Fed, a Jackson Hole i mercati sperano in un tapering “dovish”
Attesa per il discorso di Powell per capire se l’annuncio di chiusura dei rubinetti arriverà già a settembre o più avanti. Le previsioni dei gestori
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La Federal Reserve è decisa a stringere i cordoni della borsa. Come atteso dai mercati, visti i miglioramenti dell’economia americana, Jerome Powell e colleghi hanno infatti annunciato l’avvio “a breve” della riduzione degli acquisti di asset, dunque entro la fine dell’anno e probabilmente già a novembre, e un aumento dei tassi di interesse nel 2022.
Al termine della due giorni di riunione, il Fomc ha quindi lasciato invariato il costo del denaro fra lo 0 e lo 0,25%, ma ha segnalato che la paventata stretta monetaria potrebbe essere più veloce del previsto: metà dei membri del direttivo infatti si aspettano un primo aumento già il prossimo anno, mentre i ritocchi al rialzo nel 2023 potrebbero passare da due a tre. L’annuncio non però ha agitato più di tanto Wall Street, dove gli indici hanno proseguito in deciso rialzo, complici anche le parziali schiarite sul caso Evergrande.
D’altra parte l’attenzione dei mercati era anche puntata sulle stime circa lo stato di salute dell’economia Usa, dalle quali dipendono appunto le mosse della Fed. Ebbene, se i progressi sul fronte della ripresa “proseguiranno, come previsto, la Fed ritiene che un rallentamento degli acquisti di asset potrebbe essere garantito a breve”, hanno spiegato i banchieri centrali nel comunicato.
Attualmente la Fed acquista 120 miliardi di dollari di asset al mese e l’attesa riduzione arriva in un contesto di crescita sostenuta nonostante la revisione al ribasso delle stime di crescita per il 2021. “Con i progressi sulle vaccinazioni gli indicatori dell’attività economica e dell’occupazione hanno continuato a rafforzarsi – viene sottolineato nel comunicato -. La traiettoria dell’economia continua a dipendere dal virus. I progressi sulle vaccinazioni continueranno probabilmente a ridurre gli effetti della crisi sanitaria sull’economia, ma i rischi all’outlook restano”.
Nel 2021 il Pil Usa è stimato ora dalla Fed in aumento del 5,9% rispetto al 7% previsto, mentre l’inflazione è attesa salire al 4,2% quest’anno dal 3,4% di giugno. “I prezzi sono elevati e lo resteranno prima di calare. Se l’inflazione diventerà un problema, risponderemo con gli strumenti a disposizione”, ha comunque assicurato il presidente Powell, aggiungendo che “aiuterà l’economia fino a quando la ripresa sarà completa”. Infatti, ha spiegato Powell, il tapering sarà graduale e potrebbe chiudersi “intorno alla metà del 2022 se sarà appropriato”, ma “nessuna decisione è stata ancora presa”.
Cautela insomma: sì al ritiro degli stimoli ma con un occhio ai persistenti rischi dovuti alla variante Delta del virus. Intanto però la massiccia campagna vaccinale si sta traducendo in un miglioramento del mercato del lavoro, anche se la disoccupazione, vista salire al 4,8% (dal 4,5%) alla fine del 2021 per poi scendere al 3,8% nel 2022 e al 3,5% nel 2023, “continua a ricadere in modo sproporzionato sui lavoratori a basso reddito, sugli afroamericani e sugli ispanici”, ha evidenziato Powell, invitando a non leggere nell’avvio del tapering un consequenziale rialzo dei tassi di interesse.
Le dot-plot però indicano come all’interno della banca centrale l’ipotesi di una stretta del costo del denaro già il prossimo anno sta raccogliendo sempre più sostenitori, con la metà dei membri del Fomc che ora prevede un aumento dei tassi nel 2022.
Intanto, Powell ha preoccupazioni più urgenti: “E’ essenziale che il tetto del debito Usa venga alzato tempestivamente, altrimenti potrebbero esserci importanti danni all’economia”, ha precisato rivolto a Washington.
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