Saffaye (Bny Mellon): “Perché puntare sulla mobilità innovativa”
27 dicembre 2019
di Cinzia Meoni
5 min
I mezzi di trasporto connessi sono la risposta alla crescente urbanizzazione e alla spinta verso tecnologie “green”
George Saffaye, capo della strategia degli investimenti globali del Bny Mellon Mobility Innovation Fund
Il 2020 sarà l’anno della mobilità innovativa, ovvero dei mezzi di trasporto connessi e quindi in grado di scambio dei dati con l’ambiente esterno per partecipare a un sistema intelligente di gestione di flussi di traffico e più sostenibile a livello sociale e ambientale. La tendenza è destinata a esplodere letteralmente nei prossimi decenni considerando che le proiezioni degli esperti, tra cui il think tank sulla mobilità di EY, hanno previsto che l’80 della popolazione europea (e il 60% di quella mondiale) vivrà nel 2050 nei centri urbani rendendo inevitabile un adeguamento dei sistemi di trasporto alle crescenti necessità sociali e ambientali. Fondamentale nel percorso verso una mobilità più sostenibile è il ruolo delle start up che studiano soluzioni nei servizi per la mobilità e connessi con il mondo delle auto. Finora, secondo uno studio di McKinsey, gli investimenti in nuove tecnologie di mobilità sono concentrati in tre mercati: Usa, Cina e Israele. Ma lo spazio di crescita non manca per quello che, probabilmente, è destinato ad essere uno dei settori a più elevato rimo di sviluppo del decennio che sta iniziando.
È questa anche la scommessa di George Saffaye, capo della strategia degli investimenti globali del Bny Mellon Mobility Innovation Fund. “L’innovazione della mobilità riguarda tutti i settori coinvolti nell’utilizzo, nell’alimentazione e nel controllo dei mezzi di trasporto oltre alle soluzioni connesse”, sostiene Saffaye, sottolineando poi come tra gli ambiti emergenti della mobilità innovativa si annoverino anche “i droni e le infrastrutture elettriche ”.
Quali sono, a suo giudizio, le prospettive di sviluppo del settore in termini di attività sia in valore?
Mi concentro su quattro categorie chiave: la connettività, la guida autonoma, il ride sharing (utilizzare in condivisione dimezzi di trasporto per cui si paga ad utilizzare ndr ) e i veicoli elettrici. Più in dettaglio, la connettività continuerà a rappresentare una fonte chiave di crescita grazie allo sviluppo della tecnologia 5G e all’ampio margine di crescita rispetto alle auto in circolazione (si stima che solo il 50% delle auto sia connesse). In termini di valore del mercato, si stima che il fatturato globale generato dalle auto connesse possa raggiungere gli 80,7 miliardi di dollari entro il 2021. Ritengo poi che il settore dei veicoli autonomi sia da ritenersi interessante per il prossimo futuro in considerazione delle prospettive di miglioramento sul fronte della sicurezza e della riduzione del traffico. Sebbene i veicoli avanzati autonomi (livelli 4 e 5) siano ben lontani dall’essere realizzati, stiamo assistendo a progressi costanti per i veicoli con grado di autonomia 1-3, ovvero quelli che i sistemi di assistenza integrati guidano come gli avvisi di cambio corsia, freni di emergenza e capacità di individuare i punti ciechi. In prospettiva la nuova “economia dei passeggeri” (un insieme di settori che monetizzano l’esperienza di essere passeggeri in un cosiddetto “futuro senza conducente”, ndr) sta seguendo una traiettoria esplosiva, con un valore di mercato previsto a 800 miliardi di dollari entro il 2035 e 7mila miliardi di dollari entro il 2050. Quanto alla mobilità condivisa, McKinsey stima per il futuro una crescita annua del 20% del mercato rispetto al valore attuale di 60 miliardi di dollari, grazie all’acquisto di taxi e navette a guida autonoma. Sul fronte dei veicoli elettrici la spinta globale per la fornitura di energie pulite e la riduzione delle emissioni di carbonio daranno impulso al settore. Secondo le stime più recenti di Bloomberg New Energy Finance le vendite globali di veicoli elettrici dopo 1,1 milioni del 2017 raggiungeranno gli 11 milioni entro il 2025 per poi accelerare a 30 milioni nel 2030. Allo stesso tempo, ci sono grandi progressi sul fronte delle batterie in grado di competere per i costi con i tradizionali motori a combustione già entro il 2022-2023. Il solo mercato delle batterie potrebbe crescere dai 15 miliardi di dollari nel 2016 ai 39 miliardi nel 2019 sino a 94 miliardi nel 2026.
Perché, a vostro giudizio, un investitore dovrebbe puntare su questo mercato rispetto ad altre possibilità allocazioni del capitale?
La ripresa ciclica, i trend consolidati e i timori crescenti sul fronte ambientale e sociale riguardano i principali motori della crescita del tema della mobilità innovativa. Questi temi stanno spingendo i legislatori a promuovere soluzioni che incoraggino anche un cambiamento dei modelli di business delle società coinvolte. In questo scenario crediamo che la mobilità innovativa rappresenti un’opportunità pluridecennale per sovraperformare i rendimenti degli indici azionari globali nel lungo termine. Le azioni del settore stanno scambiando vicino ai P/E minimi degli ultimi cinque anni, con le stime medie rispetto al Msci Av World Mid Cap Index, quindi un punto di ingresso attraente agli investimenti.
All’interno di questo mercato quali sono i settori che prediligete?
Attualmente, le prime industrie nel portafoglio sono i semiconduttori, la componentistica elettronica, il software e l’auto.
Sempre all’interno di questo mercato ci sono delle aree o dei Paesi che prediligete? Per quale motivo?
Le nostre esposizioni geografiche principali sono sul Nord America (60,7%, sovrappesata rispetto al 51,7% del benchmark), l’Asia (12,3% rispetto a un benchmark del 11,2%) e il Giappone (11, 4% rispetto a un benchmark del 9,6%). Il fondo tuttavia non ha un orientamento geografico, ma ha un approccio globale.
Attraverso quali strumenti è possibile investire in questo mercato?
Investire nella mobilità innovativa richiede un approccio attivo per via della portata e della rapidità della trasformazione nei settori coinvolti e per la necessità di studiare i cicli di crescita, di prodotto e di domanda-offerta. Il Fondo per l’innovazione della mobilità di Bny Mellon offre agli investitori un accesso a un portafoglio di azioni finanziarie con il controllo di una crescita del capitale nel lungo termine. Le singole posizioni azionarie si basano tipicamente su un orizzonte di investimento di 18-24 mesi, un periodo di tempo che fornisce focali alla crescita sostenibile degli utili aziendali collegati ai dati fondamentali della società e di quelli della volatilità dei mercati.
Craig Bonthron, cogestore del fondo Global Sustainable Equity di Kames Capital, indica cinque aziende con il potenziale per dominare i rispettivi mercati rispondendo ai principi della sostenibilità ambientale, sociale e di governance aziendale.