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L’ex governatore Bce apre al terzo governo della diciottesima legislatura e calma la speculazione dei mercati. Ma gli investitori restano alla finestra
Mario Draghi accetta la chiamata del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a formare un governo di unità per traghettare l’Italia fuori dalla pandemia verso un futuro nell’Europa del Recovery Fund.
Scendere in prima persona nell’arena politica e senz’altro una novità per l’ex governatore della Bce e, con un Parlamento così frammentato, la strada non è priva di ostacoli. Nel frattempo, però, i mercati finanziari hanno apprezzato il coraggio di entrambi i protagonisti di questa vicenda, Mattarella, da un lato, Draghi dall’altro.
“L’arrivo di Draghi dà fiducia anche agli investitori internazionali che, quindi, potrebbero indirizzare parte dei loro investimenti sul nostro mercato. Naturalmente tutto dipenderà dal supporto che questo governo avrà in parlamento”, spiega Diego Toffoli, senior portfolio manager di Intermonte Sim.
Azioni e Btp, dove guardano i grandi investitori
“Il mercato azionario italiano, in quanto a performance, ha chiuso il 2020 in coda agli altri mercati europei per il forte peso dei titoli domestici e value e potrebbe recuperare adesso il terreno perduto. Un governo istituzionale potrebbe supportare, ad esempio, il consolidamento nel settore bancario”, spiega l’esperto, che aggiunge di aspettarsi “un’accelerazione nella stesura e approvazione del recovery plan e questo indirizzerebbe investimenti, ad esempio, nelle infrastrutture e nel 5G”.
Gli apprezzamenti arrivano direttamente anche dai gestori esteri. “Abbiamo mantenuto le nostre posizioni di sovrappeso sui Btp, con la convinzione che nuove elezioni fossero e restino improbabili”, commenta Adrian Hilton, responsabile tassi e valute globali di Columbia Threadneedle Investments. “Potrebbe essere difficile ottenere un’ulteriore stretta dello spread, ma rimane comunque un minor rischio di un allargamento significativo. I titoli di Stato italiani continuano a offrire un carry interessante nell’Eurozona”.
Positive pure le banche d’affari. “Il nostro scenario di base prevede che si eviteranno le elezioni e si formerà un nuovo governo”. Lo scrive Morgan Stanley in un report che parla della situazione italiana dove vengono alzate le stime sulla crescita del pil di quest’anno: “Dopo la contrazione del Pil – prosegue MS – dell’8,9% nel 2020, prevediamo una crescita rispettivamente del 4% e del 5,3% nel periodo 2021/22, con il ritorno del pil al livello pre-Covid nel terzo trimestre del 2022”.
Per Antonio Amendola, fund manager specializzato nell’azionario italiano ed europeo di AcomeA Sgr, i primi beneficiari per una questione di liquidità saranno i titoli blue chip, “ma alla lunga i vincitori saranno le mid small cap: beneficiano maggiormente dei piani di investimento, sono rimaste indietro al livello di performance, hanno solidi fondamentali e sono scambiate a buon mercato. Continuiamo quindi a preferire il comparto industriali, delle costruzioni e delle mid-small cap, le nostre multinazionali tascabili che mai come ora potranno esprimere il loro potenziale”.
I possibili ostacoli sulla strada di Draghi
Ora la palla passa al Parlamento per la fiducia ad un esecutivo guidato da Mario Draghi. L’occasione è di quelle rara, non andrebbe sciupata. “Le possibilità che Mario Draghi diventi il capo del governo sono abbastanza alte, dato che Mattarella ha escluso quasi categoricamente le elezioni a sorpresa e anche l’incentivo per i parlamentari di andare a nuove elezioni è basso, dato che i seggi in entrambe le camere si ridurrebbero di circa un terzo”, auspica Reto Cueni, capo economista di Vontobel.
C’è ancora un rischio non trascurabile, ovvero che il partito più forte nel Parlamento italiano non ceda senza una scissione interna, cosa che comincia a intravedersi sui media italiani. Per l’economista molti deputati del Movimento 5 Stelle avranno difficoltà ad accettare un affermato presidente della Bce a capo della coalizione di governo che guidano con il loro elettorato anti-establishment. “Anche se si potesse trovare un nuovo partner di coalizione in Forza Italia (il partito dell’ex premier Berlusconi), la nuova coalizione dovrebbe comunque avere un po’ più della metà dei deputati del M5S per votare a favore di Draghi e della nuova coalizione di governo”.
In caso contrario, ricorda Cueni, la seconda forza più forte in parlamento, il partito euroscettico della Lega, dovrebbe sostenere il governo, ma “anche questo partito potrebbe evitare di sostenere pubblicamente un governo guidato da Mario Draghi, a meno che non si astenga dal votare contro”.
Scenari come quello descritto dall’economista di Vontobel appaiono più remoti, ma vanno ugualmente considerati. Se si dovessero materializzare si tratterebbe di uno spreco senza precedenti.
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