A tutto risiko: asset e wealth management nel mirino
Il Covid19 accelera il consolidamento in corso. Numerose le ipotesi allo studio. In Piazza Affari occhio a Anima, Arca sgr, FinecoBank e Banca Generali
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I big data valgono oro nel mondo degli indici e dei mercati finanziari alla ricerca di strade redditizie verso cui diversificare il business. Lo evidenziano alcune recenti operazioni che stanno facendo storia e che, secondo gli esperti, saranno un punto di inizio verso una nuova ondata di matrimoni tra mercati finanziari, piattaforme di analisi e società attive nella elaborazione dei dati.
Pochi giorni fa S&P Global ha annunciato l’acquisto di Ihs Markit per 44 miliardi di dollari attraverso un’operazione di scambio azionario. S&P ha valutato Ihs Markit 24,1 l’ebitda secondo le stime di Fitch, un multiplo stellare: il doppio rispetto a quanto riconosciuto dal London Stock Exchange, un anno fa, per Refinitiv e ben più anche delle 13,4 volte l’ebitda pagati nel 2018 da un consorzio di fondi di private equity per Dun&Bradstreet.
L’operazione unirà una delle società leader nel mondo del rating sui debiti corporate e sovrani, nell’analisi dei mercati e nella composizione degli indici con Ihs Markit società nota per gli indici Pmi (Purchasing manager index) utilizzati anche dalla Fed per misurare le aspettative economiche e che oggi dispone di dispone di un’enorme banca di dati raccolti attraverso un software proprietario utilizzato dagli intermediari per sottoscrivere strumenti finanziari, con riferimenti, analisi, misurazione economiche, prezzi di asset e derivati, dati sugli scambi di materie prime e petrolio. L’intesa dovrebbe chiudersi entro il prossimo giugno, termine entro cui gli attuali soci di S&P deterranno il 67,75% del nuovo polo. La fusione porterà a sinergie di costo annuali di 480 milioni e a sinergie di ricavi stimante a 350 milioni di dollari, ma soprattutto darà vita a un cervello finanziario in grado di spaziare nei maggiori ambiti economici creando, conseguentemente, offerte appropriate di prodotti.
Da inizio 2020 sono almeno due le altre operazioni che rientrano in questo risiko: la vendita di Elli Mae a Intercontinental Exchange (a cui fa riferimento il Nyse) per 11 miliardi e l’accordo siglato da Deutsche Börse per l’acquisto dell’80% del proxy Institutional shareholder Services per 2,3 miliardi di dollari.
Un anno fa infine era stata la volta del London Stock Exchange ad annunciare di aver raggiunto un accodo di acquisizione per 27 miliardi di dollari di Refinitiv, la banca dati controllata da Blackstone al 55% del capitale e partecipata, per il restante 45%, da Thomson Reuters. Per il 21 gennaio (dalla presente scadenza fissata al 16 dicembre) è atteso il via libera della Commissione Europea sull’operazione che, a sua volta, condiziona la cessione di Borsa Italiana da Londra a Euronext per 4,325 miliardi di euro. L’obiettivo che ha spinto l’Lse a vendere Piazza Affari pur acquisire Refinitiv, è da ricercarsi nell’indirizzo strategico intrapreso da Londra: spingere sulle redditizie offerte commerciali ai clienti nel settore dei dati e dell’analisi finanziaria diversificando per di più i ricavi verso Asia e negli Usa.
“Il consolidamento nel settore dei big data Usa è destinato ad aumentare nel 2021 a causa della crescente domanda di dati e analisi, della necessità di programmare operazioni di scala e della richiesta di maggiore diversificazione degli introiti”, commenta Fitch Rating secondo cui “Il finanziamento prudente delle transazioni, il maggior potenziale di crescita e la capacità di capitalizzare il trend di una maggiore digitalizzazione nell’ambito dei dati non tradizionali, saranno fondamentali per beneficiare del consolidamento e, preservare i profili di credito anche con l’aumento delle valutazioni registrato dalle ultime operazioni di M&A”. Particolare attenzione, secondo Fitch Ratings, va prestata alla crescita dei dati Esg che dovrebbe accelerare nei prossimi mesi grazie sia allo sviluppo di prodotti adeguati sia all’incremento della domanda.
In questo scenario tra gli osservati speciale nell’ambito dei big data potrebbero esserci FactSect, aggregatore di dati da 220 fornitori che negli ultimi anni è cresciuta per acquisizioni e controllato dai fondi (tra cui Vanguard al 9,6% e Blackrock al 9,3%); Dun&Bradstreet tornata sul mercato lo scorso luglio e con un pool di fondi a cui fa capo il 21,3% del capitale del gruppo; Bloomberg fondata nel 1981 da Michael Bloomberg a tutt’oggi azionista di riferimento dell’impero dell’informazione finanziari; Morningtar; Verisk Analytics (che annovera nel capitale Vanguard al 10,2% e Blackrock al 5,3%).
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