“Il 2019 potrebbe portare la recessione in Europa. Italia osservato speciale”
11 aprile 2019
di EUGENIO MONTESANO
2 min
I segnali dei mercati parlano chiaro: il 2019 potrebbe anticipare il rallentamento della crescita in Europa. Conviene allora posizionarsi in modo conservativo sull’azionario, con un’esposizione netta molto bassa nel caso delle strategie long/short
Il Vecchio Continente non scoppia di salute, e gli investitori farebbero meglio a ponderare al massimo le scelte di investimento nelle economie dell’area euro. “L’Europa attraversa ancora una fase complicata”, spiega a FocusRisparmio Michael Browne, co-gestore del fondo azionario europeo long/short Legg Mason Martin Currie European Absolute Alpha Fund.
“Gli ultimi dati sugli indici dei responsabili degli acquisti (Pmi) sono stati davvero scioccanti per Francia e Germania”, prosegue Browne, “e purtroppo – essendo i Paesi che trainano il continente – il loro stato di salute si riflette poi sull’economia di tutta l’area. Ciò trova conferma con quanto messo in luce dalla nostra matrice macro, che ha segnato un andamento negativo per tutto l’ultimo trimestre del 2018 e nel primo trimestre del 2019, anche quando i mercati hanno registrato un rally”.
Secondo i segnali che provengono dal mercato obbligazionario, prosegue Browne, “il 2019 potrebbe realmente registrare una recessione e noi siamo concordi con questa aspettativa”.
Automotive a rischio
Spostando l’attenzione a livello settoriale, il gestore spiega di stare prestando molta attenzione al segmento automotive: “I consumatori non vogliono acquistare auto diesel ma non sono disposti a pagare di più per i veicoli elettrici”, osserva Browne.
“I governi non sono disposti a sovvenzionare i produttori di automobili, quindi le vendite di auto sono crollate e difficilmente registreremo una ripresa in tempi brevi”, mentre ulteriori oscillazioni della domanda “derivano dalla recessione della Turchia e dal forte rallentamento della Russia”.
Germania, pericolo sottovalutato?
Allargando il campo, sul piano macroeconomico il gestore ritiene probabile “che i singoli governi di tutta Europa optino per azioni fiscali limitate, ma questo non cambierà di molto la situazione”. Le elezioni in Spagna, probabilmente in Grecia e in Italia (e forse anche in Svezia e nel Regno Unito) “ritarderanno ogni azione fiscale”, prosegue il fund manager di Martin Currie, controllata dell’Sgr americana Legg Mason.
Nel frattempo, la Germania “non sembra intenzionata ad adottare misure per spingere ulteriormente quella che a suo avviso è un’economia al suo apice. La nostra paura è che il paese tedesco scivoli in recessione più velocemente di quanto possa immaginare”.
Italia osservato speciale
Dove si trova l’Italia in tutto questo? “La spinta fiscale della seconda metà dell’anno aiuterà”, afferma Browne, “ma è probabile che sia più utile per alleviare i sintomi che risolvere il problema”. Lo specialista ritiene che il rischio di recessione del Paese “potrebbe riaccendere la discussione sul deficit di bilancio italiano e costringere l’Unione Europea ad un doloroso intervento in stile greco, o addirittura in stile irlandese o a un piano di salvataggio da parte del Fmi”, che proprio ieri nel suo Global Financial Stability Report ha lanciato l’allarme sugli istituti italiani, “tra i più vulnerabili agli shock del debito sovrano” secondo il report.
“Ciò potrebbe avere un impatto significativo sulle elezioni europee”, chiosa Browne. Uno scenario che veda gli attuali partiti lasciare il posto a partiti anti-UE e radicali “potrebbe cambiare completamente la direzione presa dall’Ue”, conclude il fund manager.
In un contesto caratterizzato dal ritorno della volatilità e dalle aspettative di ulteriori politiche monetarie espansive, il sentimento del mercato può cambiare a velocità vertiginosa
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