Arbitro Consob, aumentano i risarcimenti ai risparmiatori nel 2020
I ricorsi all’Acf crescono del 5,6%. Accolto il 65%, risarciti 28,5 milioni. 89 gli intermediari coinvolti. Sul banco degli imputati soprattutto le informative ai clienti
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Il Covid non ferma l’attività dell’Arbitro per le controversie finanziarie, che archivia il 2020 con volumi di attività in forte crescita. Continua a salire infatti il numero dei ricorsi, pari a 1.772 lo scorso anno, in aumento del 5,6% rispetto al 2019. Una tendenza confermata anche nel primo trimestre del 2021, che con le 450 azioni registrate fa superare la soglia dei 7.500 ricorsi dall’inizio dell’operatività dell’organismo di risoluzione stragiudiziale delle controversie tra risparmiatori e intermediari, istituito presso la Consob nel gennaio 2017.
In misura ancora più marcata rispetto agli anni precedenti è cresciuta nel 2020 anche l’attività del Collegio, che ha tenuto 53 riunioni (erano state 46 nel 2019), assumendo in tutto 1.060 decisioni contro le 853 del 2019, di cui il 65% di accoglimento dei ricorsi; percentuale che fa registrare un significativo balzo del10% rispetto allo stesso dato dell’anno precedente (55% di ricorsi accolti).
Quasi raddoppiato, +81,5% rispetto al 2019, il valore complessivo dei risarcimenti riconosciuti ai risparmiatori, passati dai 15,7 milioni di euro del 2019 ai 28,5 milioni del 2020, con una media pro-capite di circa 40.000 euro. Sfiora così gli 85 milioni di euro il totale dei risarcimenti riconosciuti nel quadriennio 2017/2020.
In crescita anche il numero dei procedimenti conclusisi anticipatamente, su richiesta del risparmiatore, per il venir meno dei motivi di contenzioso: 212 lo scorso anno (+9,2% rispetto al 2019), portando così a 676 (circa il 10% del totale) il numero complessivo dei ricorsi estintisi nel primo quadriennio di attività.
In costante e positivo decremento, invece, il dato relativo ai casi di irricevibilità/inammissibilità dei ricorsi: 238 nel 2020 (-17,9%). Sommando le decisioni del Collegio, i procedimenti estintisi anticipatamente su istanza dei ricorrenti e i provvedimenti di irricevibilità/inammissibilità del Presidente, nel quadriennio 2017/2020 sono state concluse 5.270 istruttorie, corrispondenti al 75% del totale dei ricorsi ricevuti. Il consuntivo 2020 conferma e consolida alcuni trend.
Anche nel 2020 il contenzioso Acf è stato di significativo peso economico, con richieste risarcitorie che hanno sfiorato i 100 milioni di euro complessivi, portando a 400 milioni di euro il totale dei risarcimenti richiesti nel quadriennio 2017/2020. Nel range tra 10.000 e 30.000 euro si sono collocati 414 ricorsi, 286 sono state le richieste di risarcimento di valore superiore ai 100.000 euro e non rare quelle attestatesi alla soglia massima di competenza (500.000 euro). Tra i motivi di contenzioso più frequenti, quelli che riguardano la redazione del questionario di profilatura e la valutazione di adeguatezza/appropriatezza.
Da segnalare l’effetto della pandemia e dei conseguenti lockdown sull’attività dell’Arbitro. Sono in aumento, infatti, i contenziosi relativi “alla prestazione di servizi di trading online, di pari passo con l’utilizzo sempre più diffuso dei sistemi di home banking, indotto anche dai periodi di lockdown imposti dall’emergenza sanitaria”, chiarisce una nota dell’organismo.
Stando al rapporto, alcune controversie portate all’attenzione dell’Arbitro sono poi incentrate su un’operatività online reiterata e compulsiva da parte di alcuni investitori retail, che hanno poi addebitato all’intermediario la responsabilità per le non trascurabili perdite sofferte, ritenendo che tra gli obblighi dell’intermediario vi sia anche quello di evitare che un cliente operi a suo danno sulla spinta di impulsi non autocontrollabili. L’organo della Consob rileva tuttavia che l ‘operatività online può effettivamente favorire processi degenerativi ma rientra però tra i doveri dell’intermediario quello di svolgere una funzione ‘tutoria’, mentre è esigibile da parte sua un comportamento attivo di segnalazione e inoltro di warning al cliente, laddove rilevi un’operatività reiterata e a volumi crescenti, con un’esposizione complessiva al rischio abnorme e non compatibile con il profilo dell’investitore.
Il rapporto fotografa in modo puntuale anche le diverse caratteristiche di queste liti finanziarie. Come nel 2019, ad esempio, il Sud è stata l’area di provenienza del maggior numero di ricorsi (45%), seguita dalle regioni del Nord (37%) e del Centro (18%). Quanto alla ripartizione per genere, la percentuale di ricorsi presentati da uomini è scesa dal 70% del 2019 al 64,3% del 2020, colmando così in parte il gap di genere, che tende a scomparire nelle fasce d’età più giovani, “schiudendo prospettive di un futuro e non più così lontano definitivo riequilibrio”, commenta l’organismo Consob.
L’età media dei risparmiatori che si rivolgono all’Acf continua invece ad essere elevata, con gli over 55 che hanno cumulato quasi il 70% del monte ricorsi 2020, “indice segnaletico – si legge nel report – di quanto sia difficile invece per i più giovani poter accumulare risparmio da destinare ad investimenti finanziari”.
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