Risparmio, aumentano gli italiani che scelgono il gestito
Il 63% preferisce ancora la liquidità, ma sale del 4% la percentuale di chi si affida al gestito. Cresce l’attenzione per la sostenibilità degli investimenti. L’indagine Acri-Ipsos
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Gli italiani investono sempre meno, non solo perché diminuiscono quelli che riescono a risparmiare ma anche a causa di una perdita generalizzata di fiducia. È quanto emerge dal Rapporto Consob 2019 sulle scelte di investimento delle famiglie, nel quale però spicca il dato relativo alla consulenza finanziaria: chi se ne serve stabilisce un forte legame con il suo gestore e quasi mai decide di cambiarlo.
Il patrimonio finanziario segna dunque un calo: dai conti correnti ai mutui, dalle azioni alle obbligazioni. Nel 2018, infatti, “le attività finanziarie lorde hanno registrato una contrazione del 3,1% (-0,5% il dato dell’area euro), a fronte di una crescita delle attività reali del 2,7% e una diminuzione delle passività pari allo 0,7%”. Nel complesso, la Consob fa notare che la ricchezza netta delle famiglie italiane in rapporto al reddito disponibile rimane superiore al dato dell’Eurozona, mentre il tasso di risparmio lordo domestico continua a essere inferiore al valore registrato nell’area euro. Lo studio conferma, poi, la distanza tra l’Italia e l’Eurozona riguardo all’incidenza del debito delle famiglie sul Pil (a fine 2018 pari rispettivamente al 40% e al 60%).
Nel dettaglio dello studio, effettuato su un campione rappresentativo dei decisori finanziari italiani composto da 3.056 persone, colpisce il dato che gli italiani continuano a mettere i loro soldi da parte, ma quelli che riescono a farlo stanno diminuendo e piano piano lo stock di risparmio rischia di erodersi. A risparmiare in modo regolare, soprattutto per motivi precauzionali, è “il 31% degli intervistati, in lieve calo rispetto all’anno precedente quando il dato si attestava al 33%”. La percentuale si alza al 37% per chi riesce a risparmiare in modo occasionale, mentre il 26% non accantona nulla, soprattutto perché le spese assorbono tutte le entrate famigliari. La mancanza di risparmi, si evidenzia nel Rapporto, rappresenta il maggior deterrente all’investimento, seguito dalla mancanza di fiducia nel sistema finanziario. A fine 2018, “il 30% delle famiglie italiane dichiara di possedere almeno un’attività finanziaria, rappresentata da fondi comuni e titoli di Stato italiani, rispettivamente nel 26% e nel 18% dei casi”, prosegue la Consob.
Quanto alle decisioni sugli investimenti, solo il 20% si affida a un consulente finanziario o a un gestore che consulta anche per monitorare il proprio portafoglio. Gli altri, invece, rientrano nell’ampia sfera del ‘fai-da-te’ che il rapporto Consob divide in due gruppi: un 40% che decide in autonomia e un altro 40% che si affida ai consigli di amici e parenti, a volte attivi nel settore della finanza, ossia alla cosiddetta consulenza informale.
Chi si affida al consulente, nota però la Consob, stabilisce una relazione solida e solo il 18% dichiara di averlo cambiato in quanto insoddisfatto dal servizio. Le raccomandazioni ricevute vengono seguite nel 60% dei casi, meno del 20% si documenta consultando fonti informative alternative e meno del 5% chiede sempre una seconda opinione ad altro esperto.
Di contro, la ricerca Consob evidenzia come la remunerazione della consulenza, tema di attualità dopo la Mifid2, sia poco considerata: la maggioranza del campione ritiene che sia prestata a titolo gratuito e inoltre emerge come la disponibilità a remunerarla sia molto bassa anche tra gli investitori assistiti da un esperto.
“L’attitudine al risparmio degli italiani è un patrimonio da preservare e per questo è il tempo di agire per stimolare una più attenta pianificazione finanziaria. Un’azione che deve arrivare non solo dalle Autorità di vigilanza ma da tutti gli attori del mercato”, ha spiegato il commissario Consob Carmine Di Noia presentando il rapporto.
“Le condizioni strutturali dei mercati sono cambiate e c’è bisogno di competenza e comportamenti sostenibili che prima non erano sentiti come necessari”, ha aggiunto, spiegando che una migliore pianificazione consentirebbe anche di incanalare meglio il risparmio verso gli investimenti finanziari. Di Noia ha anche precisato come il rapporto indichi che solo il 30% delle famiglie che risparmia ha un piano finanziario, confermando anche la scarsa conoscenza finanziaria degli italiani. Oltre il 30% non conosce infatti nessuno tra i seguenti prodotti finanziari: conto corrente; azioni; obbligazioni; fondi comuni; Bitcoin. Non solo. Il 21% degli intervistati non conosce nessuna queste nozioni base: inflazione, relazione rischio/rendimento, diversificazione, caratteristiche dei mutui, interesse composto.