Gli italiani si confermano risparmiatori, ma crescono gli investimenti
Acri-Ipsos: aumenta la propensione al risparmio in funzione anti imprevisti. Il 60% preferisce ancora la liquidità ma salgono voglia di investimenti e propensione al rischio
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Il risparmio come benzina per il motore della ripresa dell’Italia. Mai come quest’anno l’importanza di convogliare verso l’economia reale i soldi degli italiani fermi sui conti correnti è stata al centro della Giornata Mondiale del Risparmio, alla sua 97esima edizione. Una ricorrenza, come sottolineato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, caratterizzata finalmente “da una ripresa dei ritmi produttivi e dei consumi delle famiglie, alle quali è associata una ripresa degli impieghi”. Per questo, secondo il capo dello Stato, “il miglior clima di fiducia potrà contribuire a mobilitare rapidamente una preziosa risorsa, come quella del risparmio delle famiglie, tutelata dalla Costituzione, contribuendo alla ripartenza”.
Per il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, uno dei modi per far sì che il risparmio fermo nei depositi bancari, salito con la pandemia di 200 miliardi, vada alle imprese tricolori è “ampliare l’offerta di strumenti finanziari attraverso l’emissione di più obbligazioni e strumenti liquidi delle nostre aziende”. A questo proposito il numero uno di via Nazionale ha anche rivolto un appello ai fondi comuni di cui, ha sottolineato, “solo una piccola parte finanzia le imprese residenti”. Nonostante ci siano “modesti progressi” nell’aumento del valore delle obbligazioni delle aziende italiane, questo resta infatti ancora troppo “basso nel confronto internazionale”, ha spiegato.
Quanto ai finanziamenti bancari alle imprese, il governatore ha spiegato che quelli con un significativo aumento del rischio di credito sono saliti del 40% dalla fine del 2019 e per questo la Banca d’Italia sta sollecitando gli istituti “a continuare a valutare attentamente le prospettive delle imprese affidate e ad effettuare accantonamenti prudenti e tempestivi”. “La qualità dei prestiti bancari non ha finora risentito della crisi, anche grazie alle misure di sostegno e alla ripresa dell’attività economica”, ha osservato, precisando però che lo scarso ricorso al mercato dei capitali da parte delle imprese ne ostacola il rafforzamento patrimoniale e le espone al rischio di squilibri nella struttura finanziaria.
Per ciò che riguarda la ripresa, che vede quest’anno una crescita superiore al previsto attorno al 6% e un debito/Pil in riduzione, il banchiere centrale ha avvertito che l’Italia è ancora “fortemente dipendente dal mantenimento di un sostanziale sostegno da parte delle politiche economiche che, rispetto alla fase di emergenza, può essere più mirato e soprattutto volto a stimolare il potenziale di offerta dell’economia”. Anche il sostegno della Bce non è per sempre. “Non è possibile contare su un onere del debito mantenuto indefinitamente sugli attuali eccezionalmente bassi livelli”, e per questo, “per evitare il riproporsi dei rischi di instabilità sperimentati in passato, superata la crisi sarà necessario accelerare il rientro, anche ricostituendo adeguati avanzi primari”, ha avvertito.
A questo proposito il governatore è tornato a insistere sul fatto che l’Unione europea dovrebbe dotarsi di una capacità di bilancio emettendo debito comune. E, per garantire in tempi rapidi liquidità e spessore al mercato di questo nuovo strumento, ha lanciato l’idea di “una gestione comune di una parte dei debiti dei singoli paesi attraverso un fondo di ammortamento che ritirerebbe gli strumenti nazionali emettendo titoli europei”, includendo “almeno il debito contratto da tutti i Paesi membri negli ultimi due anni per far fronte agli effetti della Pandemia”.
Anche il ministro dell’Economia, Daniele Franco, si è soffermato sui tassi. “Occorre essere pronti a una fase di aumento, che inevitabilmente accadrà nei prossimi anni, e qui occorre riacquisire avanzi primari come era prima del 2019” ha scandito, pur sottolineando che nel breve termine l’intonazione della politica di bilancio rimarrà espansiva.
Il titolare di via XX Settembre ha poi puntato l’attenzione sui dettagli della prossima manovra, dalle misure contro il caro-bollette al taglio da 8 miliardi del cuneo fiscale, sottolineando in particolare la spinta agli investimenti e le garanzie per le pmi. “Con la legge di bilancio stiamo di nuovo aumentando gli investimenti, specie negli anni dopo il Pnrr, con ulteriori 70 miliardi al 2026. Inoltre il Fondo sviluppo e coesione verrà accresciuto di ulteriori 23 miliardi da qui al 2030”, ha annunciato, ricordando anche il rifinanziamento del programma industria 4.0. Ci saranno inoltre tre miliardi per prorogare il programma delle garanzie erogate dal fondo per le piccole e medie imprese, assicurando una transizione graduale verso il post-pandemia.
Infine l’altro grande attore del mondo del risparmio: le banche. A far da portavoce il presidente Abi, Antonio Patuelli, che nel suo intervento ha evidenziato con forza come l’Italia debba essere più competitiva nell’attrarre risparmi e investimenti per rafforzare e prolungare la ripresa. A questo fine, per il banchiere, è necessario “distinguere fiscalmente gli speculatori dai risparmiatori ‘cassettisti’ e diffondere l’azionariato popolare, rafforzando le radici e la solidità anche prospettica delle imprese”.
Anche lo Stato avrebbe vantaggi da maggiori investimenti del risparmio, secondo Patuelli. “Oggi incassa somme irrisorie dalla tassazione al 26% della liquidità depositata nei conti correnti che, con i tassi europei negativi, mediamente in Italia maturano lo 0,02% annuo di interessi lordi. Non sono dogmi i livelli di pressione fiscale definiti in tempi ormai lontani, molto prima della pandemia. Più tutela del risparmio, più equità e più lotta all’evasione sono ingredienti decisivi per una prolungata cospicua ripresa”, ha detto.
Quanto agli istituti, questi devono affrontare la complessa fase successiva alle moratorie e “prevedere prudenzialmente la crescita dei crediti deteriorati che non va sottovalutata o sopravvalutata, anche per non alterarne il mercato”, ha affermato Patuelli. Ma attenzione, ha concluso: le banche “non debbono essere costrette a svendere i deteriorati con scadenze troppo ravvicinate e rigide”.
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