Tra Usa e Cina è tregua commerciale, ma solo per 90 giorni
4 dicembre 2018
di LAURA MAGNA
3 min
La strada per un accordo duraturo è ancora lunga, ma nel frattempo, secondo i gestori, ne giovano l’economia del Celeste Impero e le Borse emergenti
Borse asiatiche e future Usa in rapido rialzo dopo che Donald Trump ha concesso 90 giorni di tempo alla Cina per trovare un accordo prima di procedere ad aumentare al 25% i dazi su 200 miliardi di dollari di prodotti cinesi. Così ha dichiarato nella conferenza stampa dopo la tregua siglata con il presidente cinese Xi Jinping, mettendo nella giusta prospettiva questa pace molto temporanea.
E tuttavia, “l’incontro tra i due presidenti, in occasione del G20 a Buenos Aires, si è concluso con un esito migliore delle attese, che eviterà un’escalation della trade war all’avvio del nuovo anno”, sintetizza Keith Wade, chief economist & strategist di Schroders, che tuttavia si dice scettico riguardo alle “prospettive di un accordo di lungo termine su questioni quali i diritti sulla proprietà intellettuale” e si aspetta “che più avanti nel 2019 le ostilità riprendano”. La recente tregua potrebbe dunque essere una mossa tattica che cerca di stemperare il risultato delle elezioni di mid-term, da cui Trump è uscito comunque indebolito.
“Di certo – continua Wade – questi sviluppi riducono l’impatto immediato dei dazi più elevati del 2019 sull’inflazione, il che a sua volta potrebbe aiutare la Federal Reserve a mettere in pausa i tassi. Inoltre, anche le aziende saranno sollevate dal fatto di non dover affrontare un’ulteriore escalation nei costi alle importazioni. Entrambi questi fattori sono positivi per l’economia, che dovrebbe perdere slancio l’anno prossimo, man mano che gli stimoli fiscali scemeranno”.
Gli effetti saranno positivi in particolare per la Cina. “Le tensioni commerciali nei mesi scorsi avevano innescato una correzione nell’azionario cinese. Ora il loro stemperarsi arginerà eventuali ulteriori perdite”, secondo Raymond Ma, gestore di Fidelity International, che stima l’impatto del rialzo dei dazi al 25% tra tre mesi in un’erosione dello 0,7% del Pil cinese nel 2019, rispetto al -0,5% atteso oggi con i dazi al 10%.
“In precedenza, Trump aveva prospettato l’ampliamento della platea di applicazione su altri prodotti cinesi per un controvalore di 267 miliardi di dollari. Ma la recente volatilità del mercato azionario, il persistente inasprimento attuato dalla Federal Reserve e i grandi volumi di invenduto dei germogli di soia statunitensi un tempo destinati alla Cina potrebbero aver suggerito un’altra via”, ipotizza Ma, che rileva come “secondo quanto riportato dalla Casa Bianca, anche la Cina ha dato il suo contributo ai colloqui di Buenos Aires, impegnandosi ad acquistare “volumi importanti” di prodotti agricoli, energetici, industriali e di altra natura dagli Stati Uniti. I due Paesi terranno inoltre nuovi negoziati su temi quali il trasferimento di tecnologie, la proprietà intellettuale, le barriere non tariffarie, il crimine informatico e l’agricoltura”.
Più in generale, secondo Fidelity International, esiste un crescendo di opportunità sul mercato azionario cinese, “anche in virtù del calo delle valutazioni avvenuto quest’anno, mentre i consumi diventano sempre più un volano per l’economia e le imprese concentrano maggiormente l’attenzione sui rendimenti per gli azionisti”. E, anche se c’è ancora molto lavoro da fare per raggiungere un accordo onnicomprensivo, della tregua temporanea gioveranno nei prossimi mesi i mercati emergenti.
Ne è convinto Nick Payne, head of global emerging markets equities di Merian Global Investors, che spiega: “I mercati emergenti hanno affrontato tre principali venti contrari nel 2018: la Fed falco e un dollaro più forte, la guerra commerciale e l’economia cinese in rallentamento. Ora sembra che due di questi tre elementi stiano migliorando: la tregua a livello commerciale e i recenti commenti più accomodanti del Presidente della Fed Powell. Per quanto riguarda il terzo punto, le autorità cinesi hanno iniziato ad avviare una politica monetaria e fiscale più accomodante nel corso dell’estate ed è probabile che assisteremo a ulteriori stimoli prima della fine dell’anno. Ci aspettiamo che i dati economici saranno migliori nel 2019. I profitti delle società dei mercati emergenti restano soddisfacenti, anche se le valutazioni e il sentiment sono ai minimi storici. Dopo un anno complesso, forse gli investitori degli emerging possono sperare che Babbo Natale sia arrivato in anticipo per loro quest’anno”.
Sono mal riposte le speranze di un esito positivo del G20 di Buenos Aires, visto che la politica di Trump e i programmi interni della sua controparte cinese Xi Jinping, mostrano come i due Paesi restino in rotta di collisione