Per Capital Group le vendite globali potrebbero raddoppiare a 1.000 miliardi entro il 2030. E Pimco parla di superciclo nel lungo periodo. Carmignac: “Forte domanda strutturale”
Mathews Cherian, portfolio manager di Capital Group
Forte aumento della domanda e carenza di offerta: la combinazione perfetta per un superciclo è servita ed è pronta a mettere le ali al settore dei semiconduttori. Ad esserne convinti sono numerosi gestori, che vedono nelle (poche) aziende produttrici di chip, e in quelle che forniscono le apparecchiature per la produzione, ottime opportunità di investimento. Certo, le incognite non mancano, e sono quasi tutte di natura geopolitica, ma il trend di crescita appare inarrestabile.
Secondo Mathews Cherian, portfolio manager di Capital Group, le vendite globali di semiconduttori potrebbero raddoppiare da circa 450 miliardi di dollari nel 2019 a quasi 1.000 miliardi entro il 2030. E non deve spaventare l’attuale crisi globale che, essendo il risultato di una concomitanza di eventi non strutturali, non comprometterà in alcun modo la domanda a lungo termine.
“Le più grandi aziende di semiconduttori al mondo – evidenzia – hanno già pianificato investimenti da miliardi di dollari in nuovi impianti di produzione per soddisfare la recente domanda oltre che per gestire le tensioni geopolitiche, ora che i semiconduttori sono considerati addirittura una priorità di sicurezza nazionale. Dato che Taiwan controlla la maggior parte della produzione manifatturiera di semiconduttori di fascia alta, sia gli Stati Uniti che l’Europa stanno cercando fornitori critici più vicini per accorciare le distanze geografiche”.
Geraldine Sundstrom, portfolio manager asset allocation di Pimco
Stesso ragionamento fa Geraldine Sundstrom, portfolio manager asset allocation di Pimco. “Pur aspettandoci che il collo di bottiglia dei chip si allenti un po’ nella seconda metà dell’anno, in particolare per le aziende automobilistiche, una domanda più elevata di semiconduttori è destinata a rimanere – assicura -. Nel lungo termine, ci aspettiamo un superciclo dei semiconduttori con una domanda continua da fonti tradizionali, come l’elettronica di consumo, integrata da una domanda crescente da fonti più recenti, come l’utilizzo di chip nel campo dell’intelligenza artificiale”.
Per l’esperta sono due i fattori chiave stanno guidando la carenza globale di chip: l’interruzione causa Covid delle dinamiche di domanda e offerta e, appunto, le tensioni geopolitiche in corso tra Stati Uniti e Cina. “La maggior parte dei produttori di chip cinesi si affida a software e macchinari statunitensi per fabbricare semiconduttori – chiarisce -. A seguito dell’imposizione di restrizioni governative statunitensi sulle esportazioni di tecnologia in Cina nel 2019, le aziende cinesi hanno iniziato ad accumulare scorte di chip, contribuendo alla carenza. Le importazioni cinesi di semiconduttori sono aumentate del 14,6% su base annua nel 2020 a 350 miliardi di dollari Usa, o il 2,4% del Pil, mentre i suoi investimenti in tecnologia e R&S sono cresciuti dall’1,2% del Pil nel 2019 all’1,5% nel 2020”.
“Inoltre – prosegue la Sundstrom -, le tensioni geopolitiche hanno influenzato l’appetito delle aziende tecnologiche globali a investire. Questo si è aggiunto alla carenza perché solo una manciata di fonderie avanzate può sostenere l’impennata della domanda. Oltre l’83% delle entrate globali delle fonderie è generato da aziende con sede a Taiwan e in Corea del Sud, e la concentrazione è ancora peggiore per i chip all’avanguardia”.
Per Cherian resta comunque da capire come le nuove fonderie che nasceranno in seguito agli ingenti investimenti riusciranno a trarre vantaggio dal settore nel lungo termine, motivo per cui va seguito molto attentamente ogni sviluppo in tal senso. “I processori di produzione negli Stati Uniti costeranno molto più che a Taiwan o in Corea, dove risiede la maggior parte della capacità attuale, il che potrebbe causare inefficienze di mercato – mette in guardia -. Inoltre, non è chiaro se le aziende statunitensi di semiconduttori e tecnologie, la cui produzione di chip è al momento delocalizzata in Asia, vorranno effettivamente riportare l’attività in patria”.
Per il portfolio manager di Capita Group, dopo diversi cicli di consolidamento, ogni segmento della catena di fornitura, dai progettisti, ai produttori di apparecchiature, dalle fonderie alle società di collaudo dei chip, è ormai dominato da poche realtà e con un know-how fattosi via via sempre più specialistico in ciascuno di questi ambiti, il divario concorrenziale non ha fatto che ampliarsi. “Molte di queste aziende sono ben gestite e sono abili a comprendere i modelli di domanda dei clienti. Il loro potere di determinazione dei prezzi si conferma elevato e i margini sono allettanti”, sottolinea.
Nel complesso, gli esperti ritengono che la spesa tecnologica globale sia destinata a crescere, spingendo la domanda di semiconduttori e portando il settore a una crescita superiore al trend. “Pur ritenendo che il settore sia ricco di opportunità – avverte però la Sundstrom -, suggeriamo agli investitori di tenere d’occhio alcuni rischi chiave. Il contenimento della pandemia potrebbe accelerare la ripresa dell’attività economica globale, compresa la domanda di chip automobilistici, che potrebbe prolungare la carenza di chip a breve termine. Un aumento delle tensioni tra Stati Uniti e Cina potrebbe esacerbare i problemi di approvvigionamento; la posizione politica del presidente Joe Biden nei confronti della Cina sulla tecnologia sarà fondamentale per la catena di approvvigionamento globale dei semiconduttori. Il percorso della Cina verso l’autosufficienza dei semiconduttori è un rischio a medio e lungo termine, che potrebbe cambiare profondamente il panorama competitivo. Inoltre, qualsiasi carenza di materiali e componenti potrebbe avere ramificazioni significative per il settore e altri settori che dipendono dai chip”.
Anche per Cherian, dato che i semiconduttori stanno diventando parte integrante praticamente di ogni settore e sono essenzialmente i ‘cervelli’ di molti dei beni di uso quotidiano, la loro importanza non potrà che aumentare. “Non ci resta quindi che seguire con attenzione gli sviluppi degli imperativi strategici che guidano le politiche pubbliche per capire fino a che punto intaccheranno l’efficienza e l’abilità di esecuzione di questo settore”, osserva.
Nicholas Hancock, analista di tecnologia, media e telecomunicazioni di Carmignac
Anche Nicholas Hancock, analista di tecnologia, media e telecomunicazioni di Carmignac,sottolinea come la pandemia abbia portato un aumento della domanda di pc e notebook, ma come allo stesso tempo la chiusura delle economie abbia costretto i fornitori a ridurre la capacità produttiva. “Molte aziende di semiconduttori non usciranno da questa situazione per uno o due anni e gli investitori rimangono cauti su qualsiasi segnale di una potenziale correzione ciclica. Tuttavia la domanda strutturale di semiconduttori rimane forte, poiché l’uso di tecnologie come l’intelligenza artificiale, i veicoli a guida autonoma e i servizi cloud continua a crescere”, conclude.
Amanda O’Toole, gestore fondo AXA WF Framlington Clean Economy, ci porta per mano nel mondo della sostenibilità, indicando settori, paesi e imprese leader nell’utilizzo di fonti energetiche pulite e sostenibili