India, l’agenda di Modi: burocrazia, banche, consumi e lavoro
Gogate (Carmignac): "Gli occhi sono puntati sulle mosse di Modi per l’economia indiana. Per realizzare i suoi obiettivi, avrà bisogno di un forte team di ministri"
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Gli elettori di India, Indonesia e Sud Africa vogliono che si proceda sulla strada delle riforme. Modi, Widodo e Ramaphosa i leader democratici dei tre Paesi sono stati riconfermati alla guida dei rispettivi governi, “promettendo ulteriori riforme strutturali che dovrebbero stimolare la crescita del Pil”, dice Stéphane Monier, chief investment officer di Banque Lombard Odier & Cie SA. Il che apre scenari interessanti anche in termini di investimento. A partire dall’India che, come racconta Monier, ha regalato una vittoria clamorosa al Bharatiya Janata (BJP), il partito di Narendra Modi, che ha promesso una linea più dura sulla sicurezza nazionale e sul programma pro-business.
“Le riforme già realizzate hanno migliorato la produttività dell’India che, grazie anche agli investimenti esteri diretti, ha registrato cinque trimestri consecutivi di crescita a due cifre, ce la rende l’economia a più elevata crescita dell’Asia. Il risultato delle elezioni rafforza il mandato di Modi a proseguire le riforme”, argomenta l’esperto di Banque Lombard Odier & Cie SA.
Secondo Nick Grace, gestore di portafoglio azionario di Capital Group, le riforme più importanti già introdotte sono state: “una legge fallimentare che sta costringendo le banche a riconoscere i crediti inesigibili più velocemente e un’imposta nazionale sulle vendite che ha soppiantato un’intricata ragnatela di tasse statali”.
I titoli su cui investire sono diversi. “Per esempio Conglomerate Reliance Industries – dice Grace – Ha rivoluzionato il settore telecom indiano lanciando nel 2016 il suo servizio mobile Jio, che oggi vanta 306 milioni di utenti, destinati a crescere esponenzialmente”. Un altro settore interessante è il retail indiano, che vale 800 miliardi di dollari. “In base ai dati in nostro possesso, gran parte di questa cifra è rappresentata dai canali di vendita tradizionali come i negozi di quartiere e i mercati alimentari. Società come Amazon, Walmart e Reliance stanno attuando strategie in grado di rivoluzionare i canali di distribuzione tradizionali, cambiando il modo in cui i beni di prima necessità e altre tipologie di articoli si spostano dalle fabbriche in cui vengono prodotti ai negozi locali. Ciò potrebbe tradursi in prezzi più bassi, catene del valore più efficienti e meno sprechi, soprattutto nel ramo alimentare”, continua Grace, che infine invita a guardare ad alcune banche del settore privato, ossia “Hdfc e Kotak Mahindra, che hanno registrato una rapida crescita negli ultimi dieci anni, disponendo di team dirigenziali d’eccellenza e che adottano stringenti standard di erogazione dei prestiti”.
Restando in Asia, anche l’Indonesia ha confermato per il secondo mandato Joko Widodo, con il 55% dei voti dei 154 milioni di abitanti delle 17mile isole che compongono il Paese. “Jokowi, com’è soprannominato il leader, è conservativo dal punto di vista fiscale e intende proseguire sulla strada delle riforme, la prima delle quali sarà la realizzazione di un registro agrario per risolvere le dispute sulla proprietà e la redistribuzione delle terre alle tribu indigene, fonte di tensione in quello che è il maggior produttore di olio di palma al mondo e la terza maggiore area che ospita la foresta tropicale. La sua rielezione rappresenta l’occasione per un’ulteriore crescita del Pil in un Paese con una popolazione giovane, grazie a maggiori spese per infrastrutture e migliori leggi sul lavoro”, specifica Monier. Non è un caso che Jokowi abbia portato il Paese dal 120esimo posto al 73esimo nella classifica annuale “Doing Business” della Banca Mondiale, che analizza la facilità di fare impresa.
Infine, il Sud Africa, dove Cyril Ramaphosa, è stato riconfermato alla guida del governo dopo che il suo partito, l’Anc “ha ottenuto il 57% delle preferenze, il risultato peggiore del periodo post-apartheid, ma sufficiente a garantire a Ramaphosa il mandato di modificare la costituzione per consentire l’esproprio delle terre senza compensazione e affrontare la corruzione che ha costretto il suo predecessore Zuma ad abbandonare la carica”, continua Monier.
Secondo Oliver Bell, gestore del fondo T. Rowe Price Frontier Markets Equity di T. Rowe Price, esistono diverse aree di opportunità in Sud Africa, anche se a prima vista gli investitori potrebbero essere tentati di avere una visione pessimista sulle prospettive del Sudafrica, la cui crescita ha vissuto una spirale negativa a partire dal 2009 e in cui permangono problematiche strutturali come l’erosione della base manifatturiera, la corruzione storica all’interno delle imprese statali, gli standard di educazione in deterioramento ed elevati livelli di disuguaglianza economica.
“Le riforme e il rafforzamento delle istituzioni avranno un ruolo chiave nel sostenere la crescita nei prossimi trimestri”, secondo Bell, che invita a monitorare attentamente alcuni trend emergenti, come lo spostamento verso una formalizzazione dei rivenditori di farmaci. “I player dominanti stanno guadagnando quote di mercato in un settore che presenta elevate barriere all’entrata. Due di questi, Clicks e Dis‑Chem, sono di dimensioni adatte per continuare a conquistare terreno in questo settore difensivo e allo stesso tempo potrebbero trarre ulteriori benefici dal segmento dei beni discrezionali, incluso il beauty, che rappresenta una fonte diversificata di ricavi. Un’altra società interessante è il rivenditore di generi alimentari Shoprite, ben gestito e che potrà beneficiare di ogni miglioramento dell’economia e della fiducia dei consumatori”.
Il gestore ha infine una conviction molto forte sulle banche, “inserite in un solido framework istituzionale, data la forza e la reputazione della Banca Centrale e del Tesoro. Un esempio è Nedbank, la quarta banca del Paese per dimensioni, che sta generando una crescita degli utili per azione relativamente solida”.