Sono i microchip il nuovo petrolio
Per Capital Group le vendite globali potrebbero raddoppiare a 1.000 miliardi entro il 2030. E Pimco parla di superciclo nel lungo periodo. Carmignac: “Forte domanda strutturale”
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Un settore interessato dai cosiddetti trend di crescita secolare, che può dare soddisfazioni di lungo periodo agli investitori, ma colpito in questo periodo da una grave crisi dell’offerta a fronte di una domanda che sale vertiginosamente e impatta negativamente su vari settori: cosa sta accadendo nel mondo dei semiconduttori e quali gli impatti sugli investimenti? L’industria automobilistica lamenta una carenza di chip e le conseguenti difficoltà di mantenere livelli di produzione ottimali. E la situazione dei semiconduttori sarà “estremamente tesa” fino alla fine dell’anno, prima che inizi la regolarizzazione delle forniture che è prevista nella prima metà del 2022, a detta di Jean-Marc Chéry, presidente e Ceo del produttore italo-francese del settore STMicroelectronics, che in un’intervista ha spiegato che questa crisi è in parte dovuta al percorso di elettrificazione del parco auto. Ma non solo.
“Taiwan sta attraversando la peggiore siccità degli ultimi cinquant’anni. Due terzi della capacità produttiva mondiale di semiconduttori si trova nel Paese”, spiega Chris Gannatti, Head of Research Europe di WisdomTree. “La Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC) – il più grande produttore di chip a livello globale – utilizza circa 156.000 tonnellate di acqua al giorno. United Microelectronics Corporation (UMC), un’altra azienda di chip, usa circa 31.500 tonnellate di acqua al giorno”. Inoltre, “il maltempo in Texas durante la prima parte del 2021 ha costretto Samsung a chiudere
temporaneamente due stabilimenti ad Austin. E se questo non bastasse, Renesas in Giappone è stata colpita da un terremoto a febbraio e poi da un grave incendio a marzo”, aggiunge Gannatti. Dal momento che così
tante altre aziende richiedono chip nei loro prodotti, le carenze causate da qualsiasi motivo hanno prodotto un impatto sulle aziende che hanno bisogno di chip per le loro produzioni.
Per esempio, spiega l’esperto, Ford stima che gli arresti di produzione alle sue linee F-150 potrebbero avere un impatto sull’utile lordo fino a 2,5 miliardi di dollari. General Motors (GM) ritiene che i risultati del secondo trimestre vedranno il maggiore impatto negativo a causa delle riduzioni di scorte. Apple ha notato che il calo sequenziale delle entrate normalmente sperimentato nel secondo trimestre potrebbe essere maggiore del normale, in parte a causa delle carenze di chip. Le carenze, aggiunge Gannatti, potrebbero portare a un impatto di 3-4 miliardi di dollari.
“I governi stanno prestando attenzione alla faccenda: molto sotto i riflettori il piano dell’amministrazione Biden per il miglioramento delle infrastrutture, che include risorse mirate ai semiconduttori. In generale, i Paesi percepiscono il valore di assicurare le loro catene di approvvigionamento”.
Attualmente la scarsità di semiconduttori impatta particolarmente sul settore automobilistico, “ma le aziende stanno cercando di compensare, e vediamo che, per quanto riguarda i semiconduttori, gli operatori si trovano tutti vicino alla piena capacità e al pieno utilizzo”, osserva Johan Van Der Biest, deputy Head of Thematic Global Equity di Candriam. “Possiamo notare come al momento la maggior parte dei player stia investendo nelle infrastrutture e nell’espansione della capacità, ma riteniamo che in futuro la carenza a cui già stiamo assistendo nel settore dell’automotive si allargherà ad altri settori”.
Per quanto riguarda invece la robotica, al momento non c’è davvero una grande carenza in termini di semiconduttori e la ragione principale è che nel settore non è necessario utilizzare il sistema migliore o più recente: la maggior parte dei semiconduttori utilizzati nella robotica sono ancora di buona qualità, dice Van Der Biest. “Tuttavia, alla fine anche la robotica potrebbe essere influenzata dalla scarsità di semiconduttori. Ogni qual volta che i tempi di consegna dei semiconduttori si allungano, si verificano ordini doppi. Possiamo quindi immaginare che le aziende di robot o di produttori di robot abbiano ordinato abbastanza semiconduttori, se non di più di quelli strettamente necessari, e questo gli permetterà di guadagnare un po’ di tempo”.
Per i produttori di robot, quindi, tutto questo non appare, almeno per il momento, come un fattore limitante nei processi di produzione. “Penso che il modo migliore per risolvere questo problema sia davvero investire nella capacità di produzione. Ed è quello che sta succedendo”, afferma l’esperto di Candriam. Naturalmente “dobbiamo essere ben consapevoli che investendo, o iniziando un impianto di semiconduttori da zero, ci vorranno fino a due anni prima che sia effettivamente operativo”. Questo è anche il motivo per cui i ceo di TSMC e Intel dicono che la carenza potrebbe durare più del previsto. Semplicemente perché se si vogliono installare nuove capacity, ci vorranno circa due anni prima che il sistema sia veramente operativo.
In ogni caso, tutta questa situazione è la conferma che il settore dei semiconduttori acquisisce un’importanza crescente, ed è quindi un’industria da guardare con attenzione. “Il settore dei semiconduttori ha tutte le carte in regola per trainare lo sviluppo industriale per decenni”, osserva Martin Romo, equity portfolio manager di Capital Group. “I semiconduttori sono diventati imprescindibili per le telecomunicazioni, Internet, l’analisi dei dati, l’intelligenza artificiale, le automobili e i prodotti fisici di tutti i tipi. Come la Seconda Guerra Mondiale ha segnato un balzo in avanti nella produzione di massa, penso che il Covid imprimerà nuovo slancio alle capacità dei semiconduttori”. Questa crisi lo dimostra, al punto che “i Paesi iniziano a pensare che i semiconduttori siano una risorsa strategica, un ambito da sviluppare necessariamente a livello nazionale o per il quale trovare opportunità di acquisizione di capacità produttiva”, conclude Romo.
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