Consob: “Rendicontazioni ai clienti entro fine aprile”
L’autorità di vigilanza bacchetta gli intermediari e li invita a rivedere in “chiave critica” le scelte effettuate ai fini dell’adempimento degli obblighi di dislocure dettati da Mifid 2
4,30 min
Rendicontazioni sui costi più snelle e efficaci nei contenuti, ma soprattutto inviate secondo tempistiche precise: questi gli obiettivi fondamentali che Consob vuole centrare attraverso la consultazione con il mercato avviata a febbraio in materia di trasparenza degli oneri associati ai servizi d’investimento offerti dagli intermediari.
Una sollecitazione che intende colmare alcune lacune lasciate aperte in ambito applicativo dalla direttiva Mifid 2 che, però, per alcuni osservatori appare tardiva.
Leggi anche MiFID 2… Anni dopo: cosa c’è, cosa manca. Il verdetto dell’industria
Del resto nei due anni trascorsi dall’entrata in vigore della norma comunitaria gli intermediari “hanno provveduto alla predisposizione di documenti spesso eterogenei e difficilmente confrontabili tra di loro, in alcuni casi comprensivi di informazioni fuori contesto e talvolta di carattere pubblicitario”, sostiene Mauro Panebianco, Pwc partner e capo asset & wealth management advisory Emea.
L’altro nodo cruciale riguarda i tempi di invio della documentazione. Come evidenziato da una ricerca condotta da MoneyFarm in collaborazione con il Politecnico di Milano, lo scorso anno numerosi intermediari hanno inviato la rendicontazione dei costi con abbondante ritardo rispetto alla data di riferimento.
Per questo un’indicazione puntuale sulla scadenza massima entro cui inviare i documenti sarebbe ben accolta dalle associazioni di categoria.
“Riteniamo che la previsione del termine massimo del mese di aprile sia un’indicazione ragionevole che consentirà agli investitori di confrontare le condizioni economiche praticate dai diversi intermediari”, commenta Massimo Scolari, presidente Ascofind, l’associazione che riunisce consulenti finanziari e società di consulenza indipendenti.
Nel documento Consob fa esplicito riferimento a un termine perentorio entro cui le società mandanti devono inviare le rendicontazioni. Nello specifico, l’Autorità suggerisce agli intermediari di trasmettere le rendicontazioni riferite all’anno solare entro il mese di aprile dell’anno successivo a quello di riferimento, “per consentire ai clienti di apprezzare i costi e il relativo impatto sui rendimenti in data il più possibile prossima alle determinazioni assunte sul patrimonio investito”.
Il problema è che nelle intenzioni di Consob tali indicazioni sarebbero “…da considerare a partire dalla redazione delle prossime rendicontazioni relative all’anno 2019…”. “Tempistiche di sicuro molto sfidanti e che – almeno per quest’anno – potrebbero essere difficili da rispettare per gli intermediari”, avverte Panebianco.
In una recente survey condotta da Pwc, volta ad indagare il comportamento degli operatori di mercato a due anni dall’entrata in vigore della Mifid 2, è emerso come lo scorso anno il 50% del campione abbia provveduto a trasmettere alla propria clientela il rendiconto su costi e oneri entro il secondo semestre dell’anno. Solo il 30% del campione ha preferito trasmettere la rendicontazione entro il primo semestre dell’anno.
Gli operatori di settore promettono partecipazione: “Desideriamo porre l’attenzione su alcuni punti importanti, come il titolo del documento, le modalità di redazione e di trasmissione dell’informativa ai clienti, la tempistica e alcuni aspetti tecnici relativi al calcolo dell’impatto dei costi sul rendimento”, illustra Scolari.
In questo quadro, la rilettura in “chiave critica” dei comportamenti degli intermediari dovrebbe richiedere una valutazione del disegno e dell’efficacia del processo di disclosure ex-post adottato dagli intermediari nonché un’analisi di completezza dei controlli di data quality implementati. Per Panebianco l’analisi della qualità dei dati consentirebbe di verificarne la consistenza, l’univocità, la completezza, la validità e la tempestività, “indirizzando gli intermediari verso comportamenti in linea con il dettato normativo”.
Dal punto di vista dei contenuti l’esperto della società di consulenza ritiene auspicabile l’adozione di uno standard (come nel caso dei KIID/KID), in grado di facilitare la comprensione e la comparazione delle varie voci di spesa connessi agli investimenti.
Considerato il sostanziale disallineamento della condotta degli intermediari rispetto al dettato normativo, anche la Commissione Europea ha deciso di muoversi per revisionare i punti più critici della direttiva entro luglio prossimo.
Gli interventi, nelle intenzioni del legislatore comunitario, dovrebbero ridurre le aree di incertezza e opacità che si erano manifestate l’anno scorso in occasione della prima applicazione degli obblighi di rendicontazione dei costi ex-post.
Leggi anche MiFID 2, è ufficiale: la revisione si farà
Su questo punto il presidente Ascofind sottolinea come, a due anni dall’entrata in vigore della direttiva Mifid 2, l’intervento della Commissione Europea sia “quantomai opportuno” per dirimere “i punti critici da più parti sollevati riguardo soprattutto a ricerca in materia di investimenti, incentivi non monetari e product governance”.
La già citata survey di Pwc evidenzia come la standardizzazione delle informazioni sui costi forniti ai clienti rappresentino un aspetto sicuramente migliorabile così come sarebbero auspicabili una maggiore armonizzazione della disciplina sugli incentivi non monetari e delle norme sul monitoraggio del target market.