Consulenti finanziari, la formula del personal branding
Come misurare il personal brand di un consulente finanziario e che peso hanno le Società di Gestione del Risparmio
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Nonostante la certificazione offra per i consulenti finanziari un indubbio vantaggio competitivo rispetto ai colleghi che ne sono sprovvisti, pochi comunicano e spiegano ai clienti il possesso della certificazione EFPA. È quanto emerso questa mattina all’Efpa Italia Meeting 2017 dalla presentazione della ricerca sullo stato della professione di Financial Advisor/Planner in Europa realizzata da GfK per conto di EFPA. Si tratta di una ricerca internazionale condotta in 12 paesi (Italia, Spagna, Austria, Repubblica Ceca, Francia, Polonia, Svizzera, UK, Belgio, Olanda, Estonia, Irlanda) e che ha coinvolto 2.330 consulenti finanziari con lo scopo di comprendere il ruolo del consulente finanziario e di tracciarne la sua evoluzione nel tempo.
“Le sfide che attendono i consulenti certificati e non certificati appaiono molte”, ha evidenziato Nicola Ronchetti, Business Director GfK Eurisko, che ha presentato i risultati della ricerca davanti alla platea di professionisti certificati presenti a Venezia. “Gli effetti della MiFID II non sono ancora chiari ed ingenerano un senso di inevitabile ripensamento della propria professione che uscirà dalla sua ‘comfort zone’”.
Tra i consulenti finanziari c’è autoconsapevolezza che la propria preparazione abbia spazi di miglioramento rispetto alle innovazioni future e individuano le maggiori innovazioni per la professione di consulente finanziario, in particolare, nella pianificazione finanziaria individuale e nei servizi fiscali. “Conoscenze tecniche, nuove frontiere della professione ed internazionalizzazione diventeranno un must per chi non vuole soccombere di fronte ad un robo advisor dotato di intelligenza artificiale”, ha commentato Ronchetti.
I consulenti finanziari ritengono che i principi della “finanza comportamentale” sono molto importanti per lo svolgimento del proprio lavoro. Infatti, sono molto frequenti alcuni bias comportamentali nelle decisioni di tipo finanziario da parte dei clienti come l’avversione alla perdita, l’effetto gregge e la mancanza di diversificazione. Dalla ricerca emerge che fiducia, empatia con il cliente, dati ed informazioni sugli investimenti, oltre a saper spiegare gli errori passati, sono le strategie di gestione dei bias più efficaci.
“Le relazioni personali e l’empatia con il clienti, pur rimanendo un prerequisito fondamentale, non sono più sufficienti – da sole – a rendere sostenibile la professione del consulente, soprattutto in un futuro molto più prossimo di quanto si creda”, ha quindi spiegato Nicola Ronchetti.
Ma quanto è importante la certificazione delle competenze? Per Ronchetti, in base ai dati della ricerca, “il valore delle competenze del consulente finanziario, la loro certificazione ed il loro riconoscimento da parte del mercato e dei clienti diventeranno sempre più rilevanti per affrontare le nuove sfide del mercato, a patto di saperle comunicare e valorizzare”. Sul futuro della formazione per i professionisti, “gli oltre 2.300 consulenti finanziari intervistati in 12 paesi sono pronti ad investire sulla loro professione per colmare il gap che sembrano avvertire tra le competenze attuali e quelle richieste in un futuro molto vicino”, ha concluso Ronchetti.