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La fotografia arriva dall’Asset Management Report di Efama, che rileva asset più che raddoppiati nel decennio dal 2008 al 2018. L’attività di risparmio gestito concentrata su Regno Unito, Francia, Germania, Svizzera e Italia
Nel decennio dal 2008 al 2018 gli asset under management nell’industria del risparmio gestito europeo sono più che raddoppiati, passando da 10,8 a 23,1 trilioni di euro, e nel 2019 le stime indicano il raggiungimento di un livello record a 25,8 trilioni, che dovrebbe essere aggiornato al rialzo anche quest’anno. La fotografia arriva dalla dodicesima edizione dell’Asset Management Report di Efama (European Fund and Asset Management Association).
“La pandemia ha portato a un declino dell’11% degli asset under management nel primo trimestre del 2020, seguito da un rimbalzo dell’8,3% in the second quarter. Grazie alle notizie positive sul fronte del vaccino contro il Covid-19, è probabile che il valore degli AUM raggiunga un altro record storico nel 2020″, ha commentato Bernard Delbecque, Senior Director for Economics and Research di Efama, nel corso di un webinar di presentazione dei dati, precisando che “non si tratta di un desiderio, ma di un’osservazione fattuale”.
I numeri non evidenziano solo una crescita degli asset in termini assoluti, ma anche in proporzione al Pil: dall’81% del 2008 si è passati al 132% del Pil nel 2018, con una stima di crescita al 149% nel 2019. Il dato poi è sceso nel primo trimestre del 2020 (con una stima al 145%) per effetto della correzione dei mercati, “ma in misura meno che proporzionale al brusco calo degli asset, perché anche il Pil nello stesso periodo è diminuito”, ha spiegato il senior economist di Efama Thomas Tilley. Nel secondo trimestre, il rapporto Aum/Pil ha ripreso quota, portandosi al livello record del 157%.
A livello geografico, ha spiegato Tilley, l’asset management in Europa è concentrato principalmente in sei Paesi, dove ha luogo quasi l’85% delle attività (l’economista ha specificato che i dati si riferiscono proprio ai luoghi di attività di gestione, non alla domiciliazione dei fondi): il Paese con il mercato con la maggiore fetta di asset under management nel 2018 risultava il Regno Unito (37,3% delle attività), seguito da Francia (17,6%), Germania (9,5%), Svizzera (8,3%) e Italia (5,7%). Per quanto riguarda nello specifico i fondi di investimento, alla fine del 2018 gli AUM erano pari a 12.614 miliardi, pari al 54,6% del totale – con una dinamica di crescita costante dal 2011 in poi – contro il 45,4% degli AUM delle gestioni patrimoniali, pari a 10.482 miliardi. L’attività dei fondi è concentrata in particolare nel Regno Unito (27%), Francia (18%), Germania (15%), Svizzera (9%), Olanda (7%), mentre all’Italia fa capo il 4% degli asset in gestione. Le gestioni patrimoniali sono più concentrate, con un 67% degli asset in gestione diviso tra Regno Unito (50%) e Francia (17%), seguiti dall’Italia con l’8%.
Per quanto riguarda le asset class, in un mercato dominato principalmente dagli investitori istituzionali il peso principale sui portafogli nel 2018 era rappresentato dall’obbligazionario (42%), seguito da azionario (28%) e liquidità (8%), ma dal 2018 in poi la quota di obbligazionario e di liquidità è scesa in modo costante e graduale per effetto dei bassi rendimenti. Un altro importante trend è stata la crescita delle gestioni passive a lungo termine.
Sul fronte degli investitori, alla fine del 2018 per la prima volta i fondi pensione sono diventati i principali clienti dell’industria, con una market share del 29%, davanti a clienti retail e compagnie assicurative. Per quanto riguarda il ruolo nel funding dell’Eurozona, alla fine del 2018 gli asset manager europei avevano in portafoglio il 25% dei titoli di debito e il 30% delle azioni quotate dell’area, e il 50% del flottante totale.
“L’edizione di quest’anno ha messo in luce l’importante ruolo giocato dal risparmio gestito europeo nel gestire risparmi di lungo termine e nell’allocare risorse sui settori economici per conto dei cittadini. Alla luce della pandemia e della rinnovata spinta verso la finanza sostenibile e lo sviluppo della Capital Markets Union, la nostra industria continuerà a essere un driver positivo di cambiamento, di crescita economica e di stabilità finanziaria”, ha dichiarato il direttore generale di Efama, Tanguy van de Werve.
Proprio sul fronte della finanza sostenibile, Efama ha iniziato quest’anno a monitorare anche le attività Esg nell’industria. Il report rileva circa 10,7 trilioni di asset riferiti a criteri Esg, di cui 2,9 riferiti a strategie di selezione usate sulle esclusioni, 3,8 riferiti all’integrazione dei criteri Esg nei processi di investimento, 2 trilioni riferiti a investimenti tematici sostenibili e una quota residuale, seppure in crescita, di impact investing. “Dato che è la prima rilevazione non possiamo descrivere un trend, ma registriamo una crescita molto forte. Sarà interessante vedere l’evoluzione Esg nell’industria alla luce della regolamentazione in materia, che ci darà una fotografia più precisa del mercato e dei numeri a livello di singoli Paesi”, ha commentato Tilley.
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