High yield, lo stress sta crescendo sotto la superficie
Gelfand (Tcw): “I crolli sui singoli crediti stanno diventando più frequenti e più significativi a livello di dimensioni e di varietà di settori”
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Rendimenti dei bond sovrani e investment grade ai minimi e investitori a caccia di reddito: a beneficiarne in ambito obbligazionario potrebbe essere l’high yield europeo, che secondo gli esperti rimane una classe di investimento tra le più interessanti. “Gli spread sono tornati ai livelli di metà novembre 2018, ma le valutazioni appaiono interessanti date le attuali aspettative di fallimenti aziendali poiché, nel complesso, ci aspettiamo ancora tassi di default”, spiega a FocusRisparmio Roman Gaiser, gestore del fondo Threadneedle (Lux) – European High Yield Bond di Columbia Threadneedle Investments.
Quali sono le migliori opportunità di investimento nell’asset class High Yield Europa?
Al momento abbiamo una posizione moderatamente cauta a causa del rischio globale che deriva dalle tensioni sul commercio e dalle incertezze geopolitiche. Generalmente preferiamo settori più difensivi e domestici e siamo prudenti su nomi più ciclici ed esposti ai mercati internazionali. Abbiamo un sovrappeso nel settore finanziario, sanitario e delle telecomunicazioni. Gli emittenti che ci piacciono includono società immobiliari come Tesco ed Equinix, così come IQVIA (società di software e servizi), Credit Suisse e Netflix.
La crescita economica globale è data in calo nel 2019, ma il contesto per l’high yield europeo sembra più favorevole a seguito della svolta accomodante adottata dalle banche centrali. Quali prospettive per l’asset class?
Gli indicatori tecnici rimangono sostanzialmente favorevoli, grazie agli afflussi e alla scarsità di emissioni primarie. Inoltre, dopo che le banche centrali hanno esercitato una stretta monetaria nel 2018, stiamo ora assistendo a un nuovo allentamento.
Tuttavia, se i fondamentali rimangono favorevoli, ma si osservano segnali di un rallentamento economico, mentre quelli sugli utili societari sono più contrastati. Continuiamo a prevedere un aumento di pil e utili a livello globale, ma a tassi di crescita inferiori. Vi è una maggiore dispersione degli utili tra i settori industriali, come indica anche il fatto che i titoli ciclici stanno sottoperformando rispetto a quelli difensivi.
Stati Uniti e Cina appaiono particolarmente vulnerabili, ma livelli più elevati di debito aziendale rischiano di amplificare la vulnerabilità finanziaria anche in Europa. L’indebitamento può essere un problema per gli emittenti europei in termini di aumento dei tassi di insolvenza?
I livelli di debito delle imprese in Europa sono abbastanza stabili, in realtà. Non abbiamo osservato un aumento generalizzato della leva finanziaria nel settore obbligazionario europeo ad alto rendimento. Alcune aziende sono in sofferenza, ma di solito è perché affrontano problemi di tipo operativo. La loro capacità di soddisfare il proprio debito è in genere piuttosto buona grazie al regime di tassi bassi. Alcune società investment grade hanno di recente aumentato la leva attraverso operazioni di M&A, ma queste società dal rating tripla B tendono ad avere un buon flusso di cassa col quale affrontare questa congiuntura. Di certo in Europa non si vede lo stesso aumento dell’indebitamento che ha caratterizzato la Cina negli ultimi anni.
Quindi, mentre la leva finanziaria e l’indebitamento rappresentano sempre un problema chiave per gli emittenti di bond ad alto rendimento, non riteniamo che sarà l’high yield europeo il fattore scatenante di un eventuale massiccio sell-off di mercato. È più probabile che questo venga da un rallentamento economico più accentuato o da un cambio di rotta degli investitori improntato a un approccio risk-off, magari causato dall’acuirsi delle tensioni internazionali.
Come proteggete il fondo da questi rischi?
Siccome non prevediamo un netto aumento dei tassi di fallimento delle imprese, e le valutazioni sono ragionevoli, continuiamo a investire ma con un rischio di portafoglio leggermente inferiore rispetto al mercato. Al momento siamo lievemente sottoponderati rispetto al rischio di credito, con sottopesi in titoli rating CCC.