Secondo Tentori di Axa Im Italia, il risultato di una politica di dazi sarà un aumento generalizzato dell’inflazione oppure un abbassamento della produttività. O entrambe le cose
Alessandro Tentori, chief investment officer Axa Im Italia
Si è detto e scritto molto sugli attriti commerciali innescati dall’amministrazione Trump, ma sono ancora del tutto chiare le conseguenze di uno stravolgimento del modello “World Trade”. Secondo Alessandro Tentori, chief investment officer Axa Im Italia, il punto di partenza puramente teorico per provare a capire le ripercussioni della guerra dei dazi è l’idea secondo cui il prezzo di beni di scambio non può variare in base alla locazione, perché in caso contrario la domanda si sposterebbe verso i luoghi dove il prezzo è più vantaggioso, arbitraggiando così il mercato.
“Questo è ancor più vero in un ‘mondo liquido’ – afferma – dove i consumatori sono abituati a imputare gli ordini su un sistema informatico. La legge del prezzo unico però non vale per i beni non soggetti al libero scambio, come per esempio i servizi. Anche i beni che incorporano un sostanziale costo di trasporto rientrano in questa categoria. L’imposizione di una struttura di dazi è pertanto equivalente a trasformare dei beni passibili di scambi internazionali, in beni ‘locali’ il cui scambio è affetto da un grado variabile di frizioni”.
Che legame c’è tra la legge del prezzo unico e la situazione attuale del commercio mondiale? “Una ipotesi fondamentale nello studio delle economie cosiddette ‘aperte’ viene attribuita tra gli altri a Paul Samuelson e Béla Balassa – spiega l’esperto -. In breve: le differenze strutturali negli indici dei prezzi al consumo internazionali possono essere spiegate con un evidente differenziale di produttività tra i beni di scambio e non. Una caratteristica dei dazi è quella di proteggere quei settori che sono relativamente meno produttivi nel contesto internazionale, vuoi per questioni legate ai costi fissi di trasporto, vuoi per la storia accumulata da essi stessi. Facendo così, si aumenterà artificialmente il salario in un settore domestico relativamente poco produttivo ( salario relativo sia ai settori simili stranieri che ai settori domestici più produttivi)”.
Il risultato finale di una politica di dazi sarà quindi, secondo Tentori, un aumento generalizzato dell’inflazione domestica oppure un abbassamento della produttività domestica (i.e. più risorse pubbliche a beneficio di un settore relativamente meno produttivo). O, ancora, una combinazione dei due.
“Ovviamente la mia analisi è volutamente semplificata, a scopo dimostrativo – conclude -. Il punto da tenere a mente, nel contesto della ‘guerra dei dazi’ è il potenziale effetto positivo sull’inflazione in concomitanza con l’effetto negativo sulla produttività e quindi sul potenziale di crescita nel lungo periodo. Non sono del tutto convinto che il Presidente Trump sia intenzionato a assumersi volontariamente il rischio di non essere rieletto”.
La “guerra fredda” commerciale tra Usa e Cina ha effetti tangibili sulle economie dei due Paesi e sui portafogli degli investitori. Ma la resilienza del Dragone non è in discussione. Ecco perché