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Stesso trend in Italia e in Europa, dove il tasso di risparmio scende ma resta comunque a livelli record. Nel secondo trimestre aumentano il reddito disponibile e i consumi degli italiani
Con l’allentarsi dell’emergenza pandemica, i consumi tornano a salire e inizia a calare la propensione al risparmio degli italiani, schizzata a livelli record con la pandemia. Stando ai dati Istat relativi al secondo trimestre del 2021, il reddito disponibile delle famiglie è cresciuto dello 0,5% rispetto ai primi tre mesi dell’anno, mentre la dinamica dei prezzi (+0,4% rispetto al primo trimestre il deflatore dei consumi finali delle famiglie) ha frenato l’incremento del potere d’acquisto, aumentato dello 0,1% rispetto al periodo gennaio-marzo.
La propensione al risparmio delle famiglie è invece stimata al 12,9%, in flessione di 4,1 punti percentuali rispetto al trimestre precedente ma comunque “a livelli superiori a quelli registrati prima della crisi”. Corrispondentemente, la spesa per consumi finali è aumentata in termini nominali del 5,4%.
Il tasso di risparmio delle famiglie scende anche nell’Eurozona
Una tendenza che accomuna i risparmiatori italiani a quelli del resto d’Europa visto che, certifica Eurostat, il tasso di risparmio delle famiglie dell’Area euro si è attestato al 19% nel secondo trimestre del 2021, in calo rispetto al 21,5% del primo trimestre. Il dato rappresenta comunque il terzo valore più alto dall’inizio della serie storica nel 1999. Allo stesso tempo, il tasso di investimento delle famiglie dell’Eurozona è aumentato dal 9,2% al 9,4% nel secondo trimestre del 2021, il valore più alto dal 2011.
Cala la pressione fiscale in Italia
Tornando al nostro Paese, sempre secondo l’Istituto di statistica, nel secondo trimestre la pressione fiscale è scesa al 41,9%, 0,5 punti percentuali in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quando era stata del 42,4%. Tra aprile e giugno di quest’anno il Pil italiano è invece aumentato del 2,7% rispetto al primo trimestre e del 17,2% nei confronti del secondo trimestre del 2020 (contro il +17,3% comunicato lo scorso 31 agosto). La variazione acquisita per il 2021, quella che si otterrebbe se nel terzo e nel quarto trimestre il Pil rimanesse piatto, è pari a 4,7% (stessa stima di agosto).
Il deficit italiano si è attestato al 7,6% del Pil, in miglioramento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente quando era pari al 12,9%. Per l’Istat, la diminuzione in termini tendenziali è dovuta alla “consistente riduzione delle uscite”, solo in parte compensata da un calo nelle entrate. Complessivamente, nei primi due trimestri del 2021 il deficit è stato pari al 10,2% del Pil, in miglioramento rispetto all’11,8% del corrispondente periodo del 2020. Il saldo primario delle amministrazioni pubbliche (ovvero l’indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato negativo, con un’incidenza sul Pil del -3,6%, in miglioramento rispetto al -8,7% nel secondo trimestre del 2020. Il saldo corrente è stato anch’esso negativo, con un’incidenza sul Pil del -1,0% (-8,0% nel secondo trimestre del 2020).
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