia che un servizio sia migliore dell’altro. Le qualità professionali non stanno nella forma del pagamento alla prestazione. Certo è che in un grande ospedale ci sono una serie di attrezzature che difficilmente posso trovare in un ambulatorio privato.
Assicurazioni, banche dati, sistemi informativi e quant’altro. Tutte strumentazione che per un singolo o più professionisti rappresentano un carico enorme da sopportare.
A livello di temi non faccio previsioni, saranno quelli designati dal congresso ed è il congresso che attraverso le mozioni decide quelle che dovranno essere le attività future del presidente e del comitato esecutivo. In passato direi che ha sempre funzionato bene. In Anasf c’è sempre stato un confronto dialettico duro ma poi si è sempre raggiunta unanimità nelle scelte. Questo è il modo in cui è governata Anasf e direi che grossi sbagli non sono stati fatti, abbiamo sempre centrato i giusti obiettivi.