L’istituto Mazziero Research peggiora le stime sul Pil trimestrale con un rallentamento del -1% nei primi tre mesi ma la recessione “potrebbe non essere circoscritta al primo trimestre”, avverte il fondatore
La recessione tecnica dell’economia italiana potrebbe non essere circoscritta al primo trimestre del 2020 ma durare sino a giugno, questo il risultato delle stime flash elaborate della Mazziero Research.
L’estensione a livello nazionale delle misure straordinarie prese dal governo implica una riduzione delle attività economiche nel Nord Italia per la seconda settimana consecutiva e peggiora ulteriormente le stime sul prodotto interno lordo trimestrale con un rallentamento del -1,0% nei primi tre mesi e un Pil annuale 2020 negativo al -0,2%.
Fonte: Mazziero Research
“Le stime incorporano già le ipotesi più favorevoli presentando un calo del Pil del 1° trimestre per 6,7 miliardi e un impatto sulle entrate tributarie di circa 2 miliardi”, conferma Maurizio Mazziero a FocusRisparmio, e aggiunge che la situazione è – purtroppo – in continua evoluzione: “A seconda delle misure che verranno prese nelle prossime settimane provvederemo ad aggiornare ulteriormente le stime”.
Recessione tecnica per l’Italia, non per l’economia globale
Moody’s, in un report circolato pochi giorni fa, ha ipotizzato una possibile recessione globale causato dal rallentamento economico cinese. “Io dico che il rallentamento della Cina non deve preoccupare, anche se il pil crescesse del 2,5-3% si tratterebbe comunque di espansione economica”, ricorda Mazziero.
La volatilità sui mercati non deve spaventare
Intanto i mercati continuano a registrare elevati picchi di volatilità come non si vedevano dalla crisi finanziaria del 2008. Mazziero però ricorda che per i mercati la correzione è piuttosto salutare anche perché prima si registravano eccessi di ipercomprato, quindi i movimenti al ribasso delle Borse, almeno fino a questo punto, permettono “di smaltire valutazioni alte sui fondamentali e eccessi sugli indicatori di analisi tecnica”, spiega l’esperto.
In questo quadro sembra che gli investitori meno avvezzi al rischio stiano correndo ai ripari, comprando oro a mani basse e investendo in asset rifugio. “Il corona virus ha catalizzato la domanda di oro in un’area di prezzo importante, fra i 1.550 e i 1650 $ per oncia – conferma Mazziero –, ma ritengo non sia stato l’unico motivo. Con le Borse ai massimi assoluti alcuni operatori avevano già cominciato a coprirsi da eventuali ribassi comprando oro”.
Per il ricercatore, quello dell’oro è un trend strutturale che sta andando avanti da diverso tempo, con le sue fisiologiche pause di riflessione (consolidamento del trend) e ripartenze. “In sostanza, con il corona virus che può fare anche da catalizzatore d’inflazione, penso che il trend dell’oro rimanga quello già in atto”, stima Mazziero.
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