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I 23 milioni di lavoratori italiani non riescono a sostenere la previdenza nazionale. Per il presidente Inps, ne mancano almeno dieci milioni. “Pesano precarietà e lavoro nero”
Solo 23 milioni di lavoratori. Troppo pochi per tenere su il sistema pensionistico di un Paese di 60 milioni di abitanti. A lanciare l’allarme, l‘ennesimo, sulla sostenibilità del sistema previdenziale italiano è stato il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, secondo cui l’alto tasso di inattività che si registra nel nostro Paese deve far riflettere seriamente sul futuro delle pensioni.
Il numero uno dell’Istituto di previdenza ha infatti sottolineato che mancano occupati e che continua ad esserci un tasso di lavoro nero troppo elevato. È certamente una buona notizia, ha commentato Tridico, l’andamento positivo del mercato del lavoro, ma questo è ancora troppo caratterizzato dalla precarietà. “Si contano circa 700 mila rapporti di lavoro in più rispetto al 2020 ma la nuova occupazione è trainata da lavoro a termine: quelli a tempo determinato sono circa la metà dei nuovi rapporti”, ha sottolineato.
“L’occupazione è trainata principalmente da precari – ha quindi messo in guardia -. Ho sempre detto che è stata una grande innovazione l’introduzione col decreto Dignità, sospeso durante pandemia, delle causali per il rapporto di lavoro a tempo determinato. Oggi il decreto Dignità dovrebbe tornare in funzionalità” contro il lavoro a termine.
E le buone notizie sul fronte delle entrate non bastano a rendere il futuro più roseo. “Notiamo una forte crescita delle entrate contributive, c’è una tendenza positiva, il 7% in più, ma restano fragilità come il tasso di inattività che è molto alto”, ha messo in guardia il presidente Inps.
“Nel nostro Paese mancano circa 10 milioni di lavoratori tra inattivi, scoraggiati, donne e giovani, che non lavorano. Se li avessimo avremmo una sostenibilità del sistema pensionistico diverso. Queste persone mancano soprattutto nel Sud ma c’è un tasso di lavoro nero che sfugge sia al Nord sia al Sud e anche questo è un fattore di fragilità del sistema”, ha concluso.
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