Gualtieri: “Pil ai livelli pre-Covid entro fine 2022”
Il ministro conferma lo scenario di base di una contrazione del 9% nel 2020. E annuncia: “Tasse giù dal prossimo anno e possibile prolungamento della moratoria sui crediti”
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Meglio del previsto ma i numeri restano da bollettino di guerra. Il Fondo monetario internazionale ha rivisto al rialzo le previsioni del Pil praticamente per tutto il mondo, Italia compresa, ma la contrazione della crescita resta ovunque molto marcata e la crisi è ancora lontana dalla sua risoluzione. Per questo l’avvertimento è di non abbassare la guardia, innanzitutto per i governi ai quali si raccomanda di non ritirare prematuramente gli stimoli, perché la previsione è che il virus brucerà 28.000 miliardi da qui al 2025.
E veniamo ai numeri. Gli economisti del Fmi hanno dunque migliorato la previsione del Prodotto interno lordo italiano, portandola a -10,6%, in aumento di 2,2 punti percentuali rispetto alla stima diffusa a giugno. Nel World economic outlook, è stata inoltre rivista al ribasso, di 1,1 punto percentuale, la stima per il 2021, anno in cui la crescita è vista risalire al 5,2%. Il governo nella Nadef prevede -9% quest’anno e +6% il prossimo.
Brutte notizie invece per il lavoro: il tasso di disoccupazione, pari al 9,9% nel 2019, è visto infatti balzare all’11% nel 2020 e all’11,8% nel 2021, un numero che risulta superiore alle media europea dell’8,9% quest’anno e del 9,1% il prossimo. Nell’area euro fanno peggio dell’Italia la Spagna, con il 16,8% sia nel 2020 sia nel 2021, e la Grecia, con il 19,9% quest’anno e il 18,3% il prossimo. Il Fondo stima inoltre un rapporto debito/Pil al 161,8% nel 2020, al 158,3% nel 2021 e al 152,6% nel 2025, mentre il deficit è atteso al 13% del Pil per l’anno in corso, al 6,2% il prossimo e al 2,5% nel 2025.
Stessa revisione al rialzo della crescita anche per l’area euro e gli Stati Uniti. Il Prodotto interno lordo di Eurolandia calerà dell’8,3% quest’anno, migliorando così di 1,9 punti rispetto al -10,2% stimato in giugno. Nel 2021 la crescita è attesa al +5,2%, ovvero 0,8 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni precedenti. Per gli Stati Uniti il Fondo stima invece una contrazione della crescita nel 2020 del 4,3%, in deciso miglioramento rispetto al -8,0% precedente. La ripresa americana nel 2021 risulterà però più lenta di quella europea, con gli States che segneranno un +3,1%, ovvero 1,4 punti percentuali in meno rispetto alle stime di giugno.
Restando in Europa, migliorano le previsioni anche per Germania, Francia e Gran Bretagna, mentre restano invariate quelle per la Spagna. Il Pil tedesco si contrarrà quest’anno del 6,0% contro il -7,8% stimato in giugno, per poi crescere 4,2% nel 2021 (-1,2 punti percentuali su giugno). Quello francese calerà nel invece nel 2020 del 9,8%, in miglioramento dal -12,5% previsto in precedenza, per poi rimbalzare del 6,0% l’anno prossimo (-1,3 punti percentuali sulle previsioni di giugno). Il Pil britannico si contrarrà quest’anno del 9,8% (-10,2% la stima di giugno) per poi crescere il prossimo del 5,9% (-0,4 punti sulle precedenti previsioni). Confermando il -12,8% per la crescita spagnola quest’anno, il Fmi rivede al rialzo al 7,2% il rimbalzo per il 2021 (+0,9 punti percentuali).
Quanto al resto del mondo, la Cina, Paese dove ha avuto origine la pandemia, prima a chiudere e prima a riaprire, sarà l’unica grande economia a vedere il segno più quest’anno. Si prevede che la seconda economia al mondo crescerà dell’1,9% nel 2020, rispetto al +6,1% dello scorso anno. Il Giappone dovrebbe invece vedere una crescita del 2,3%, dopo un calo del 5,3%, ma per la maggior parte delle economie avanzate, il rimbalzo nel 2021 non sarà comunque abbastanza grande da sanare tutti i danni del 2020. Drammatica la situazione di alcune economie emergenti, con l’India vista a -10,3%, dal -4,5% stimato a giugno (nel 2021 il rimbalzo sarà dell’8,8%).
Globalmente il Fmi prevede una “recessione meno profonda” nel 2020: il Pil mondiale calerà quest’anno del 4,4%, meno del -5,2% stimato in giugno. Nel 2021 la ripresa sarà però un po’ più lenta della attese, con la crescita prevista a +5,2%, ovvero 0,2 punti percentuali in meno rispetto alle stime di giugno. L'”economia sta tornando”, sta “emergendo dalle profondità in cui è scivolata in aprile” ma la ripresa sarà lunga, incerta” e “prona a ricadute”, si legge nel report.
La crisi infatti “è lungi dall’essere finita”, mette in guardia Gita Gopinath, capo economista del Fondo, che per questo ritiene “essenziale che il sostegno della politica di bilancio e di quella monetaria non venga ritirato in modo prematuro”. Nonostante infatti l’economia stia emergendo dal “collasso” l’occupazione resta ben al di sotto dei livelli pre-pandemia e il mercato del lavoro del lavoro è diventato più polarizzato, con i giovani e le donne maggiormente colpiti.
E finora sono stati proprio gli stimoli pubblici e le banche centrali ad aver evitato la catastrofe. Le perdite complessive per la produzione mondiale a causa del coronavirus, rispetto alle previsioni pre-pandemia, saliranno infatti da 11.000 miliardi di dollari nel 2020-2021 a 28.000 miliardi nel periodo 2020-2025, spiega ancora Gopinath, sottolineando che “questa è la crisi peggiore dalla Grande Depressione” e probabilmente lascerà “cicatrici” nel medio termine in quanto il mercato del lavoro impiega tempo per riprendersi e gli investimenti sono trattenuti dall’incertezza. Gli stimoli di bilancio per 12.000 miliardi di dollari decisi a livello globale e le azioni delle banche centrali “hanno salvato vite e prevenuto una catastrofe finanziaria”.
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