Bond e infrastrutture: così gli investitori sovrani rispondono al Covid
Trascurato l’equity, piacciono alternativi e oro. E l’83% teme i cambiamenti climatici e spinge per l’adozione dei criteri Esg. Lo studio Invesco
4 min
Non solo aeroporti e autostrade. L’imponente stimolo fiscale planetario, declinato nella sua versione europea con il Recovery Fund, andrà, fra le altre cose, anche a sostenere la crescita futura del settore infrastrutturale. Oggi in Italia il dibattito sul tema è totalmente monopolizzato dalle annose questioni di Alitalia e Atlantia, ma oltre a queste c’è molto altro.
Dati alla mano, le grandi infrastrutture sono uno degli investimenti preferiti dai grandi investitori istituzionali globali come fondi pensione, fondi sovrani e compagnie assicurative, che puntano al settore delle grandi opere poiché assicura 1) un profilo di crescita difensivo, 2) flussi di cassa stabili grazie ai dividendi, 3) ricavi sostenuti da una solida base contrattuale (tipicamente la concessione) e 4) una copertura a lungo termine verso eventuali rialzi di tassi di interesse o della stessa inflazione.
Inoltre, la recente crisi economica mondiale causata dalla pandemia di coronavirus ne ha abbassato le valutazioni di mercato, rendendole più attraenti.
Fonte: Nordea AM
Infrastrutture a sconto. “Rispetto al più ampio mercato azionario statunitense, il multiplo dell’Ebitda delle infrastrutture quotate si trova a sconto del 15% sulla media di lungo periodo. Inoltre, le infrastrutture quotate scambiano ad un ampio sconto rispetto al mercato delle infrastrutture private. Al contempo, il dividend yield delle infrastrutture quotate appare particolarmente interessante rispetto al rendimento offerto dalle obbligazioni societarie”, sostiene Jeremy Anagnos, portfolio manager di CBRE Clarion, società che gestisce in delega il fondo d’investimento Nordea 1 – Global Listed Infrastructure Fund di Nordea Asset Management.
Il fondo in questione crede molto nelle potenzialità del settore in Italia che con un peso del 7,68% occupa il secondo posto nell’allocation del portafoglio in termini geografici. Oltre alle grandi corporation americane attive nel comparto Utility, fra le preferite di Anagnos c’è Enel con un peso del 3,97% (tutti i numeri sono al 30 giugno 2020).
Il fund manager, 277 milioni di dollari in gestione su questo comparto della Sicav Nordea 1, ha risposto ad alcune domande di FocusRisparmio incentrate sui temi chiave del settore delle infrastrutture globali.
Il settore delle infrastrutture è costituito da quattro comparti chiave: comunicazioni, servizi pubblici, trasporti e infrastrutture energetiche. Queste attività condividono caratteristiche comuni, quali elevate barriere all’ingresso, crescita prevedibile e una domanda stabile. Queste risorse fisiche richiedono investimenti costanti per migliorarne l’efficienza, l’affidabilità, la sicurezza e stare al passo delle nuove tecnologie.
Come accennato, queste società hanno un profilo difensivo e quando i mercati hanno affrontato una contrazione o recessione, le infrastrutture storicamente hanno registrato solo il 50%-60% della caduta sofferta dal mercato azionario più ampio. D’altro canto, quando i mercati si muovono in territorio positivo, le infrastrutture quotate tendono a catturare circa l’80% del rialzo. Tuttavia, la turbolenza registrata nella prima parte dell’anno a causa della pandemia è stata di natura differente. Da quando i mercati hanno iniziato a scendere a febbraio, le infrastrutture si sono mosse al ribasso in linea con il più ampio mercato azionario, al contrario di quanto normalmente è accaduto in passato.
In questo frangente, il settore delle infrastrutture non ha incontrato le preferenze degli agenti di mercato, non ultimo perché sono i titoli con caratteristiche growth che continuano a catalizzare l’interesse, anche se la maggior parte delle infrastrutture quotate continuano a mostrare segni di maggiore resilienza. Il settore dei trasporti, ad esempio aeroporti o strade a pedaggio, è ovviamente stato influenzato negativamente in questo periodo. Tuttavia, la maggior parte delle aziende nel campo delle infrastrutture mostra una crescita degli utili e dei dividendi. Mentre molte azioni nel mercato più ampio hanno sostanzialmente allentato la guideline per l’anno in corso, ci aspettiamo che i risultati del secondo trimestre accendano i riflettori sulla resilienza mostrata da molte società di infrastrutture quotate.
Sì, l’eccessiva vendita alquanto irrazionale avvenuta nel mercato delle infrastrutture quotate offre ora un’opportunità agli investitori. Rispetto al più ampio mercato azionario statunitense, il multiplo dell’Ebitda delle infrastrutture quotate si trova a sconto del 15% sulla media di lungo periodo. Inoltre, le infrastrutture quotate scambiano ad un ampio sconto rispetto al mercato delle infrastrutture private. Al contempo, il dividend yield delle infrastrutture quotate appare particolarmente interessante rispetto al rendimento offerto dalle obbligazioni societarie.
Le infrastrutture rimangono molto ricercate dai fondi pensione, dai grandi fondi sovrani e dalle compagnie assicurative, grazie alle caratteristiche menzionate in precedenza. Tuttavia, sebbene la domanda sia presente, non vi è molta offerta, in quanto non ci sono molti beni in costruzione. Pertanto, è probabile che le risorse infrastrutturali di base esistenti in tutto il mondo continuino ad aumentare di valore.
Circa il 60% del settore delle infrastrutture coinvolge il tema energetico. Per quanto riguarda i servizi pubblici, queste aziende hanno un impatto netto sulle emissioni “Scope 1” (ossia di tipo diretto) e possono svolgere un ruolo importante nell’aiutare il mondo a realizzare le sue iniziative volte ad azzerare le emissioni di carbonio. Ad esempio, l’italiana Enel sta investendo in impianti solari, eolici e idroelettrici in tutto il mondo per sostituire le sue attività che generano combustibili fossili. La riduzione di emissioni di carbonio continuerà in ogni caso per i prossimi 20 anni.
Nei processi produttivi intermedi e gasdotti, Cheniere sta trasferendo il gas naturale dagli Stati Uniti alla Cina e all’India, che oggi sono i maggiori utilizzatori di carbone al mondo. Se questi paesi possono incrementare il passaggio dal carbone al gas naturale, vedremo una sostanziale riduzione dell’intensità delle emissioni. Per quanto riguarda i trasporti, le auto producono ovviamente molte emissioni nocive. Se possiamo aggiungere più infrastrutture sulla rete stradale, come stazioni di ricarica per veicoli elettrici, possiamo contribuire a ridurre la nostra impronta di carbonio. Infine, possiamo persino fare passi da gigante nelle comunicazioni, dove stiamo usando tutti più dati che mai. I data center sono grandi utilizzatori di energia, usata per raffreddare i componenti che alimentano questi sistemi. Un esempio è Equinix, leader globale nei data center, ha basato il proprio processo su fonti di energia rinnovabile, con quasi il 100% proveniente da queste.