L’ingresso degli asset manager nel mercato dei Pir è avvenuto attraverso tre modalità differenti: istituzione di un nuovo fondo, trasformazione di un fondo esistente e la soluzione mista
Massimo Mazzini, direttore marketing e sviluppo commerciale di Eurizon Capital
I Pir prendono sempre più piede nel mondo del risparmio gestito. Sono i dati a dirlo. Nel 2017 il Piano individuale di risparmio ha rappresentato circa l’11% della raccolta del risparmio gestito. Un trend che sta proseguendo anche quest’anno, sebbene a un ritmo inferiore.
Dagli ultimi dati Assogestioni emerge che i Pir rappresentano circa il 30%della raccolta del 2018. Quindi, si stanno dimostrando uno strumento resiliente. Da cosa deriva questa capacità? Essenzialmente da tre motivi: il vantaggio fiscale, la chiarezza dell’orizzonte temporale e la diversificazione, visto che il 30% del capitale può essere investito al di fuori del mercato italiano. A tutto ciò si aggiunge una spinta all’educazione finanziaria: i pir, infatti, hanno permesso a numerosi investitori italiani di approcciare per la prima volta il mondo del gestito.
Uscendo dall’ambito gestito, nel complesso, da gennaio 2017 a fine giugno 2018 sono stati lanciati 70 prodotti Pir, con una raccolta di 14,4 miliardi di euro (la previsione di raccolta nei primi cinque anni di vita dei Pir è di 67,9 miliardi). È quanto rileva lo studio“I Piani Individuali di Risparmio” realizzato da JeMe Bocconi su iniziativa di Deloitte e di Nctm Studio Legale e presentato ieri a Milano.
All’evento hanno partecipato Paolo Gibello, partner, Deloitte, Paolo Montinori, senior partner, Nctm Studio, Savino Capurso, senior manager, Deloitte, Luca Ferrari, Trecate Of Counsel, Nctm Studio Legale, Stefano Firpo, direttore generale del Ministero dello Sviluppo Economico, Massimo Mazzini, direttore marketing e sviluppo commerciale di Eurizon Capital, Ciro Rapacciuolo, Economista, Centro Studi Confindustria, Maurizio Ferrero, Partner, Deloitte e Lukas Plattner, Partner, NCTM Studio Legale.
In generale, l’ingresso dei vari asset manager nel mercato dei Pir è avvenuto attraverso tre modalità differenti: istituzione di un nuovo fondo, trasformazione di un fondo esistente e la soluzione mista. Quest’ultima, sempre più utilizzata, prevede l’offerta sia di fondi creati ex novo sia di fondi preesistenti riadattati.
Inizialmente il mercato è stato obiettivo solo degli asset manager italiani, ma durante i mesi estivi del 2017 sono arrivate anche le società estere. Così oggi si contano già masse complessive per 18,6 miliardi.
Ma come migliorare lo strumento? A questo proposito Mazzini ha spiegato che “come Eurizon, e come industria del risparmio gestito, stiamo lavorando su un’evoluzione dei Pir per ovviare alla caratteristica della liquidabilità dei fondi comuni. In particolare, stiamo studiando dei fondi chiusi, gli Eltif, che permetteranno di finanziare le Pmi mantenendo l’investimento su un orizzonte coerente con l’asset. La differenza tra il fondo Ucits e l’Eltif è la modalità di distribuzione, con il secondo che richiede una maggiore preparazione da parte dell’investitore”.
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