Food & Beverage, la sfida su prodotti più sani nell’analisi Esg
10 maggio 2019
di Gaia Giorgio Fedi
2,30 min
Per Sheasby (Martin Currie), capire chi si sta impegnando verso un’alimentazione salutare aiuta a capire quali saranno vincitori e vinti del settore
L’alimentazione sana sta diventando un megatrend cui le aziende del settore alimentare dovrebbero adeguarsi. Questo spiega perché sarebbe bene includere nel processo di investimento anche un’analisi su come le società Food & beverage stiano affrontando la sfida di produrre un cibo più salutare. A sostenerlo è David Sheasby, responsabile Esg di Martin Currie. “Il mondo sta diventando sempre più attento all’alimentazione. Per buoni motivi: il tasso di obesità è triplicato dagli anni ’70, diabete e malattie cardiovascolari sono in crescita, e in alcune nazioni benestanti l’aspettativa di vita si sta appiattendo”, commenta Sheasby.
L’esperto non è l’unico a sostenere l’importanza di questo fenomeno. In una nota sui trend di consumo del 2019, anche Jack Neele e Richard Speetjens, portfolio managers di Robeco Global Consumer Trends, hanno sottolineato che molti giovani – e non solo – “sono ormai più attenti agli ingredienti e alla composizione di ciò che mangiano, e sono disposti a pagare di più per avere cibo più naturale, etico e/o biologico, compresi alimenti che rispondono a specifiche esigenze dietetiche”.
I produttori di cibo e bevande sono quindi sotto pressione, perché non solo i consumatori chiedono cibo più sano, ma anche i regolatori. Per Sheasby di Martin Currie, per rispondere a queste richieste ci sono quattro possibili strade, ognuna con i suoi rischi e opportunità.
La prima è l’imposizione di tasse al fine di promuovere migliori standard nutrizionali, già introdotta da governi nazionali, regionali e da amministrazioni cittadine. “Gran parte dell’attenzione è sullo zucchero. In Messico, per esempio, dove il diabete è una delle principali cause di morte, è stata introdotta una tassa su tutte le bevande zuccherate, eccetto il latte. In Gran Bretagna, invece, una nuova imposta sui livelli di zucchero è stata introdotta nel 2018, e più del 50% dei produttori ha deciso di ridurre il contenuto di glucidi”, spiega Sheasby. Alcune grandi aziende si sono già impegnate molto in questo senso, riducendo zuccheri e calorie o prevedendo di farlo.
Altri si concentrano sulla dimensione del prodotto, come Coca Cola, che ha introdotto lattine più snelle, riducendo così le calorie della singola bevanda senza bisogno di cambiare la ricetta. Un’iniziativa che può essere dannosa se i consumatori si sentono gabbati da un prodotto pi piccolo venduto allo stesso prezzo.
L’altro metodo è puntare sulla trasparenza, rendendo disponibili più informazioni sui valori nutrizionali, magari con schemi “a semaforo” che mettono in evidenza il livello di calorie, grassi, zuccheri e sale, già introdotti in maniera facoltativa in molti Paesi.
Oppure si può cambiare prodotto, per adattarsi al nuovo scenario. “Dato che i consumatori cominciano a vedere i cibi ultra-processati sotto la stessa luce negativa delle sigarette, molti brand stanno semplicemente eliminando i prodotti non salutari, o spostando i loro sforzi sulle alternative più sane”, prosegue Sheasby.
Tutto questo si traduce in opportunità di investimento. “Per questo dobbiamo individuare quali aziende stanno affrontando con successo queste sfide, e quali no. In questo senso l’analisi Esg è vitale, perché ci permette di capire gli impatti futuri per le aziende di questo settore: le opportunità e i pericoli e, di conseguenza, futuri vincitori e sconfitti”, conclude Sheasby.
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