Lagarde tira dritto: “Prematuro parlare di tapering”
Confermati tassi, durata e portata del Pepp. Gli acquisti accelereranno nel secondo trimestre. Lagarde: “Incertezza nel breve ma solida ripresa nel 2021. Monitoriamo i tassi”
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Insolvenze e correzioni. Sono i due principali rischi all’orizzonte per l’Area dell’euro secondo la Banca centrale europea che, nella Financial Stability Review, il rapporto pubblicato da Francoforte due volte l’anno, sottolinea nello specifico anche i pericoli di un aumento dei tassi statunitensi.
I rischi per la stabilità finanziaria, nella fase di uscita dalla terza ondata pandemica, “restano elevati”, si legge nel rapporto, e potrebbero concentrarsi su alcuni Paesi dove le imprese sono più indebitate. Sale insomma il livello d’allarme per le aziende e, secondo i tecnici di Francoforte, con la graduale rimozione delle misure di sostegno “non si possono escludere tassi d’insolvenza considerevolmente più alti rispetto a prima della pandemia, specialmente in alcuni Paesi”.
Uno scenario che a sua volta potrebbe “mettere sotto pressione gli emittenti sovrani e le banche che hanno fornito sostegno alle aziende” durante l’emergenza sanitaria e che ha evidentemente convinto l’Eurotower a scendere in campo per convincere i governi a prorogare le misure in materia.
Ma le insolvenze non sono le sole a preoccupare Lagarde e colleghi. I mercati finanziari “hanno mostrato una notevole esuberanza”, prosegue il documento, con le Borse in rally pur di fronte al rialzo dei rendimenti americani e al calo del mercato obbligazionario globale. Una tendenza che contrasta con “fondamentali economici più deboli” e in cui i recenti episodi di volatilità evidenziano “il rischio di un repricing”, avvertono da Francoforte.
“Nonostante i recenti cali dei valori azionari in alcuni settori, le valutazioni restano elevate”, ben al di sopra dei livelli pre-pandemia negli Usa, più moderate in Europa. Per contro “gli spread sulle obbligazioni aziendali nell’area euro rimangono a rischio di una brusca correzione, specie nel segmento ad alto rendimento”. Secondo la Bce, se gli investitori dovessero rivalutare le proprie aspettative sulla politica monetaria, potrebbe scattare una rivalutazione complessiva.
A questo proposito, nella Financial Stability Review, i banchieri centrali sottolineano come il recente aumento dei tassi di riferimenti negli Usa abbia “riacceso i timori di un potenziale cambio di direzione delle condizioni finanziarie”, che si associa ai continui rally in molti mercati finanziari e al rialzo dei valori immobiliari con relativi timori di una correzione improvvisa. Per questo la Bce non può che tornare a mettere in guardia avvertendo che questa combinazione “potrebbe impattare sulle aziende, le famiglie e gli emittenti sovrani e su quegli investitori che negli anni recenti si sono sempre più esposti al rischio di durata, di credito e di liquidità”.
Nonostante i rischi, nel corso della conferenza stampa di presentazione del rapporto, il vicepresidente della Bce, Luis de Guindos, ha cercato di mostrare il bicchiere mezzo pieno. “Restano elemento di incertezza e di rischio per la stabilità finanziaria nel medio periodo ma la buona notizia è che abbiamo iniziato a vedere la luce in fondo al tunnel”, ha detto, ricordando che la parola d’ordine del momento è quella di evitare un ritiro prematuro delle misure di sostegno all’economia che devono continuare a fornire supporto, insieme alla politica monetaria, ben oltre la fine della pandemia.
Ma nel medio periodo i governi dovranno preparare dei piani credibili di consolidamento fiscale. “In questa fase la politica fiscale è stata insieme alla politica monetaria la prima linea di difesa contro la pandemia – ha sottolineato de Guindos – e ha dovuto svolgere un ruolo primario per sostenere l’economia e attenuare l’impatto della pandemia su imprese e famiglie approfittando anche di condizioni di finanziamento molto favorevoli. In prospettiva, a pandemia finita, occorrerà pensare a un processo di rientro del rapporto debito/Pil”.
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