Emergenti, chi vince e chi perde nel 2019
Secondo Jesiolowski (Union Bancaire Privée), questo nuovo anno potrebbe essere molto promettente per le piazze in via di sviluppo. Ecco il possibile scenario Paese per Paese
1 min
“Nella maggior parte dei mercati di frontiera, ci aspettiamo che la crescita economica strutturale continui ininterrotta al 4-6%, nonostante le sfide attese in alcuni mercati come Argentina e Pakistan”. Questa è la previsione fornira da Peter Elam Håkansson, Chief Investment officer e Partner fondatore di East Capital. Previsione, come rileva l’economista, supportata da numeri incontrovertibili.
“Le società in rapida crescita legate ai consumi che operano in mercati giovani e in forte sviluppo, come il Vietnam, il Bangladesh e il Marocco – spiega l’analista – continuano a registrare una crescita degli utili per azione tra il 15% e il 20%, mentre la maggior parte di esse viene scambiata a un multiplo prezzo/utili compreso tra 10x e 14x. Nel complesso, riteniamo che i mercati di frontiera rimarranno una componente insostituibile per la diversificazione dei portafogli, grazie alla loro storia di crescita fondamentale ininterrotta, le basse correlazioni con altre asset class – anche in un anno volatile come il 2018 – e un certo grado di protezione al ribasso, date le attuali valutazioni”.
“Inoltre, la fase di debolezza del mercato – continua l’esperto – si è verificata nonostante la forte performance dei fondamentali delle economie emergenti, se si esclude il rallentamento del ritmo di crescita della Cina. È infatti previsto un aumento dello 0,4% circa del tasso di crescita del Pil nel quarto trimestre del 2019 su base annua (Cina esclusa), in netto contrasto con il calo dell’1,0% previsto nei mercati sviluppati, dovuto in gran parte agli Stati Uniti”.
“In più, non ci aspettiamo una ripetizione delle crisi che hanno interessato Turchia e Argentina, in quanto il ciclo di rialzo dei tassi è ora in gran parte prezzato dal mercato”, conclude Håkansson.