Nuovo board per Efama, Abou-Jaoudé presidente
Santo Borsellino confermato come corporate member per un nuovo mandato biennale. Oggi l'associazione rappresenta 27 trilioni di euro di masse in gestione
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L’industria del risparmio gestito ha dimostrato la sua solidità nel 2020, a dispetto della situazione di difficoltà e di incertezza legata alla pandemia. È questa la fotografia emersa dal Fact Book 2021 di Efama, l’associazione europea dei fondi e dell’industria dell’asset management, presentato in una conferenza virtuale dai due senior economist Thomas Tilley e Vera Jotanovic. Nonostante le turbolenze di mercato dell’anno scorso, c’è stato un forte aumento degli asset netti di Ucits e Fia, “guidato dalla solida ripresa dei mercati azionari in particolare nel secondo e nel quarto trimestre, nonché un aumento consistente della raccolta netta, che ha visto i numeri più alti dal 2017”, ha spiegato Tilley.
Più in dettaglio, Tilley ha sottolineato che il dato della raccolta netta è particolarmente significativo, considerato che a marzo 2020 Ucits e Fia avevano registrato i maggiori deflussi in termini relativi mai visti da ottobre 2008 in poi, cioè dal picco della crisi finanziaria globale. Ma da aprile in poi c’è stata la ripresa dei mercati, che ha trainato forti flussi da aprile e luglio, seguiti da un periodo più fiacco nel terzo trimestre e poi da un nuovo colpo di acceleratore nel quarto, quando i progressi sui vaccini e le elezioni americane avevano riacceso il fermento sui fondi.
Per quanto riguarda la tipologia di prodotti, i dati di Efama evidenziano che “i fondi del mercato monetario hanno attratto una parte importante dei flussi in ingresso (con una raccolta netta per 215 miliardi di euro), seguiti dai fondi azionari (158 miliardi). “Normalmente i fondi del mercato monetario sono ragionevolmente regolari, ma a marzo c’è stato un picco non soltanto nelle redemption ma anche nella raccolta lorda, perché molti investitori hanno liquidato i fondi per coprirsi con il cash ma altri li hanno comprati per cercare un posizionamento più sicuro”, commenta Tilley, concludendo che il periodo è stato anche “uno stress test per la regolamentazione di questi fondi”, che ha dimostrato di essere robusto. La gestione della liquidità si è rivelata complicata per alcuni di questi fondi, ma il quadro regolatorio ha consentito ai fondi di rispettare le domande di redemption.
Per quanto riguarda i Fia, c’è stato solo un momento di debolezza verso aprile ma per il resto dell’anno hanno registrato un andamento solido: questi strumenti sono di solito comprati da istituzionali e da investitori con un orientamento di lungo termine, che tendono ad avere un comportamento di investimento “controciclico” e ad approfittare dei momenti di calo dei mercati per aumentare gli acquisti di Fia.
Un aspetto importante da rilevare nell’industria dei fondi nel 2020 è stato il boom degli Ucits Esg, osserva Vera Jotanovic. Alla fine del 2020, gli asset netti totali dei fondi Esg ammontavano a 1,2 trilioni di euro, con un quota dell’11% sull’intero universo degli Ucits europei. A fine 2016 erano solo il 6,8%. La raccolta netta ha visto un crollo a marzo, in risposta allo choc dei mercati causato dalla pandemia, ma poi ha registrato una forte ripresa. A livello di tipologia, il mercato Esg è ancora dominato dai fondi azionari, che costituivano il 56% del totale alla fine del 2020.
A livello tematico, il mercato è concentrato soprattutto sui fondi di impatto ambientale, a sua volta dominato dai fondi concentrati su obiettivi di decarbonizzazione. Ma nel 2020 hanno acquistato forza anche i social bond, sia quelli focalizzati su gender e diversity, sia quelli dedicati al sostegno delle comunità.
“La crescita degli asset dei fondi Esg è stata significativa in tutti i Paesi europei, ma in particolare in Irlanda e Belgio, seguiti al terzo posto dall’Italia”, sottolinea Jotanovic, specificando che l’Italia ha visto una crescita del 202% nel periodo 2017-2020. Alla fine del 2020, il 64% degli asset Esg era detenuto in fondi domiciliati in Lussemburgo (400 miliardi di di euro di asset), Francia (287 miliardi) e Irlanda (148 miliardi).
Per quanto riguarda le dinamiche relative agli investitori dell’universo dei fondi, sottolinea Tilley, il 2020 ha visto un significativo rialzo del possesso di questi strumenti. I mercati che detengono il maggior numero di fondi sono la Germania (3,2 trilioni di euro), seguita da Regno Unito (1,928 trilioni), Francia (1,875 trilioni), Olanda (1,289 trilioni) e Italia (1,158 trilioni). Questa classifica rispecchia tendenzialmente quella dei Paesi con le più grandi popolazioni e il Pil più alto, spiega Tilley, a eccezione dell’Olanda, che compare in classifica nonostante sia un Paese piccolo perché ha un fortissimo mercato di fondi pensione, che tradizionalmente sono i maggiori acquirenti di fondi di investimento.
A livello di tipologia di investitore, nel 2020 c’è stato un aumento dei fondi detenuti da fondi pensione e assicurazioni, e, soprattutto, dalle società e dalle famiglie, in virtù dei maggiori tassi di risparmio ed investimento in risposta alla pandemia e ai lockdown.
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