Scauri (Lemanik): “Alcuni investitori hanno una view positiva sul 2020 sull’attesa di un ritorno dei flussi in entrata”
Andrea Scauri, gestore azionario Italia di Lemanik
Avanti con cautela sull’azionario italiano, con un focus sui titoli “oil”, sulle azioni ad alto dividendo e sui ciclici in vista di un ritorno degli investimenti che potrebbe sostenere l’economia. È questa la posizione di Andrea Scauri, gestore azionario Italia di Lemanik. “L’inizio dell’anno è stato caratterizzato da una sorta di luna di miele tra i mercati e il governo italiano, in cui l’azionario nazionale ha performato molto bene in linea con altri mercati europei e mondiali. Poi dopo che si sono tenute le elezioni regionali e Abruzzo, Basilicata e Sardegna, con una Lega in ascesa e un M5S sotto pressione, il mercato ha iniziato a prezzare una compagine governativa con un mix diverso al suo interno”, ha commentato Scauri in un’intervista a margine dell’ultima edizione del Salone del Risparmio.
“A tal proposito – ha proseguito – alcuni investitori esteri stanno prendendo una view già sul 2020 perché un’eventuale nuova pagina governativa potrebbe spingere di nuovo sugli investimenti e questo scenario viene visto favorevolmente, anche se la crescita flat potrebbe produrre un cambiamento di marcia”.
È vero che gran parte della tranquillità dei mercati proviene dalla previsione di una politica accomodante della Bce? Le munizioni a disposizione della Bce in questo momento – con Mario Draghi in scadenza – cominciano a essere limitate. Un elemento che potrebbe essere positivo sarebbe piuttosto togliere la mano dalla leva monetaria e sostituirla con la leva fiscale. L’idea è ci sono stati fenomeni populisti, non solo in Italia ma un po’ ovunque, e una politica fiscale avrebbe un impatto più diretto sulla popolazione che la politica della Bce non avrebbe. L’ipotesi di una staffetta tra politica monetaria e politica fiscale potrebbe arginare il populismo ed essere di supporto per i mercati.
È necessario muoversi con cautela sull’azionario italiano?
Tutto il mercato azionario comporta un certo livello di cautela, quello italiano in particolare perché ormai è diventato periferico ed è molto dipendente dai flussi di denaro che possono arrivare dai fondi stranieri. Fino a dicembre l’azionario italiano era completamente fuori dai radar, ma per fortuna a oggi qualche flusso è tornato, soprattutto su storie di alta qualità – per esempio il titolo Ferrari, lievitato da 85 a 120 euro da dicembre a oggi – e sulla base della possibilità di un ritorno degli investimenti.
Quali sono i titoli e i settori su cui investire in questo momento?
Noi abbiamo fatto una scelta di fondo sull’Italia per il nostro fondo Lemanik High Growth: quella di avere una moderata se non scarsa posizione sul settore finanziario, e in particolare sulle banche, su cui abbiamo un sottopeso abbastanza importante. Abbiamo posizioni sul settore oil – oil services soprattutto – sostenuta dall’idea di una ripresa del ciclo di investimento alla luce della stabilizzazione del prezzo del petrolio. Da qualche anno il settore aveva tirato il freno sugli investimenti per garantire cash agli azionisti, ma ora devono ripartire. In un contesto di tassi bassi ci piacciono inoltre i titoli con alto dividendo. Siamo esposti anche sulle utilities, con coperture per sterilizzare la volatilità.
Abbiamo inoltre in portafoglio, in maniera opportunistica, alcuni ciclici che sono stati molto penalizzati da temi macro – come il rallentamento della Cina. Pensiamo che soprattutto dopo l’uscita recente di dati cinesi incoraggianti questi titoli possano beneficiare di una rotazione settoriale: per esempio le azioni del lusso, i building materials, le auto. Su Fca l’idea è che, non avendo investito per tempo sull’auto elettrica, prima o poi dovrà fondersi con un altro gruppo, per poter arrivare a 10 milioni di auto prodotte in un anno.
Ma come sono attualmente le valutazioni dell’azionario italiano?
Il mercato italiano sicuramente tratta a sconto rispetto ad altri mercati europei, che quotano intorno a 13-14 volte gli utili, mentre in Italia si sta in media su valori 10-11 volte gli utili. Questo è dovuto al peso della componente dei finanziari, che è molto più alta rispetto ad altri mercati europei quindi pesa sul listino. È pur vero che se c’è l’idea di uno stimolo su investimenti e le stime di Pil al 2020 vengono rialzate rispetto alle attuali proiezioni, le banche hanno maggiori possibilità di apprezzamento, perché si comportano come warrant dell’economia.
I segnali dei mercati parlano chiaro: il 2019 potrebbe anticipare il rallentamento della crescita in Europa. Conviene allora posizionarsi in modo conservativo sull'azionario, con un’esposizione netta molto bassa nel caso delle strategie long/short
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