Crolla il Pil dell’Italia: -4,7%. Mai così male (ma meglio di Francia e Spagna)
Non si salva nessun settore. Conte: “Se il virus persiste, Pil 2020 a -10,4%”. Record negativo anche per l’Eurozona, con Parigi a -5,8% e Madrid a -5,2%
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“Nel decreto che stiamo completando ci saranno misure molto importanti a sostegno delle imprese anche sotto forma di contributi a fondo perduto a sostegno della capitalizzazione, degli investimenti e dell’innovazione”. Così il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, nel corso di un’audizione alla Commissione Finanze della Camera sulle misure per la liquidità, annuncia la nuova serie di misure che dovrebbero vedere la luce tra qualche giorno.
Già ribattezzato ‘decreto di maggio’, quello che in origine era il ‘decreto aprile’ dovrebbe infatti essere varato a metà di questa settimana. “Una delle ragioni che ci hanno portato a prenderci qualche giorno di più”, ha chiarito il ministro, è stata l’attesa dell’adattamento del ‘temporary framework’ sugli aiuti di stato, che “è in arrivo probabilmente già domani”.
Chiariti i tempi, Gualtieri ha specificato che il governo, oltre a una cassa integrazione “a tutti i dipendenti, a tutte le tipologie di imprese, anche molto piccole”, ha introdotto anche un’indennità per una platea molto ampia di lavoratori autonomi. “Siamo sopra i quattro milioni di persone se si sommano gli oltre 3,5 milioni che l’hanno dall’Inps, gli ‘ordinisti’ che la ricevono dalle casse e le pratiche che avevano un errore originario di imprecisione o di Iban, oltre all’ultima componente del reddito di ultima istanza”.
Quello che certamente non ci sarà tra le nuove misure è un condono, che i 5 Stelle vedono come fumo negli occhi quasi quanto il ricorso al Mes. Se da una parte è necessario semplificare il fisco, ha ammesso Gualtieri, “misure come il condono fiscale non rientrano fra le linee politiche di questo governo”.”La crisi del coronavirus – ha aggiunto a scanso di nuove voci – ci ha anche in segnato che è giusto avere misure di contrasto all’evasione che consentano allo Stato di finanziare i servizi che fornisce, a partire da quello sanitario”.
Intanto il ministro ha anche tirato le somme su quanto già varato e che, a suo dire, sta dando i primi frutti. Garanzia Italia ha già rilasciato un primo prestito da 10 milioni di euro e “ci risultano in corso 170 potenziali operazioni per 12,5 miliardi attualmente allo studio e in fase di istruttoria”, ha elencato durante l’audizione. Sul fronte delle Pmi e dell’intervento del Fondo centrale di garanzia, “Mcc ci segnala 65.800 domande fra il 17 marzo e il 30 aprile, di cui 31.411 accolte, queste ultime hanno generato un importo di oltre 4,6 miliardi di finanziamento di cui 970 milioni per operazioni fino a 25.000 euro”, ha proseguito.
Passando alle banche, le domande di moratoria sui prestiti, uno degli assi portanti della strategia del governo per fornire liquidità d’emergenza, “al 24 aprile risultavano a 1,6 milioni per 177 miliardi di euro complessivi. Poco meno della metà delle domande – ha spiegato Gualtieri – venivano da imprese a fronte di prestiti per 120 miliardi, 880.000 domande risultavano da famiglie per prestiti complessivi di circa 54 miliardi, 50.000 domande hanno riguardato la sospensione delle rate sul mutuo prima casa (accesso al fondo Gasparrini) per un importo medio di circa 90.000 euro”. “Altissimo”, a detta del ministro, il tasso di accoglimento delle domande, al 99% circa.
Dal canto suo, l’Abi ha fatto sapere stamane che sono 72.660 le domande di garanzia pervenute, al 3 maggio, al Fondo garanzia Pmi, per oltre 4,6 miliardi di finanziamenti, di cui 52.313 le domande di garanzia per i finanziamenti fino a 25.000 euro corrispondenti a 1 miliardo e 100 milioni di finanziamenti.
Infine, il titolare di via XX Settembre ha anche voluto sottolineare come le misure decise dal governo per fornire liquidità alle imprese, fra i 400 miliardi di garanzie all’export e i circa 240 miliardi di moratorie, “sono fra le più ampie in Europa con una dimensione superiore agli interventi di altri Paesi” e pari a “oltre il 40% del Pil nazionale.
Misure draconiane o no, il futuro si preannuncia complicato. Il grido d’allarme del giorno è arrivato da Confindustria che stamattina ha segnalato come la produzione a marzo e aprile si sia dimezzata, con una perdita di oltre il 50%. “Le misure restrittive hanno prodotto una caduta dell’attività senza precedenti nelle serie storiche disponibili” – scrivono i tecnici del Centro Studi di viale dell’Astronomia. E la ripresa è tutt’altro che scontata: “La fine del lockdown non genererà un veloce recupero perché le famiglie continueranno a essere prudenti e le imprese dovranno smaltire le scorte che si sono accumulate negli ultimi mesi. Il secondo trimestre mostrerà quindi una dinamica di Pil e produzione molto più negativa rispetto al primo e le prospettive sono incerte e legate all’evoluzione della crisi sanitaria”.
Numeri confermati dal ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli, in audizione alla Camera. “In base ai dati che abbiamo ricevuto tramite il Mef che monitora il volume d’affari dei mesi in corso (i dati con la fatturazione elettronica), la riduzione della produzione è di oltre il 50- 55% complessivo per aprile e di oltre il 30% per marzo, che ha visto un lockdown parziale. Questi numeri ci portano a pensare che il generale il calo di volume della produzione di tutti i comparti produttivi si attesterà sui 400-500 mld di euro su base annuale”, ha detto Patuanelli, aggiungendo che non riusciremo “mai a pareggiare il danno reale per la mancata produzione”.
In ogni caso, ha aggiunto il titolare dello Sviluppo, nel prossimo decreto sono previsti 4 miliardi di rifinanziamento al fondo centrale di garanzia. “L’obiettivo è arrivare a fine anno a 7 miliardi di euro di complessivo finanziamento al fondo”, ha specificato, precisando che comunque “dove ci fosse bisogno siamo pronti a rifinanziare il fondo nella msura necessaria”.
Sui mercati però le rassicurazioni evidentemente non bastano e gli indici viaggiano in rosso sin dall’apertura. Intorno alle 14, Piazza Affari segna un ribasso del 2,8%. Nel Vecchio Continente il listino più pesante è quello di Parigi che cede il 3,6%, con Francoforte in calo di oltre tre punti percentuali, e Madrid che scende del 2,5%. Sulle Borse europee, con l’eccezione di Londra (-0,1%) che come Wall street ha già registrato le perdite il primo maggio, pesano soprattutto il calo del petrolio e l’acuirsi della tensione tra Stati Uniti e Cina.