Cresce il private banking e Aipb dà la ricetta salva-economia
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Sarà per la tradizionale propensione a investire con un’ottica di medio-lungo termine o anche per i rapporti più stretti con i consulenti, ma sta di fatto che finora i clienti del private banking hanno reagito con più freddezza degli altri alle turbolenze esplose con la pandemia di coronavirus, che hanno coinvolto anche i mercati finanziari. Uno scenario che ha permesso loro di non perdere opportunità di rendimento e che proietta il settore verso una crescita del mercato servito a fine 2020. Con un trend che dovrebbe proseguire anche nel biennio a venire, per arrivare nel 2022 a quota 986 miliardi di euro. Tendenze e numeri sono stati presentati nel corso della XVI edizione del Private Banking Forum, appuntamento annuale di Aipb.
Va detto che la crisi ha rafforzato la classica tendenza delle famiglie a parcheggiare la liquidità sui conti correnti.”Il fenomeno di eccesso di liquidità sui conti correnti non è solamente italiano ma è europeo. Negli ultimi trimestri il tasso di risparmio delle famiglie, non solo quelle italiane ma nel contesto più allargato, è aumentato in maniera significativa, è quasi raddoppiato”, ha dichiarato il presidente di Assogestioni, Tommaso Corcos. “E questo accade – ha aggiunto – principalmente per due motivi. Il primo è legato all’incertezza della crisi e quindi in contesti così difficili chi può risparmia in modo significativo. Poi c’è un secondo elemento e riguarda i tassi d’interesse che sono quasi a zero. Quindi quella porzione di investimento che andava allocata sulle obbligazioni ha visto un ridimensionamento. Oggi – ha proseguito Corcos – si stanno creando delle opportunità, ci sono dei settori e delle aziende che riescono a sistemarsi e adattarsi al nuovo scenario. Quindi, in momenti come questi, è importante approfittare anche delle volatilità che si vengono a realizzare tenendo presente quello che è l’obiettivo principale del proprio investimento”.
Francesco Maietta, direttore di ricerca del Censis, ha presentato gli esiti di uno studio condotto per Aipb, “Investire nel futuro dell’Italia oltre il Covid-19”, dal quale è emerso infatti che il 66,6% degli italiani è profondamente in ansia per le incertezze del periodo e la quota è elevata (62,6%) anche tra i benestanti.
La clientela del pb, ha spiegato Maietta, ha depositi sui conti correnti per quasi 170 miliardi di euro, all’incirca il 10% di tutta la liquidità che fa capo alle famiglie italiane. “C’è una forte propensione all’autotutela: c’è la consapevolezza che lo Stato non potrà continuare a lungo con i ristori e quindi ci si attrezza da soli”. Oltre ad aumentare i risparmi, il Censis rileva un interesse crescente verso la sanità integrativa.
Secondo quanto rileva il rapporto, i benestanti nel nostro Paese – cioè le persone con un patrimonio finanziario superiore a 500.000 euro – sono 1,5 milioni e detengono un patrimonio finanziario complessivo di 1.150 miliardi di euro, aumentato del 5,2% negli ultimi due anni: una cifra pari a tre quarti del Pil del Paese atteso nel 2020. Il 75% di loro si dice pronto a finanziare con i propri capitali privati investimenti di lungo periodo per la rinascita economica dell’Italia dopo il Covid-19. Il 71% consiglierebbe a parenti e amici di investire in aziende italiane. Solo il 18% teme l’introduzione di una tassa patrimoniale. Il rapporto rileva inoltre come persuadendo la classe agiata a tenere in forma liquida solo una quota fisiologica del proprio portafoglio, pari al 7% (oggi invece è superiore al 15%), sarebbero immediatamente disponibili 100 miliardi di euro da investire nell’economia reale.
E, in effetti, nella crisi attuale, per il 46,6% degli italiani la ricchezza privata, se ben gestita, può rappresentare una opportunità preziosa per il Paese. Una buona finanza, che trasferisca fondi dal portafoglio dei risparmiatori abbienti verso strumenti di investimento nell’economia reale, è possibile per l’84,9% degli italiani, necessaria per l’87,4%. Ma ci vogliono professionisti in grado di guidare i risparmiatori verso queste scelte: per il 91,7% degli intervistati è importante che ci siano professionisti in grado di parlare alla mente, al cuore e al portafoglio dei benestanti, cioè consulenti capaci di convincerli a “investire italiano”.
In merito alla gestione del loro patrimonio, per il 66,7% dei benestanti è opportuno investire nelle imprese dell’economia reale. Per l’87,5% la priorità è investire in coperture assicurative per la salute, la vecchiaia, l’educazione dei figli. Del resto, la prudenza si accompagna a una crescente consapevolezza che per cercare rendimento occorre uscire dalle asset class tradizionali. “Oggi il mercato ha maggiori opportunità d’investimento rispetto a qualche anno fa e meno correlate tra loro. Questo è importante, dato che tenere i soldi sul conto corrente significa perdere ricchezza in termini reali”, ha sottolineato Andrea Ragaini di Banca Generali, che ha parlato come membro del comitato direttivo e del cda di Aipb.
“La pandemia ha alimentato la consapevolezza generale che il risparmio è un valore, ma se non viene indirizzato verso buoni investimenti rischia di inaridire e da risorsa vitale rischia di trasformarsi addirittura in freno all’economia”, ha osservato il presidente di Aipb Paolo Langè.
Per poi aggiungere che “all’inizio di quest’anno incertezza e paura per il futuro hanno fatto crescere liquidità e depositi, e contrarre il risparmio gestito e amministrato. I portafogli della clientela private sono stati i più colpiti perché esposti ai mercati finanziari più di quanto non lo siano i risparmi delle famiglie retail, composti per oltre il 50% da depositi bancari”. A partire da aprile è però arrivata la svolta: “I clienti sono tornati a investire andando a cogliere le opportunità presenti nei mercati e riportando i depositi su livelli più fisiologici”.
Secondo uno studio condotto dall’associazione insieme a Prometeia, la sostanziale tenuta dei mercati finanziari negli ultimi mesi, insieme alla mente fredda di tanti clienti private faranno crescere a fine anno il mercato italiano del private banking a quota 908 miliardi, 25 in più rispetto al 2019. Il trend di crescita è destinato a proseguire arrivando a 950 miliardi nel 2021 e a 986 nel 2022. A questo proposito va precisato che le analisi di Aipb sono relative al mercato servito dalle strutture private, il che significa che non necessariamente la crescita sarà frutto di nuova ricchezza (maggiori risparmi o risultati degli investimenti), ma potrebbe anche essere il risultato di gestioni che passano dalle strutture generaliste delle banche a quelle specializzate nell’affiancare la clientela facoltosa.
Una spinta ulteriore è attesa dalla crescita degli investimenti alternativi, che promettono rendimenti interessanti anche se a fronte di una minore liquidità. Un rischio che la clientela facoltosa, grazie alla maggiore disponibilità di denaro e alla consulenza specialistica di cui gode, può correre.
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